il nuovo libro di Guia Soncini, Fedez, Daniele Luttazzi e i clan editoriali italiani

Guia Soncini è nota per essere l’autrice di decine di migliaia di tweet dall’agosto 2007 ad oggi. La sua cifra stilistica è quella del disincanto divertito della borghesia progressista espresso da giornaliste come Natalia Aspesi e Lina Sotis o da scrittori come Arbasino e un certo Flaiano, unita alla ostentata sicurezza delle proprie opinioni più aggressive ricalcata da polemisti come Oriana Fallaci, Indro Montanelli e Giuliano Ferrara.

La casa editrice Marsilio ha recentemente pubblicato un libro scritto da Guia Soncini, L’era della suscettibilità, un libro che non leggeremo e che quindi non potremo recensire. È interessante però guardare al lancio promozionale per osservare l’ambiente fatto di relazioni lavorative, di amicizia e di parentela che si è attivato in questa occasione.

Daniele Luttazzi diceva che l’industria culturale in Italia è composta da vari clan che si spartiscono il potere. Il personaggio di Remo Arcangeli nella serie Boris fa un bel discorso su come funziona il potere nelle cerchie culturali, gente che si conosce che parla bene di gente che conosce e dà spazio a gente che conosce e di cui si fida. Al di sopra di questi gruppi c’è la politica.

Il libro di Guia Soncini è stato recensito da Michele Serra su Repubblica, giornale che si è avvalso della firma della Soncini fino al 2019, anche negli allegati D Donna e Robinson. Direttore di Repubblica è Maurizio Molinari.

Un’altra recensione de L’era della Suscettibilità è opera di Christian Rocca, direttore editoriale del sito Linkiesta per il quale Guia Soncini cura una rubrica quotidiana. Fa tenerezza che il direttore di un giornale recensisca un libro di una autrice da esso stesso stipendiata, sicuramente non gli sarà piaciuto. Sempre su Linkiesta, nella versione cartacea, una recensione del libro scritta da Luca Bizzarri

Un’altra recensione è opera di Mattia Feltri, direttore dell’Huffington Post, vecchio amico e collega di Guia Soncini al Foglio di Giuliano Ferrara. Feltri è sposato con un’altra autrice del Foglio, Annalena Benini, nipote di Daria Bignardi, e proprio la Bignardi ha intervistato Guia Soncini nel suo programma su Radio Capital per promuovere il libro.

Insomma, si potrebbe pensare che è il classico caso raccontato da Remo Arcangeli in Boris, amici che pubblicano amici che parlano bene di amici sui giornali diretti dagli amici, la solita cosa molto italiana. E ovviamente è così. Guardiamo però al di sopra dei figuranti, andiamo dal dottor Cane.

Repubblica, Radio Capital e l’Huffington Post sono proprietà del Gruppo Gedi, cioè degli Agnelli. Linkiesta è diretto da Rocca, giornalista che “aveva assunto la guida delle operazioni pro Bush e pro Sismi” ai tempi della guerra in Iraq, parola del suo allora direttore Giuliano Ferrara, che a sua volta ammise di aver lavorato con lo spionaggio americano in passato. Molinari e Rocca sono citati dai servizi segreti americani nei cablo rivelati da Wikileaks come giornalisti fidati.

Ora, sappiamo bene che Guia Soncini è totalmente estranea a tutti questi giri di spionaggio, ma viene da chiedersi se il suo libro non possa avanzare delle tesi che in qualche modo risultino appropriate ai media che lo promuovono.

Mattia Feltri nella sua recensione ci benedice con un estratto dal libro che sembra scagliarsi contro la presunta dittatura di una nuova e orwelliana political correctness. Sulla scia di diversi autori anglosassoni Guia Soncini si esprime contro la woke culture, la cancel culture, la suscettibilità degli utenti di twitter, che sembra l’unico posto frequentato dall’autrice negli ultimi anni il che ci fa temere per la sua tenuta mentale.

Tutte le argomentazioni di questo genere ricalcano un numero di Newsweek del lontano 1989 che parlava della polizia del pensiero nelle università nordamericane, per cui gli studenti erano suscettibili a qualsiasi argomento potesse minimamente urtare la loro sensibilità. È un discorso reazionario e conservatore, che si serve di fallacie argomentative che usa anche la Soncini, cioè prendere casi estremi ed elevarli a normalità, per cui poi si può gridare allo scandalo. Oppure distorcere le rivendicazioni dei soggetti subalterni della società americana, facendoli apparire come folli e irrazionali.

Pensare che il politically correct sia una forma di maccartismo è una tesi di destra sostenuta da Newsweek negli anni ’80 e recentemente ripresa e aggiornata da Guia Soncini

La cosa divertente è che gente come Guia Soncini oggi rimpiange i bei tempi andati in cui la gente non era così suscettibile, ma nei bei tempi andati, nel 1989 anno di uscita su Newsweek delle tesi da lei ricalcate, la gente già si lamentava della eccessiva suscettibilità altrui.

È un discorso reazionario perché parla della censura come opera dei gruppi minoritari contro il libero pensiero, e in questo modo nasconde la vera censura tuttora in atto contro il pensiero che critica l’esistente. Lo vediamo in Spagna, dove un rapper va in carcere a causa dei suoi testi e di alcuni tweet. Non sappiamo se la Soncini parla nel suo libro di Pablo Hasel e della suscettibilità del sistema penale di uno stato europeo nei confronti delle opinioni di un artista.

Non lo leggeremo mai, neanche pagati, ma siamo sicuri che L’era della suscettibilità parla dell’unica vittima di cancel culture in Italia, cioè Daniele Luttazzi, che dal 2001 al 2021 è stato bandito dalla Rai. Dai 40 ai 60 anni, il periodo in cui un autore è più prolifico e ha raggiunto la piena maturità, Luttazzi è stato cancellato dall’establishment culturale italiano. Ed è indicativo notare che tutti i personaggi presenti in questo articolo hanno in qualche modo dato il loro contributo all’emarginazione di Luttazzi. Rocca e Feltri scrissero articoli critici contro di lui nei primi anni 2000; Guia Soncini sul Foglio intervistò Davide Parenti che parlava male di Luttazzi; una battuta su Ferrara fu la causa della cancellazione di Decameron da parte de La7; e Daria Bignardi prese il suo posto alla conduzione della prima edizione del Grande Fratello perché Luttazzi rifiutò l’offerta.

Dal 2020 Luttazzi scrive ogni giorno sul Fatto Quotidiano e cura diverse rubriche. Il clan del Fatto quotidiano è molto meno potente del clan editoriale che chiameremo Elkann/ex del Foglio. Ci fu un momento in cui, verso la fine dell’Epoca Berlusconiana e con l’inizio di quella Grillina, il grumo politico-editoriale rappresentato da Travaglio/Fatto Quotidiano/Santoro/Casaleggio/Grillo/DiPietro aveva effettivamente molto potere e infatti Santoro e Travaglio riuscirono a mettersi in proprio e diventare dei player autonomi nel mercato editoriale. Purtroppo per gli italiani, Fedez venne lanciato verso il 2014 proprio da questo grumo editoriale, con il programma di Giulia Innocenzi prodotto da Santoro e con il supporto datogli dal Fatto Quotidiano, che lui ricambiava esprimendosi a favore dei grillini quando ancora faceva coppia con J-Ax.

Ma ormai siamo in un’altra epoca, l’epoca del Rinascimento Saudita sostenuto da Renzi e Biden, i due politici per cui fa il tifo il grumo editoriale che sfama la Soncini. Chissà cosa pensano le donne saudite dell’eccesso di suscettibilità da parte degli utenti di twitter.

E chissà cosa ne pensano del clima terribile sui social network gli operai della ArcelorMittal di Taranto che hanno subito una interdizione ai luoghi di lavoro per aver condiviso sui social un’immagine della fiction con Sabrina Ferilli: Taranto, il like che disturba il padrone:

Alcuni lavoratori ArcelorMittal hanno pubblicato sul proprio profilo Facebook uno screenshot che invita a vedere la fiction “Svegliati amore mio”, interpretata su Canale 5 da Sabrina Ferilli, e per questo l’azienda ha comminato loro una sanzione disciplinare con immediata sospensione dall’attività lavorativa, interdizione ai luoghi di lavoro e richiesta di giustificazioni entro 5 giorni.

Femminicidio: le responsabilità di social network e televisione

Nell’ultimo mese a Palermo e provincia ci sono stati tre casi di cronaca con tre donne come vittime, un suicidio misterioso e due femminicidi.Testimonianza di una cultura patriarcale assassina che non accenna a diminuire ma che al contrario peggiora di anno in anno, per i motivi che tenteremo di chiarire qui.

Premessa: in Sicilia e in tutta Italia, Maria de Filippi è il sottofondo della vita di vastissimi strati della popolazione. Il sistema di valori per cui un uomo deve corteggiare una donna, lei deve essergli fedele e se lo tradisce merita di essere punita, viene reiterato quotidianamente dal programma Uomini e Donne. il sistema di valori di riferimento è un sistema patriarcale
negli scorsi giorni c’è stato un caso davvero odioso nella trasmissione della De Filippi. un caso in cui il revenge porn è stato normalizzato e proposto come dinamica normale in un rapporto di coppia che si separa. ecco il link https://www.bloglive.it/2021/02/05/uomini-e-donne-revenge-porn-giancarlo-aurora-diffida/

questo è il sistema di valori proposto dalla De Filippi.
ora, io non sono così fesso da attribuire la violenza patriarcale a Maria de Filippi. però ci sono degli elementi in due femminicidi avvenuti qui nell’ultimo meso che mi hanno fatto riflettere
la stampa ha seguito in maniera morbosa e irrispettosa la vicenda drammatica di Roberta Siragusa, la diciassettenne uccisa e bruciata a Caccamo. sappiamo ad esempio che la sera prima di morire aveva guardato un programma di Maria de Filippi con gli amici, e pochi istanti prima di essere uccisa e bruciata aveva scambiato dei messaggi con un amico di cui il fidanzato (ora in carcere) era gelosissimo. è ipotizzabile che l’assassino abbia visto i messaggi e abbbia voluto punire il ‘tradimento’.https://palermo.gds.it/articoli/cronaca/2021/01/27/roberta-le-ultime-ore-e-gli-sms-allamico-prima-della-morte-nelle-campagne-di-caccamo-femminicidio-a84acf1a-d8b4-4382-aaa4-3e52dba1efe6/

l’omicidio di Piera Napoli avvenuto nel quartiere popolare di Cruillas ha una dinamica simile: una donna vuole lasciare il compagno, che non lo accetta e la uccide. anche qui sappiamo che la vittima aveva rapporti sui social network con altre persone, e sappiamo che il marito aveva scoperto questi messaggi, come nella puntata di Uomini e Donne. il marito l’ha uccisa a coltellate mentre due dei tre figli erano in casa, per un ‘raptus’ di gelosia, a sentire le sue parole. una dinamica simile, in cui l’uomo pensa di essere proprietario della donna e non permette che se ne vada di casa. due episodi simili sono avvenuti in Piemonte recentemente, opera di mariti che piuttosto che accettare le scelte delle mogli le uccidono e uccidono anche i figli
Il caso che ha avuto più eco mediatica è quello del cosiddetto suicidio di TikTok per cui una bambina di 10 anni del quartiere Kalsa si è impiccata.per settimane i giornali hanno dato la colpa a TIkTok, dicendo che la bambina aveva partecipato a una blackout challenge. il garante della privacy, sull’onda dell’emozione ha limitato l’accesso a Tik Tok ai minorenni italiani

i giornali e la stampa si sono buttati a pesce.ma la realtà è diversa.la bambina non ha fatto nessuna challenge. le analisi sui suoi dispositivi SMENTISCONO la ricostruzione della stampa. qui un link: https://www.palermotoday.it/cronaca/antonella-sicomero-morta-indagini-telefono.htmlNESSUNO L’HA INVITATA A FARE UNA CHALLENGE. tiktok non c’entra niente con la sua morte. una settimana di dibattito pubblico basato sul NULLA. Nessuno sa perché la piccola Antonella sia morta, ma è certo che nessuno l’ha sfidata su tiktok, primo sospettato poiché già a 10 anni Antonella era espertissima di social network.

PER CONCLUDERE. i social network e Maria De Filippi sono chiaramente implicati nei tre casi di cronaca e violenza sulle donne di cui ho parlato.un tempo si diceva che la musica estrema o i videogiochi causavano la violenza. ma non sentiremo nessuno dire che facebook, instagram e amici di Maria de Filippi causano la violenza. invece noi sappiamo che è così, che la violenza dei social network e il patriarcato violento reso mainstream da Mediaset stanno modificando in peggio la cultura degli italiani. Per fare capire quanto canale 5 comanda l’immaginario delle classi subalterne, propongo un link in cui un rom palermitano, abitante del campo nomadi della Favorita da poco sgomberato, dice di avere votato Salvini alle elezioni del 2018https://www.youtube.com/watch?v=aTD9PZ_QAes
Perché un rom vota Salvini, che propone in maniera esplicita di eliminarli dalla società italiana? forse perché il bombardamento di Mediaset e della De Filippi li ha spinti a pensare che Salvini è buono e farà i loro interessi.capisco che dire che la tv lobotomizza i telespettatori è una cosa antica e ormai superata, ma penso che invece si debba tornare a interrogarsi sui danni che fa su ampi strati della popolazione

Oriana Fallaci uccide ancora, questa volta in Nuova Zelanda

La strage di Christchurch è stata ispirata da Breivik, che a sua volta venne influenzato da Oriana Fallaci come scrisse lui stesso nel suo manifesto.

Questo sito si è occupato a più riprese della nefasta influenza di Oriana Fallaci sulla cultura italiana prima e globale poi. In Italia ci sono persone che ancora la venerano, anche fra chi a parole si dichiara antirazzista. Di seguito un link utile a capire questo fenomeno tremendo, che ha anticipato la retorica di Salvini e che viene propagandato da ambienti che a prima vista fingono di odiare la violenza razzista ma di fatto la propagandano.

Il cadavere di Oriana Fallaci bacia benissimo. Giuseppe Rizzo su Rivista Studio.

 

Oriana Fallaci ha reso mainstream la propaganda razzista di chi vuole sterminare i musulmani. Chi la difende è complice.

Luca Traini è il nuovo meme della alt-right italiana (che non esiste)

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Sono lontani i tempi in cui gli utenti italiani di 4chan avevano scelto come loro idolo Oscar Giannino e la sua folle lista Fare per fermare il declino.

Giannino incarnava la versione italiana di Ron Paul, all’epoca il beniamino del board /politically incorrect/ del sito di pittura taiwanese noto come 4chan.

Era il 2012/2013, il secondo mandato vinto da Obama, e gli echi libertarian erano ancora forti nel sito dove era nato Anonymous.

Ma 4chan cambia alla velocità della luce, e i “moralfag” di Anonymous erano visti come un meme stantio già nel 2014, quando l’estrema destra di Stormfront aveva colonizzato /pol/ e gli scherzi su Hitler non erano più così ironici.

Nel Marzo del 2016 abbiamo scritto un articolo che letto oggi è davvero impressionante: racchiude in sè tutte le migliaia di pagine scritte dalla stampa globale su Trump e sulla propaganda internet che lo ha aiutato a vincere. Potete fidarvi di noi quindi se vi diciamo che oggi, dopo la sparatoria di Macerata, 4chan è diventato il terreno dove coltivare i meme a favore di Luca Traini, o meglio, dove Luca Traini viene trasformato in un meme da diffondere su internet.

hitman traini

Inizialmente Luca Traini dai fascistelli globali di 4chan era stato individuato come sosia del cantante dei Disturbed, ma il meme in Italia non poteva funzionare perché i Disturbed non sono famosi. Poi la mente alveare di 4chan lo ha associato a ciò che conosce meglio: i videogiochi, quindi Hitman, Farcry, Doom e altri. La dinamica effettivamente è da videogioco: girare per la città sparando dalla macchina. Nella versione semplificata della realtà disponibile per questi masturbatori seriali di destra, una persona come Traini è effettivamente un idolo. Spara ai negri, difende la razza, non si pente.

luca traini ital pol

Evidentemente 4chan è stato tenuto d’occhio immediatamente dai media monkey dei vari partiti in campagna elettorale: 4chan non ha una posizione univoca, ma dopo Macerata si sono moltiplicati i messaggi che invitavano a non votare per i fringe parties come Forza Nuova o Casapound ma piuttosto votare Salvini, /ourguy/. Qualcuno fra i media monkey di Salvini si sarà gasato con la campagna memetica di Trump e vuole stimolare la mente alveare di 4chan a produrre gratuitamente meme contro gli immigrati e a favore di Salvini.

canada pamela

Un volenteroso utente dal Canada manda il meme che ha creato e diffuso su Twitter e riceve l’applauso del camerata italiano Anonymous

Ma da chi è composta la alt-right italiana? Esiste davvero?
Vice ha scritto una mappa della alt-right italiana ma è talmente fatta male che non merita neanche di essere linkata.

La alt-right italiana è composta dagli italiani che frequantano /pol/. Non sono tantissimi, e non diciamo niente di nuovo o di scandaloso perché figuriamoci se i poliziotti non lo frequentano.

Gli italiani che vanno su 4chan sono pochi, e ancora meno sono quelli con velleità politiche. A seconda del periodo, bastano meno di dieci persone per orientare la discussione, quindi si può dire che non esiste assolutamente nessuna alt-right italiana, anche se Vice insiste nel voler creare questo meme. In Italia esistono i fascisti, che sono la fonte d’ispirazione esplicita della alt-right americana. Bannon conosce Evola, non il contrario. In ogni caso, la stampa italiana è vogliosa di un fenomeno simile e magariddio riusciranno a crearlo o a etichettarlo.

pepe cruciani

Qualcuno ha perfino perso tempo a creare un meme di Cruciani sullo stile di Pepe, non particolarmente riuscito

La cosa interessante che vogliamo fare notare (come al solito primi e soli nel desolante panorama web italiano e internazionale) è che dopo Macerata gli italiani hano alzato la cresta su 4chan, chiaramente con l’apporto di persone interessate a diffondere un certo tipo di messaggi. Siamo in campagna elettorale e tutto fa brodo. La squadra mediatica di Salvini andò da Trump dopo le primarie, sanno quello che vogliono e sanno che su 4chan ci sarà gente con molto tempo a disposizione che per farsi due risate creerà account farlocchi sui social media e diffonderà un certo tipo di immagini.

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Da Oscar Giannino e Ron Paul si è passati a Donald Trump e Salvini.

Se da un lato Luca Traini può riscuotere la simpatia spontanea della alt-right internazionale, un piccolo Breivik, non bisogna pensare che questo discorso attecchisca senza qualche sospetto, la comunità italiana sta tentando di spingerlo in tutti i modi ma ci sono degli aspetti che non piacciono ai duri e puri, ad esempio il fatto che Traini non sia stato in grado di uccidere nessuno pur sparando trenta pallottole, un vergogna per gli americani; o il fatto di essere italiano quindi “not white”, contrappasso pesante per i salviniani in borghese sul sito.

In Italia difficilmente queste cose avranno il minimo peso, non sarà un meme in più a spostare voti. Serve però a inondare il web, a spammare nel senso più letterale del termine questa immagine, questo sentimento di intolleranza.

Marco Carrai e Papa Francesco nelle mail di John Podesta diffuse da wikileaks

La cosa più divertente delle mail di John Podesta svelate da Wikileaks sono quegli scambi in cui affetti, impegni politici e vita quotidiana si intrecciano.

Parliamo ad esempio di questo scambio fra i fratelli John e Tony Podesta, campioni della bella società di Washington D.C. negli otto anni di Barack Obama. John è uno degli uomini chiave della macchina elettorale di Hillary Clinton.

il titolo dello scambio è

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i due potenti fratelli devono organizzare un incontro con due persone di cui conosciamo solo i nomi (Mustafa e Hakim) ma non i cognomi. Il problema è che i due fratelli sono molto impegnati, e cercano di far combaciare gli impegni. Sullo sfondo, le cene informali nei weekend di Washington e le colazioni di lavoro a New York City.

“Vieni alla cena? Io sono indeciso ma se vieni anche tu sono più tentato”

“Sabato non posso, ho un funerale. se puoi mandami la mail di Mustafa e Hakim”

“sabato e domenica sono col Papa a Philadelphia, la colazione con Marco Carrai sabato mattina a New York a che ora è?”

I fratelli Podesta, che nello stesso giorno fanno colazione col Papa e con Marco Carrai, mostrano un certo affetto fraterno (Are you coming? I’m back in DC Thursday and Friday. Maybe do dinner Saturday or lunch Sunday. More inclined if you are coming. If not, might just try to grab a coffee with them.) che rende un po’ colpevole la lettura di queste mail, quella sensazione di disagio descritta da Naomi Klein in questa conversazione con Glenn Greenwald

Evidentemente i direttori dei grandi giornali italiani non hanno interesse a scavare in questo pozzo pruriginoso ma pieno di indizi giornalisticamente succulenti. Forse anche loro provano disagio come Naomi Klein, o forse non gli interessano certi argomenti.

In ogni caso, al momento non sappiamo dirvi se gli impegnatissimi fratelli Podesta, dopo aver parlato con il Papa e Carrai, siano riusciti o meno a incontrare Mustafa e Hakim.

P.S.

AVVISO PER I COMPLOTTISTI

Marco Carrai collabora con il Center for American Progress, fondato da John Podesta, per cui non c’è assolutamente nulla di strano se pranzano assieme quando si trovano nella stessa città, non è questa la cosa importante di questo articolo. Nè ci interessa sottolineare la coincidenza per cui il Papa e Carrai si trovino negli stessi giorni nel Nordest degli Stati Uniti. E nemmeno vogliamo fare allusioni sull’identità di Mustafa e Hakim perché non è possibile evincerla dalle mail, almeno per noi. Quello che volevamo sottolineare è l’affetto fraterno, sincero e privato, fra due potentissimi lobbysti americani.

Hillary non vincerà mai

Gli americani non eleggeranno mai una donna di 69 anni che nel 2013 ha avuto una trombosi al cervello e che crolla distrutta durante la cerimonia per i quindici anni della strage di New York.

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i sostenitori di Trump stanno inondano i social network di immagini come questa, che mostrano una Hillary vecchia, stanca e forse malata.

Il malore di Hillary sui media americani ha letteralmente sovrastato il discorso, l’ultimo, di Obama.

Obama era un uomo forte, che vinse anche perché era un atletico quarantenne contro un settantenne con una paralisi.

A proposito, un gustoso ricorso storico: Trump è stato criticato per aver ironizzato su McCain prigioniero in Vietnam, ma nel 2008 il comico Chris Rock, accanito sostenitore di Obama, fece la stessa battuta: come Presidente preferisco uno che l’ha fatta franca, non quello che è stato catturato.

Oggi come nel 2008 gli elettori vengono influenzati dall’aspetto, dall’aura emanata dal candidato. E Trump emana mille volte più energia di HIllary. Non a caso, quando Trump su twitter vuole insultare qualcuno usa l’espressione “low energy”.

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Una svolta incredibile per la strategia di Trump, che da mesi puntava il dito sulle condizioni di salute di Hillary, e che mette i democratici in grosso imbarazzo visto che fino a ieri negavano in modo assoluto che Hillary avesse gravi problemi di salute. Qualche giorno fa il giornalista pro Hillary del Washington Post Chris Cillizza, per giustificare un suo vecchio articolo pro-Obama sulla salute di McCain, diceva che nel 2008 aveva senso investigare sulla salute di McCain ma ora Hillary sta bene. Chissa cosa dirà adesso

Hillary aveva già dato segni di malessere quando la settimana scorsa non riuscì a finire un discorso per un attacco di tosse.

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La fonte ufficiale è ‘polmonite’, e mentre Wikileaks indice un sondaggio su quale malattia può avere, noi ci limitiamo alla versione ufficiale e pensiamo che se viene la polmonite a una donna di 69 che tre anni fa ha avuto una trombosi al cervello, beh, forse questa donna non può affrontare una campagna elettorale così sfiancante, senza l’energia che al momento accompagna il suo biondo sfidante.

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Giustamente Michael Moore fa notare che se il Partito Democratico sapeva della polmonite e lo ha taciuto agli elettori, è normale che ora Trump ne tragga giovamento.

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Chiudiamo dicendo che Hillary, così debilitata, dovrà affrontare il dibattito con Trump in programma il 26 Settembre. Dovrà difendersi dalle accuse di aver consultato mail riservate dal proprio account privato, mettendo a rischio la sicurezza.

Ebbene, recentemente Hillary si è giustificata dicendo che “Non ha capito che la mail era importante”. Proprio come Di Maio.

EDIT POST DIBATTITO

Paradossalmente, Trump che tira su col naso può essere sembrato meno in forma di Hillary. Vedremo cosa succederà da qui a Novembre

chi era Ali David Sonboly e perchè ha ucciso. l’ennesima strage della solitudine

Tutti i media e i politici di estrema destra avevano scommesso sul fatto che l’attentatore di Monaco fosse un terrorista legato all’ISIS.

Il riflesso condizionato della stampa di destra si è mostrato fallace, visto che Ali era nato in Germania, a quanto pare di secondo nome si chiamava David e non era certamente legato ai terroristi.

Ali David Sonboly era vittima di bullismo.

I suoi stessi aguzzini sono stati in grado di riconoscere l’autore della strage prima della polizia e dei media internazionali.

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questo messaggio è stato postato online a mezzanotte e un quarto, due ore prima della conferenza stampa della polizia di Monaco.

“Lo abbiamo sempre tormentato e diceva sempre che ci avrebbe ucciso”

Abbiamo già parlato di un’altra strage della solitudine annunciata su 4chan (siamo stati gli unici in Italia naturalmente) e anche in questo caso si tratta di una cosiddetta beta uprising (siamo stati i primi in Italia a parlare di beta uprising, tenetelo conto o giornalisti che leggete).

La causa del problema è naturalmente il mobbing, il conformismo, la distanza e l’abisso sociale in cui i giovani occidentali sono immersi. Nel deserto i Touareg passano le sere del Ramadan tutti assieme, a parlare, ridere e scherzare guardando le evoluzioni della luna.

In occidente i giovani passano i pomeriggi e le notti al computer a rimuginare sul perché non hanno amici o persone con cui avere relazioni personali significative e soddisfacenti.

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un ragazzo terribilmente solo, preso in giro dai compagni, in cura psichiatrica da tempo, con delle occhiaie evidenti già a 18 anni causate dalla troppa esposizione ad uno schermo

L’attuale società occidentale reprime le esigenze comunitarie e sociali. Pokemon Go si gioca da soli. Facebook è quanto di più antisociale possa esistere.

il conformismo e il bullismo non sono problemi che fanno vendere i giornali, non sono argomenti di cui la destra può appropriarsi, nessun politico può dichiarare “guerra alla solitudine” o “guerra al bullismo”.

Ali David, come Elliot Rodgers o CHristopher Harper-Mercer o Dylan Klebold del massacro di Columbine, non vengono definiti ‘terroristi’ ma ‘folli’.

Come se non avessero seminato il terrore anche loro.

Come se la solitudine non fosse una motivazione politica.

il pessimo giornalismo di Leonardo Bianchi e Nicolò Carradori su VICE: Andrea Alongi accostato a Corona e Riina!

Vice è una rivista online pubblicata con capitali provenienti anche da Rupert Murdoch il cui target, almeno in Italia, sono i giovani colti e di sinistra.

Per questo puntano molto su notizie e storie che solletichino il pubblico di riferimento.

Leonardo Bianchi, news editor della rivista, punta molto sulle storie che provengono dalla galassia di siti di controinformazione di sinistra: in questo modo coltiva l’audience di VICE.

Negli scorsi giorni è uscito un articolo ributtante sulla preziosa testimonianza resa in tribunale da un giovane parmense, Andrea Alongi.

Alongi descrive con lucidità il meccanismo di dominio e di controllo sociale messo in atto dalle forze di polizia sul territorio nazionale.

L’articolo è scritto in quella strana lingua usata da VICE, un italiano che sembra appena tradotto dall’inglese, ma non è questo l’aspetto che ci interessa.

Bianchi e Carradori devono assolvere un compito: quello di fare il classico “elenco”, formula classica del giornalismo poco impegnato.

Gli estensori dell’articolo si impegnano quindi, dopo una breve introduzione “di sinistra” sul caso Bonsu, ad elencare i “momenti divertenti” ripresi dalle telecamere nelle aule di tribunale italiane.

Un po’ come le fotogallery dei cagnolini su fanpage, VICE usa la drammatica e nobile testimonianza di Andrea Alongi come squallida scusa per divertire la sua audience di semicolti semiadulti di semisinistra.

L’aspetto ributtante, intollerabile, vergognoso dell’articolo di Bianchi e Carradori è che Alongi venga accostato a gente come Totò Riina o Fabrizio Corona, SOLTANTO PERCHE’ FA RIDERE.

LOL PACCIANI

LOL ANDREA ALONGI

LOL RIINA

LOL CORONA

Bianchi e Carradori sfruttano Alongi per fare l’articoletto divertente da condividere su Facebook in cui si ride degli ignoranti che non sanno parlare.

Bianchi e Carradori sfruttano Alongi, lo mescolano ai peggiori criminali solo “perchè fa ridere”, togliendo potenza alla sua testimonianza.

Funziona così il capitalismo: si toglie la carica sovversiva e si aggiungono le risate preregistrate in sottofondo.

La disastrosa strategia di Jim Messina per il PD di Renzi

Matteo Renzi nel gennaio scorso ha chiamato lo stratega Jim Messina per aiutare il PD a vincere le comunali e il referendum.

Diciamo che i risultati sono stati disastrosi, è sotto gli occhi di tutti.

Non è la prima volta che uno strapagato spin doctor americano arriva in Italia e fa più danni che altro: Mario Monti e la sua Scelta Civica si affidarono a David Axelrod con risultati ugualmente penosi.

In cosa è consistita, nello specifico, l’idea di Messina per risollevare il PD?

In pratica ha deciso che tutto ciò che non è PD va bollato come fascista. il PD, che spesso e volentieri non ha problemi a collaborare con Casapound, ha cominciato a bollare come fascista qualsiasi cosa non accettasse le politiche di Renzi.

Nella narrazione del PD di Messina, i grillini sono fascisti, la sinistra che voterà contro il referendum di Renzi è “come Casapound”, solo Renzi è la “vera sinistra”. LOL.

Naturalmente gli elettori non ci sono cascati e hanno votato in massa contro Renzi.

Probabilmente Messina ha pensato che c’è uno spazio di elettorato di sinistra che il PD poteva convincere, ma non è certo con gli slogan vuoti della Boschi, della Madia (oggi su Repubblica), di Renzi o del renzianissimo e amerikanista Christian Rocca che si convincono gli elettori.

(tra parentesi, è proprio dagli ambienti neocon che è arrivata la spinta ad assumere Messina, come ammesso candidamente da il Foglio. Rocca, Cerasa, Giuliano Ferrara etc hanno sicuramente influenzato questa scelta disastrosa. Affidarsi ad ex sostenitori di Berlusconi non ha certamente pagato in termini elettorali)

La prova definitiva che questa strategia non ha pagato sta nel fatto che nelle periferie il PD ha stra-perso, mentre ha vinto ai Parioli.

 

Donald Trump è una forza della natura

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Dapprima lo hanno ignorato, poi lo hanno deriso, quindi lo hanno temuto e ora lo stanno accettando. I media americani cominciano a prendere sul serio la possibilità che Trump vinca le primarie.

In questo articolo vogliamo spiegare alcuni meccanismi della campagna straordinaria di Donald Trump, e lo faremo in un modo che non troverete certo sul Post o in altri siti.

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Per spiegare il fenomeno Trump, anche in America hanno tirato fuori il paragone con Berlusconi. Pure in Italia inzialmente è passato questo meme; qualcuno lo ha paragonato a Grillo e ora, solo ora, Salvini dice di essergli vicino.

In realtà il vero paragone possibile sarebbe con Briatore, prova ne sia il fatto che i produttori televisivi italiani che dovevano adattare il format The Apprentice abbiano scelto Briatore nel ruolo che in America fu di Trump. Da questo punto di vista sono lo stesso personaggio: ricco, di successo, arrogante, vincente, sicuro di sè. “Il boss ha sempre ragione anche quando ha torto!”

Ma la cultura politica italiana è molto diversa da quella americana, e questi paragoni lasciano il tempo che trovano.

Ciò che la stampa italiana ha ignorato in questi lunghi mesi di campagna elettorale è qualcosa che effettivamente non poteva essere colto dai giornalisti italiani che non sanno dove cercare se non nei siti mainstream e tra i tweet dei loro colleghi d’oltreoceano.

La campagna di Trump infatti ha preso forza e slancio da un sottobosco sordido ed eccitante che sta sotto internet: i blog di estrema destra e soprattuto la sezione /pol/ del sito di pittura giapponese 4chan.org.

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Lì nascono i memes che si diffondono a tutta la rete.

La potenza della campagna di Trump, e siamo lieti di essere i primi ad affermarlo in Italia, è la stessa che ha portato Bernie Sanders a lottare alla pari con Hillary partendo dal nulla; è la stessa potenza che ha portato uno sconosciuto come Barack Obama alla Casa Bianca.

Questa potenza è il volontariato intellettuale su internet e per le strade.

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Le campagne di Bernie, Obama e Trump hanno in comune una vision ben definita, quella cosa che i candidati dell’establishment (Bush senior, Nixon e Hillary, ad esempio) a volte non hanno. La vision è una idea che non ha bisogno di spiegazioni, un’aura di forza che si dispiega soprattuto tramite le immagini.

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Qualcuno è arrivato a dire che gli elettori di Trump sono i trentenni obesi che si masturbano sui fumetti giapponesi; c’è sicuramente del vero, però questi maschi eterosessuali soli e disperati, chiusi nelle loro camerette, bombardano la rete di immagini di Trump trionfante, vittorioso. Immagini, memes per usare l’espressione nel senso originario datogli da Dawkins, che giocosamente, selvaggiamente si prendono beffa degli avversari e dipingono Trump come Napoleone, Jefferson, Hitler.

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Sicuramente le politiche proposte da Trump sorridono agli elettori di estrema destra. Ma non è tanto la proposta politica, visto che gli stessi Rubio e Cruz hanno opinioni politiche di una destra per certi versi lontana da un moderatismo storicamente rilevabile nell’elettorato repubblicano, rappresentato da un Jeb Bush troppo raffinato per una campagna del genere.

Il punto forte di Trump non è la collocazione politica ma la semplicità del messaggio.

Costruiremo un muro!

Fuori i terroristi e i musulmani!

Fuori i politici incapaci!

Make America Great Again!

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In un mondo difficile, Trump ha capito che deve fare passare semplici parole d’ordine. Poche semplici parole d’ordine.

Trump, come Obama e Bernie Sanders, dà una speranza, una speranza di cambiamento concreto.

Trump, come Obama e Bernie (di cui parlammo mesi e mesi fa prima di ogni media italiano), si trova in una posizione di uphill battle, battaglia in salita. Ogni ostacolo superato rende tutto più esaltante. Si parla solo di lui, ha monopolizzato l’attenzione. I dibattiti senza di lui non fanno audience.

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I media liberal sono scatenati ma possono ben poco: il momentum, come si dice in inglese, la spinta, lo slancio, la forza inerziale che spinge Trump verso la vittoria non viene per niente scalfita dagli attacchi dei media: il comico John Oliver ha confezionato una puntata tutta contro Trump, poche ore prima del Super Tuesday, e le sue brillanti battute sul miliardario newyorkese non hanno fatto altro che spingerlo verso la vittoria. Vi ricorda qualcosa?

 

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quando si dice il momentum, Trump veniva accusato di razzismo per le frasi sui musulmani, oggi i musulmani in America che lo minacciano vengono deportati come potenziali terroristi. Sono quelle piccole cose che aiutano una campagna vincente

 

Hillary, in un modo o nell’altro, si imporrà su Sanders, c’è troppa disparità, e la sconfitta probabile di Sanders non farà altro che esaltare ancora di più i sostenitori di Trump. Uno scenario del genere sarebbe la sconfitta simbolica di Reddit e la vittoria di 4chan: Reddit è un contenitore di forum più liberal, dove i meme pro Sanders hanno spinto la inizialmente povera campagna del senatore socialista del Vermont, riuscendo a portare donazioni da gente che faceva la fame (Trump non chiede soldi e si autofinanzia, Hillary ha i soldi di banche e multinzionali); 4chan è un contenitore di forum anonimo, frequentato da gente che non ha facebook perché evita i contatti sociali. Il posto in cui nacque Anonymous e dove un tempo si potevano trovare video di pedofilia, nel gergo “cheese pizza”, che ha le stesse iniziali di child pornography.

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Su 4chan regna l’odio e l’eccesso, e i sostenitori di Trump si dividono fra una maggioranza di veri americani appassionati di armi, videogames e Sarah Palin, cioè bianchi stanchi di Obama e femministe; un’altra parte di veri e propri neonazisti; e infine una parte di simpaticissimi burloni che sostengono Trump solo perché è la cosa più assurda da fare.

In questo clima festoso un candidato alla presidenza degli Stati Uniti come Trump può esternare, ricambiato, la propria stima per Vladimir Putin. Un presidente degli Stati Uniti amico della Russia?

 

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Donald Trump sembra avere un popolo vero alle spalle, oltre a quello pittoresco di internet.

Qualsiasi cosa succeda la campagna elettorale di Trump andrà ricordata come un evento significativo della storia politica americana, in perfetta continuità con lo sviluppo tecnologico e dei media.

 

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