Siamo pronti alla vita. Renzi censura la poesia di Mameli

Goffredo_Mameli

Durante la cerimonia dell’apertura di Expo, l’inno d’Italia è stato censurato, un verso particolarmente cruento scritto dal ventenne Mameli è stato ritenuto troppo violento per un incontro istituzionale. Siamo rimasti allibiti.

Siam pronti alla vita, l’Italia chiamò

invece di

Siam pronti alla morte, l’Italia chiamò.

Un affronto insopportabile alla poesia di Goffredo Mameli, un abuso di potere.

Lasciando stare l’arrangiamento pop patinato delle armonie vocali, il cambiamento coatto imposto ai versi del povero Mameli è davvero gravissimo, ne stravolge il significato per un senso di laido pudore e per agganciarsi alla vision di Renzi. Siam pronti alla vita, si parte, andiamo.

NO!!!

Non era questo il senso. Mameli era pronto a morire per ciò in cui credeva, e infatti è morto giovanissimo, poco dopo aver scritto l’inno.

I suoi discorsi politici sono percorsi da un vibrante invasamento non troppo dissimile da quello dei giovani estremisti politici del presente e del passato. Si leggono espressioni cruentissime, uno stile particolarmente radicato nel periodo storico in cui è stato scritto; un periodo, ricordiamolo, in cui ebbero fortuna espressioni come “con le budella dell’ultimo Papa impiccheremo l’ultimo Re”.

Ora arriva quel tascio di Renzi e si permette di stravolgere un pezzo della poesia politica italiana per i suoi fini personali. Allucinante.

Si abbia il coraggio di sostituirlo l’inno visto che è imbarazzante e “pronto alla morte” come quei cattivoni dell’ISIS. Un ottimo inno potrebbe essere “Sabato”, l’ultimo singolo di Jovanotti.