Giulio Andreotti: gioventù proletaria e antifascista a piazza Montecitorio

“I rapporti con il palazzo di Montecitorio nella mia piccola storia privata sono stati a lungo, pur appartenendo al medesimo vecchio rione romano, di antipatica incomunicabilità. Salvo uno spettacolo di carrozze da fiaba per l’inaugurazione della legislatura del 1924, che mandò in visibilio noi ragazzini del Campo Marzio, l’edifico non era per nulla amato, per motivi prevalentemente extrapolitici. Un enorme fumaiolo stava infatti a farci sapere da ottobre ad aprile che gli ospiti del palazzo si tenevano bene al caldo, a differenza di tutti noi delle case adiacenti; con l’aggravante che un odioso pulviscolo si spargeva sulle finestre e sulle terrazze, obbligando spesso le massaie a riportare al bucato la biancheria stesa ad asciugare. Ho sentito più volte persino mia madre, per il resto di una pazienza da santa, brontolare contro i chiacchieroni (mi dispiace, ma in gergo popolare si chiamavano così). Aggiungete l’ostilità inculcatami dall’avvocato Giovanni Conti, deputato repubblicano estromesso dai fascisti, che, accompagnando alla scuola elementare suo figlio Dante e me, definiva severamente gente cattiva gli occupanti la Camera.

A colorire il quadro sopravvenne anche la chiusura politica della grande gelateria della piazza con i suoi divani di velluto rosso, come la prima classe delle Ferrovie dello Stato. Seppi più tardi che si sospettava che i parlamentari buttati fuori dal fascismo vi continuassero a convenire, e non solo per gustare le cassate e gli spumoni del sor Domenico Guardabassi, che venne così messo a terra. Suo figlio fu ridotto a lavorare a ore allo sportello delle scommesse alle Capannelle.”

Giulio Andreotti, “Onorevole, stia zitto”, Edizioni Rizzoli, Milano 1987, pagina 7.

ANTALE

Vista l’atmosfera natalizia, vi proponiamo un racconto breve a tema scritto da un nostro collaboratore, il cui nome è (ALF!)

Buona lettura e buon aNtale

 

Antale

Vedevo pian piano peggiorare il suo umore, il suo viso cambiare colore e i suoi muscoli irrigidirsi. Nel frattempo anche la città si era trasformata; era diventata un covo di batteri rumorosa di tosse e starnuti decorato da qualche luce colorata posizionata qua e là.
Alle 16 e 19 di un mercoledì di dicembre, nella cucina di casa sua, Marcello era ipnotizzato. Aveva le occhiaie ed era stanco.
<<Dove sono i tuoi antidepressivi?Dove li hai messi??>  sbraitò ad un certo punto rivolgendosi a sua sorella.
Io assistevo alla scena sconfortato. Guardavo fuori dalla finestra e vedevo, nelle altre case, gli alberi di natale illuminati.
<<Enza, mi presteresti le tue gocce?Mi servono come il pane>> continuò << Certo Marcello, ma che succede?>> domandò Enza. << Non mi sento tanto bene>> rispose il ragazzo.
Avevano un presepe, all’ingresso, dove c’era un ruscello finto. Il suono che emetteva era una ninna nanna perfetta. Rimasi ad ascoltarlo per mezz’ora. Nel frattempo sentivo parlottare Marcello e la sua voce mi infastidiva perché era nervosa e lamentosa. Alle 17 e 53 era già buio pesto.

Maglioni

Che freddo cane. Grandina. Indosso un maglione molto pesante, brutto e vecchio preso di fretta e furia dall’armadio. Il mio armadio è pieno di maglioni. Alcuni orribili.

Palermo crocevia di personalità internazionali. Voci di un incontro tra vip all’aeroporto di Punta Raisi

Il 17 dicembre è atterrata col suo jet privato all’aeroporto Falcone e Borsellino di Palermo l’ereditiera americana Paris Hilton, in compagnia del fidanzato Afrojack, un famoso dj che si è esibito al Goa, un locale sito nel quartiere ZEN-San Filippo Neri.

http://palermo.repubblica.it/cronaca/2011/12/17/news/vacanza_lampo_a_palermo_per_l_ereditiera_paris_hilton-26784132/

La coppia di vip ha alloggiato in un lussoso Hotel nel quartiere Tommaso Natale.

Nelle stesse ore uno dei simboli del calcio siciliano, Ignazio Arcoleo, sarebbe salito su un volo dallo stesso aeroporto per raggiungere Modena, al fine di assistere, in gran segreto, alla sfida fra i padroni di casa e il Torino.

Secondo indiscrezioni raccolte dal blog ilfiumeoreto.wordpress.com, il motivo di tale viaggio sarebbe stato quello di osservare in azione un gran numero dei probabili futuri componenti della Nazionale di Calcio Palermitana.

I giocatori sotto osservazione erano il portiere Morello, i difensori Perna e Parisi, il centrocampista Ciaramitaro e l’attaccante Greco, tutti di provata origine panormita.

Una formazione che dovrebbe nascere sullo stile delle rappresentative regionali di Catalogna e Paesi Baschi, e che rapresenti la città di Palermo calcisticamente in sfide contro nazionali vere e proprie iscritte all’UEFA (si parla già di un amichevole con Malta e con la nuova Libia), contro rappresentative regionali (Catalogna e Padania,  ad esempio) o iniziative di altro tipo.

Il sogno sarebbe la presenza in attacco di Mario Balotelli, nato a Palermo, dove ha vissuto i primi anni della propria vita.

L’ereditiera e il guru della panchina si sarebbero salutati cordialmente ma frettolosamente.

MANTRA MONTI – ovvero il governo tecnico più minimal music della storia d’Italia.

Monti e il suo rito vocale

Ascoltate bene:

 http://www.youtube.com/watch?v=gP2YUlTPo30

L’impressione che Monti dà nel corso delle sue conferenze stampa in questi giorni di manovra finanziaria è decisamente quella di un prodigio di vocalità minimal, qualcosa di paragonabile soltanto alla lettura più ispirata del libro tibetano dei morti o, ancora di più e meglio, alla dimensione ultraterrena di molte delle composizioni dei cosidetti “Frank Stella” della musica. Vogliamo giocare coi nomignoli? D’accordo, allora vai con: LaMonti Young,Mario Riley, Giacinto Monti (mmh, questo funziona un pò meno…il riferimento è a Scelsi, s’intende).

LaMonte Young

Al di là delle pur simpatiche imitazioni di Maurizio Crozza, il coefficiente ipnotico o, se volete, l’alone mantrico dei discorsi di Monti ha qualcosa di primordiale. Primigenio. La sua voce pulsa mansueta attraverso l’etere italico come l’inafferrabile rotazione delle sfere; musica orbitale alla quale molti rimangono del tutto sordi, convalidando così la tesi Ciceroniana espressa nel Somnium Scipionis.

Parliamo in breve di alcune delle caratteristiche della sua voce. Essa è perennemente salda attorno alla sua tonica, con oscillazioni rare entro un intervallo forse mai più ampio di una terza minore sopra o sotto. Ma è il ritmo delle parole la sua specialità: la potenza narcotico/psichedelica della sua voce non dipende tanto da una velocità di scansione magari inesorabile. Tutt’altro: il Nostro mantiene il suo mantra fiscale sempre entro ritmi mid e uptempo, per usare espressioni comprensibili a molti anglofili musicofili. Se dovessimo trarre dai discorsi di Monti degli accenti ritmici e quindi un tempo metronomicamente e agogicamente determinato, potremmo stimare una velocità media compresa fra i 96 e i 112 bpm: un tempo cioè sospeso fra l’Andante e il Moderato.

In ambito televisivo, simili manifestazioni sonore non si riscontravano nella televisione dai tempi degli ultimi mondiali di calcio (2010), ovvero quando sterminati eserciti di vuvuzela tonanti irruppero nelle nostre case con l’impeto di milioni di bombus inferociti, dando vita così a uno dei più stupefacenti esempi di creazione musicale minimal/estemporanea degli ultimi anni. Il drone eterno dell’Orchestra Popolare della Tifoseria Sudafricana, incubo di telecronisti e pubblico poco incline alla deprivazione sensoriale tanto quanto trionfo per qualunque appassionato di happening musicale semi-programmato, potrebbe trovare un suo ideale sviluppo nelle ammalianti melopee Montiane, sebbene queste siano nettamente meno devastanti sul piano dei decibel.
Al volume delle vuvuzela si è sostituita la bizantineria dei suoi discorsi, sottili porte verso l’assoluto.

Questo articolo è stato scritto da Furious George

Se la guerra di Bush venne spinta da Libero e Il Giornale, la guerra di Obama verrà spinta da repubblica.it. Giuseppe D’avanzo è morto troppo presto.

quest’articolo è stato scritto circa un mese e mezzo fa e vede la luce sulla rete soltanto adesso. il riferimento al presunto terrorista iraniano è una “notizia” che occupò le prime pagine dei giornali e telegiornali mondiali per un paio di giorni, e oggi, ad appena un mese e mezzo di distanza, nessuno se ne ricorda più.

“La primavera nascosta di Teheran
viaggio nella rivoluzione senza voce

Complotto, Obama: “Nessuna opzione esclusa”
Reportage. Abbigliamento occidentale, parabole, cinema: il regime ha aumentato la pressione, ma i giovani credono nel cambiamento. Casa Bianca dura dopo la scoperta del piano per uccidere l’ambasciatore saudita di V. VANNUCCINI”

[http://www.repubblica.it/esteri/2011/10/14/news/proteste_iran-23195858/?ref=HREC2-1]

alcuni abiti di behnaz sarafpour

Sta cominciando il branding di una possibile guerra all’Iran, anche in Italia. Il recente discorso neocon del candidato repubblicano Mitt Romney potrebbe aver spinto lo staff presidenziale a cercare di riappropriarsi di quella parte dell’elettorato che vuole un America forte nelle relazioni internazionali, e che non intende rassegnarsi alla perdita di centralità globale che gli Stati Uniti sono destinati a subire.
Il semi-serio caso del venditore di macchine usate-guardia della rivoluzione che avrebbe contattato i narcotrafficanti messicani Zetas (!) per colpire obiettivi sauditi e israeliani sul suolo americano e argentino (deja vu..) sembrerebbe poter essere la miccia giusta per una campagna persiana, e piano piano anche i media italiani “portano la loro pietruzza alla causa” della guerra di Barack Hussein Obama.
Repubblica.it parla di “primavera nascosta”, che si esprimerebbe attraverso parabole e abbigliamento occidentale. Ci si riferisce a coloro che guardano gli stessi programmi e si vestono come i lettori di un grande quotidiano di una qualsiasi metropoli occidentale, e che in Iran sono una minoranza che non vota il partito di Ahmadinejad. Nell’occhiello , si passa dai vestiti degli iraniani alla preoccupzione di Obama in sole due righe. Effettivamente, se realmente fosse così, a Mahmoud Ahmadinejad basterebbe organizzare una “Tehran fashion week” da tenersi tra quelle di Milano e New York.
Ma il democraticamente eletto leader iraniano sembra interessarsi più allo scopo di irrobustire lo status di potenza locale che non alla collezione autunno-inverno di Behnaz Sarafpour, e secondo Repubblica sarebbe questa la vera causa di tale irrigidimento diplomatico.

mahmoud ahmadinejad

Se davvero Obama dovesse, in un disperato tentativo per la rielezione, dichiarare guerra all’Iran, già da adesso sappiamo che Repubblica farà il suo. Giuseppe D’avanzo è morto troppo presto.
Ma se Obama dichiarerà guerra, questa sarà devastante dieci volte più di quella irachena.

Creamy Mami

..e quando una enorme forchetta incide una sottiletta dal ripieno sgorgante, una voce calda dice: “le nuove sottilette le cremose kraft sono cremose come…”    “..la mamma..” risponde la tenera voce di una bambina bionda inquadrata, bellissima. La voce della bambina sarà stata ripresa con un microfono da 5ooo mila euro che ha saputo esprimere tutti i cento gradi della tenerezza riscontrabili in un bimbo umano. Questa bimba bionda dagli occhi azzurri mi fa venire voglia di essere la madre di tale incanto, per sentirmi dire languidamente “..tu sei… la mamma.”
Il fatto è che io sono un maschio. Non potrò mai essere la madre della bambina. Ora che ci penso, cosa vuol dire che le sottilette sono cremose “come la mamma”? La mamma è cremosa? Una bambina dice languidamente che la propria mamma è cremosa come le sottilette cremose kraft. Gli autori dello spot si rendono conto di ciò?
Morale della favola: non potrò mai essere la madre nè di quella nè di nessun altra bambina, ma in compenso potrò comprare delle sottilette cremose come la mamma di quella bambina.

e cosa dire delle zucchine splatter?

p.s.

qualcuno ha tentato di propagare il meme di questa pubblicità facendone la parodia su youtube, con uno scarso successo di visualizzazioni finora.