
La pessima usanza dei giornalisti e dei magistrati italiani di fare uscire in maniera semi-clandestina alcuni stralci di intercettazioni prima della conclusione dei processi ha fatto oggi una vittima illustre: il capitano, uomo-simbolo e recordman di presenze e di gol del Palermo Calcio, uno dei più talentuosi calciatori italiani degli ultimi dieci anni, Fabrizio Miccoli.
Maria Falcone per difendere, giustamente, la memoria del fratello è stata costretta a commentare intercettazioni uscite forse ingiustamente dalla procura di Palermo*,messe in giro con la complicità dei media.
Noi vogliamo difendere il diritto di Miccoli di dire quello che vuole, in privato.
Non ci scandalizziamo se usa l’espressione “ci vediamo davanti all’albero di quel fango di Falcone”, perchè detto fra amici (anche se l’amico è indagato per mafia, di fatto è ancora innocente). Chiunque parli in confidenza con amici può fare battute grevi su argomenti pruriginosi, magari spingendo sul pedale della provocazione.
Poi, sarebbe anche lecito che Miccoli reputi VERAMENTE Falcone “un fango”. Ognuno ha il diritto di esprimere in privato le sue idee su qualsiasi argomento. O, magari, usava un certo tono per ispirare simpatia nell’interlocutore, figlio di un boss.
Il fatto che poi Miccoli dedicasse pubblicamente i suoi gol alla figura di Falcone non dovrebbe essere un’aggravante, anzi, dovrebbe dimostrare che in pubblico Miccoli ha avuto sempre rispetto delle istituzioni e della figura (o meglio, del santino laico) di Falcone, svolgendo il ruolo sociale del “campione-antimafia”, tanto caro agli integralisti dell’antimafia e agli agiografi delle vittime della violenza mafiosa, così interesati alla facciata.
Naturalmente, il coro dei politici ha intasato con lanci di agenzie la mediasfera italiana in questo afoso pomeriggio di inizio estate.
Facebook ha cominciato a macinare pagine e commenti sull’argomento.
Il processo ancora è lontano dalla conclusione, ma il processo mediatico è in pieno svolgimento. I giornalisti, gli avvocati doppiogiochisti e le talpe che dagli uffici della procura decidono cosa fare uscire E soprattutto COSA NON FARE USCIRE delle inchieste ancora in corso, i giornalisti alla Marco Travaglio che vantano rapporti di amicizia con giudici alla moda: questa gente ha creato il caso e ora potrà sguazzarci per settimane.
Il mostro è stato creato e buttato in pasto al popolo.
Vi chiederete: chi vi spinge a pubblicare un articolo del genere, difendendo una persona indagata per reati odiosi e amico e complice di personaggi altrettanto chiacchierati?
Abbiamo scritto questo articolo perchè pensiamo che la difesa dei diritti civili vada messa in campo SOPRATTUTTO in casi come questo: quando i diritti di personaggi negativi rischiano di venire calpestati, la giustizia non può che riceverne un danno di immagine. La tenuta di un sistema democratico si giudica anche dal modo in cui esso rispetta i “delinquenti”. Questo vale per Miccoli, per i boss mafiosi, per Berlusconi e le sue amiche, per Ricucci e Anna Falchi, e per gli estremisti di destra ultras della Lazio che, come Fabrizio Diabolik, hanno passato due anni in carcere in attesa del processo. Una ingiustizia intollerabile in uno Stato cosiddetto democratico, ma che è la triste normalità nelle carceri del Belpaese.
Poi magari saranno tutti colpevoli, ma non è questo il modo in cui andrebbe amministrata la giustizia.
La difesa dei diritti di tutti passa anche dalla difesa dei diritti di quelli che la “società onesta” considera la feccia
Vale anche per Provenzano, che in carcere sta subendo dei trattamenti molto particolari., e sulle cui condizioni si è interessata, meritoriamente, anche Sonia Alfano, che oggi è la prima a condannare le parole dell’ex campione rosanero.
Giovanni Falcone probabilmente non avrebbe permesso la fuga di notizie di questo genere durante lo svolgimento un processo.
Chi sostiene il contrario (cioè che Falcone avrebbe permesso la fuga di notizie) dovrebbe impegnarsi a dimostrare che Falcone blandiva i media permettendo ai giornalisti di pubblicare documenti su processi ancora in corso.
—————————————————————————
*Una volta depositate e messe a disposizione degli avvocati, le intercettazioni diventano pubbliche e possono essere pubblicate A PATTO CHE IL LORO TESTO SIA DI INTERESSE PER LA COLLETTIVITA’. In questo caso, non avendo le intercettazioni a che fare con i reati di cui Miccoli è accusato, secondo noi (che non siamo giuristi e neanche semplici studenti di giurisprudenza, quindi il nostro giudizio non è per niente autorevole) ciò che Miccoli canta in macchina non è di interesse per la collettività, e se fossimo negli avvocati de lu Maradona de lu Salentu proveremmo a tutelarci su questo fronte.
(A meno che non siano stati gli stessi avvocati di Miccoli a dare ai giornalisti di Repubblica la notizia, per gestire meglio un caso che sarebbe comunque esploso più tardi. In questo caso, tutto questo articolo sarebbe totalmente da cancellare!)
L’interesse è di tipo simbolico, non si trattta di pubblico interesse in senso stretto, secondo noi. Ma per buttare giù dal piedistallo un’idolo dei palermitani, secondo noi, si poteva aspettare la fine del processo.
Di seguito tre link che parlano di questi argomenti giuridici. Leggeteli e, se ne sapete più di noi, fateci sapere se abbiamo capito male; in tal caso saremo felici di correggere le nostre parole
http://www.difesadellinformazione.com/110/la-pubblicazione-di-intercettazioni/
http://www.difesadellinformazione.com/index.php?id_articolo=111
http://www.altalex.com/index.php?idnot=4454
P.S.
Se non avete capito che il nostro articolo è una difesa della memoria di Giovanni Falcone è un problema vostro. Abbiamo già parlato del giudice morto a Capaci, in maniera del tutto diversa rispetto agli stornelli goliardici intonati da Fabizio Miccoli al fine di blandire e divertire il suo ingombrante amico a bordo di un lussuoso SUV.
Poi, vedete voi cosa trarne.
AGGIORNAMENTO 27 GIUGNO
Oggi Fabrizio MIccoli in lacrime ha chiesto scusa ai palermitani durante una conferenza stampa. Ha detto, tra le altre cose “di essere contento che le intercettazioni sono uscite”.
Noi che siamo malpensanti interpretiamo queste parole in due possibili modi:
1. sono stati gli avvocati a dare le intercettazioni ai giornali, per gestire attraverso la conferenza stampa la furia mediatica;
2. Miccoli ha fatto buon viso a cattivo gioco, cioè ha messo una pezza su queste intercettazioni uscite per altre vie dalla procura.
Nel frattempo, il fantasma di “Miccoli-mafioso” ha invaso i social network. Gli italiani, non avendo di meglio da fare, hanno passato gli ultimi giorni a dire la loro su questa strana vicenda.
Oggi anche il re dell’ovvio e della demagogia, Beppe Grillo, è arrivato a paragonare Miccoli a Berlusconi. Tanto per dire il clima che si è creato attorno al talentuoso numero dieci rosanero.
Grillo è un pluriomicida condannato che è andato in parlamento, e che ora deride Miccoli ipotizzando una sua salita al Quirinale. Davvero indegno Grillo, in quest’occasione.
Noi siamo ancora dalla parte di Miccoli, un artista del pallone che è stato stritolato dai media e dall’abbraccio soffocante della tentacolare città di Palermo.
P.P.S.
Segnaliamo anche un greve articolo sul Fatto Quotidiano scritto dal “giovane scribacchino” Giuseppe Pipitone, un giovanotto palermitano molto intimo della nomenklatura SEL/Vendoliana palermitana (a giudicare dal suo profilo twitter) e che si permette di affermare (dalle colonne, o forse dalle sbarre, del Fatto Quotidiano) che Miccoli avrebbe finto commozione, mettendo in scena “maldestri tentativi di pianto“.
Questo accanimento su un uomo a terra mostrato dal giovane Pipitone sarà sicuramente stato apprezzato dai seniores del Fatto, abituati a trinciare giudizi morali basandosi sugli spifferi provenienti dalle procure.