Ritratto di Naor Gilon, ambasciatore israeliano in Italia

In quest’articolo abbiamo parlato della soporifera presentazione di un libro, alla quale hanno assistito diversi uomini potenti.
Abbiamo messo i nomi di alcuni di loro fra i tag, e da allora, abbiamo registrato diverse visite al nostro sito da parte di gente che cerca su google il nome di uno di questi uomini potenti accorsi in via Solferino: Naor Gilon.
Negli ultimi giorni l’ambasciatore ha fatto sentire la sua voce  in tv e tramite le agenzie, ma in Italia si sa poco del suo passato.
Noi oggi, basandoci su alcune fonti in lingua inglese reperibili in rete, cercheremo di colmare questo vuoto informativo.
Naor Gilon è considerato uno dei maggiori esperti di questioni Iraniane all’interno del corpo diplomatico israeliano. La sua (non aggiornata) pagina di wikipedia inglese ci informa che è entrato nel corpo diplomatico israeliano nel 1989, ha lavorato nelle ambasciate in Ungheria, all’Onu come consulente del presidente del Consiglio Israeliano, fino a ricoprire la carica di capo della divisione militare-strategica del Ministero degli esteri Israeliano.
Dal 2002 Naor Gilon è in America per ricoprire la prestigiosa carica di consigliere per gli affari politici all’ambasciata Israeliana a Washington. Un posto chiave, un punto di riferimento e di raccordo per i lobbysti americani e per i loro contatti con lo stato di Israele.
E’ sarà proprio l’attività della più potente “israel-lobby” americana, l’AIPAC, a mettere (temporaneamente) nei guai il nostro Naor Gilon.
Nel 2004 la CBS News diffuse la notizia di un’indagine dell’ FBI su una presunta spia israeliana negli apparati di potere militare americani.
Quella che è rimasta nella storia come lo scandalo Franklin, o AIPAC espionage scandal è stata una pagina tormentata dei rapporti recenti tra Israele e Stati Uniti, ma che si è conclusa con un nulla di fatto e con il perdono definitivo di tutte le presunte spie israeliane da parte dell’apparato di potere USA.
In breve, Lawrence Franklin, un analista del Dipartimento di Stato, si sarebbe impossessato di documenti americani riservatissimi* al fine di girarli ad esponenti del governo israeliano.
Secondo l’indagine dell’FBI e del Pentagono, uno dei diplomatici israeliani a cui Franklin si rivolse fu proprio l’ambasciatore Naor Gilon, tramite il solito Michael Ledeen, amico e sostenitore di Marco Carrai, il regista della candidatura di Matteo Renzi.
Israele è un alleato degli Stati Uniti, quindi i diplomatici se la sono cavata con qualche morbida inchiesta interna. Se invece di lavorare per Israele le spie avessero lavorato per il Venezuela, o l’Iran o Cuba, probabilmente le accuse non sarebbero crollate così presto.
Nel 1986 un caso simile si concluse con pene molto più pesanti, basti pensare che Johnatan Pollard è ancora in carcere per aver passato segreti nucleari ad alti esponenti della Difesa Israeliana. I protagonisti dello scandalo del 2004, come Gilon, la fecero franca.
In ogni caso, questo scandalo pur non avendo avuto ripercussioni giudiziare sui diplomatici israeliani (alcuni esponenti di spicco dei neocon Americani hanno dovuto comunque affrontare il giudice, pezzi grossi del calibro di Richard Perle e Paul Wolfowitz), ha costretto Gilon a lasciare prudentemente gli Stati Uniti.
Così si spiega il suo approdo all’Ambasciata Israeliana a Roma.

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*(Per gli americani il problema è che , pur essendo il prinicpale alleato, Israele è molto attivo nel commercio di armi sofisticate; queste armi vengono talvolta vendute dal governo o da mediatori israeliani a potenze nemiche degli Stati Uniti, come Russia e Cina)

La guerra a Gaza, la Bibbia e Twitter. Pilastri di nuvole, pietre d’argilla e un ebreo che parla come Mussolini

Purtroppo stiamo assistendo ad una nuova fase sanguinosa dello scontro tra Israeliani e Palestinesi.
Se volete capire in che modo è comiciata questa guerra, date un’occhiata a questa timeline.
L’operazione “Pilastro di difesa” (Pillar of defense)  inizialmente, era stata presentata con un nome diverso: Pilastro di Nuvole.
Il riferimento è alla Bibbia, nel Libro dei Numeri, 13-16:
(13) Mosè disse al Signore: «Ma gli Egiziani hanno saputo che tu hai fatto uscire questo popolo con la tua potenza (14) e lo hanno detto agli abitanti di questo paese. Essi hanno udito che tu, Signore, sei in mezzo a questo popolo, e ti mostri loro faccia a faccia, che la tua nube si ferma sopra di loro e che cammini davanti a loro di giorno in una colonna di nubi e di notte in una colonna di fuoco. (15) Ora se fai perire questo popolo come un solo uomo, le nazioni che hanno udito la tua fama, diranno: (16) Siccome il Signore non è stato in grado di far entrare questo popolo nel paese che aveva giurato di dargli, li ha ammazzati nel deserto.

In Israele la Bibbia viene letta molto più che nel resto dell’ Occidente, perciò la sezione marketing dell’esercito israeliano ha decise di cambiare nome alla sua guerra per venire incontro ai gusti occidentali: così, dall’oscuro “Pilastro di Nuvole” si è arrivati al più comprensibile “Pilastro di Difesa”.

Altri fanno notare che anche Hamas ha deciso di battezzare la sua operazione di difesa “Pietra d’Argilla”. Anch’esso un riferimento sacro tratto dal Corano, precisamente dalla sura numero 105, detta “La Sura dell’Elefante” (Al-Fîl):
1.In nome di Allah, il Compassionevole, il Misericordioso.
1 Non hai visto come agì il tuo Signore con quelli dell’elefante?
2 Non fece fallire le loro astuzie?
3 Mandò contro di loro stormi di uccelli
4 E lanciando su di loro pietre di argilla indurita.
5 Li ridusse come pula svuotata. 

Come vedete, la guerra si combatte anche così, usando riferimenti a guerre di duemila anni fa.

Tutto ciò avviene anche su Twitter, uno spazio virtuale che serve alle due parti per aumentare il proprio consenso.

E proprio su Twitter un giornalista italiano ha dato il peggio di sè.
Il 15 Novembre David Parenzo per giustificare le bombe su Gaza ha twittato questo ragionamento:
Il grande Yehoshua, idolo dei pacifichisti nostrani, ha detto:” la guerra è inevitabile, Hamas è un nostro nemico” Mettete l’animo in pace.

Nulla di strano, se non fosse che il termine “panciafichisti” è un dispregiativo per “pacifisti”, reso famoso da Mussolini, che così spronava gli italiani a non volere la pace ma a desiderare la guerra.

E’ molto triste vedere che un giornalista ebreo debba ricorrere al linguaggio di Mussolini per giustificare un bombardamento.

E’ un fatto triste, sì, ma ci permette di capire che in guerra tutto è possibile.

LA POLIZIA LO SA

In Italia la forze di polizia non hanno nessun numero identificativo sulle uniformi.

Gli sbirri lo sanno, sanno di avere torto.

Hanno la coda di paglia, basta osservare le loro reazioni quando spunta una telecamera che li riprende.

La vista di una telecamera li manda fuori di testa, l’idea di essere riconoscibili in un video li fa imbizzarrire.

La vera arma dei poliziotti non è il manganello, nè le manette e neppure la pistola.

La vera arma della polizia italiana è l’anonimato.

Sappiate però che da quest’anno in teoria è legale filmare la polizia in servizio. Potete anche puntargli la telecamera in faccia, per legge non possono farvi niente. In teoria.