Oggi pubblichiamo la prima parte di un “saggio” intitolato pomposamente ‘De alcolismo – PalermoBabylon’ , inviatoci dal nostro collaboratore Osama Riina. Ovviamente la redazione ci tiene a precisare che questo scritto riflette unicamente le opinioni dell’autore e non di tutto il sito. Decidiamo di ospitarlo perchè contiene alcune cose davvero interessanti.
De alcolismo – PalermoBabylon
di Osama Riina
prima parte: Baghdad a Palermo
ore 00.00 pag 101 televideo 4 dicembre 2011
A Baghdad, dopo la preghiera del venerdì, un gruppo di fedeli ha assaltato le rivendite di alcolici in seguito ad un discorso infuocato dell’imam contro il vizio dell’alcolismo.
Per vendetta, i commercianti (e presumiamo anche gli alcolisti babiloniti) si sono rifatti violentemente su una sede dell’ Unione Islamica Curda.
Negli stessi istanti, nella Baghdad d’Europa, Palermo, in quei vicoli dove un tempo echeggiavano i richiami dei muezzin oggi scorrono milioni di ettolitri di alcool etilico durante le ore notturne dei fine settimana.
Un alcoolismo giovanile (e non) di massa, ignorato da TUTTI.
I negozietti di street food bangladesh musulmani del centro storico di Palermo non vendono alcolici*.
Al contrario, qualsiasi chioschetto o ambulante, forse anche i panellari che stazionano fuori dalle scuole elementari palermitane hanno sempre alcoolici da propinare al prossimo.
Non ho statistiche alla mano, ma mi pare interessante l’idea di un gruppo di fedeli che idealmente da Baghdad andasse il sabato sera alla Vucciria o a Ballarò o a piazza Rivoluzione a compiere atti di terrorismo; una kristallnacht contro Forst, rum e pera, ceres e mojito**, e a guidarla dovrebbe essere (trovandoci in terre cattoliche) qualche prete esagitato, e, come risposta, gli alcolisti e la mafia assieme dovrebbero dare fuoco alla chiesa più disgustosa della città, quella di Sant’Eugenio Papa a Piazza Europa, il motivo per cui Le Corbusier tentò il suicidio.
Baghdad e Palermo hanno in comune il fatto di essere città grandi, potenti e traboccanti di traffici di ogni sorta da età antichissime, vista la felicissima posizione geografica di entrambe.
Circa dieci-undici secoli fa, Palermo e Baghdad, le due perle del ruggente califfato musulmano allora giovane di tre secoli, si contendevano il primato di città più popolosa del mondo.
Avevano arti, armi, architetture e servizi all’avanguardia della tecnica umana.
Avevano capitali.
Avevano una potenza navale, militare e commerciale tra le maggiori del mondo di allora.
Avevano potere politico.
Avevano una vivacissima vita intellettuale cosmopolita, erano due veri e propri snodi centrali della cultura dell’epoca.
Avevano una discreta (per l’epoca, eccezionale) libertà religiosa.
Pensiamo a cosa rappresentano oggi, non dico le città, ma le parole “Baghdad” e “Palermo” .
Provate a immaginare di sentire la parola “Palermo” pronunciata da un milanese.***
Provate a immaginare di sentire la parola “Baghdad” detta da un texano.
Le due missioni militari col maggior numero di effettivi compiute dall’esercito italiano negli ultimi cinquantanni sono state:
-Operazione Antica Babilonia 2003 (Iraq, capitale: Baghdad)
-Operazione Vespri Siciliani 1992 (Sicilia, capitale: Palermo)
I palermitani e i baghdadini non sono stati lasciati liberi di scannarsi tra di loro.
Gli italiani hanno compiuto l’ennesima spedizione militare contro il popolo siciliano (innumerevoli nell’ottocento e poi oltre) e contro i musulmani (libia, somalia, iraq, afghanistan etc) oltre a quelle contro slavi, eritrei, ebrei, etiopi e centinaia di altri gruppi e sottogruppi, tutti meritevoli della palma di “oppressi dagli italiani”.
Certo, combattere contro gli italiani non è onorevole quanto combattere contro gli inglesi, i francesi, i tedeschi, i russi, o gli austriaci (ehm..) però la fetta di odio anti-italiano è condivisa da un gran numero di popolazioni nel mondo, dagli altopiani Afghani alla Conca d’Oro, dal fiume Eufrate al fiume Sarno.
Nel caso specifico di Palermo e Baghdad, solo alcolismo e polizia per gli uni e bombe e fosforo bianco per gli altri.
Tornando all’alcolismo, la verità è che anche con tutta la buona volontà gli imam più trascinanti non riuscirebbero a cambiare la situazione.
L’alcool in italia dà lavoro a migliaia di persone, produzione, importazione, vendita e soprattutto “indotto”.
Fine prima parte.
Note
*ciò è dovuto in parte al costo elevato della licenza per la vendita di alcoolici, ma anche ad un effettivo rispetto dei dettami coranici.
**siete liberi di cambiare i nomi di questi luoghi e dei seguenti drink a seconda della vostra città d’origine/di emigrazione.
***io, ad esempio, non riesco a immaginare Mario Monti che inserisce la parola “Palermo” in una qualsiasi sua frase.