“Fumo un po’ e dopo gioco a PES”. i Club Dogo e l’edonismo depressivo

I Club Dogo sono un gruppo hip hop milanese. Il loro ultimo singolo si chiama PES*.
Il testo di questa canzone è fondamentale per chiunque voglia comprendere i giovani d’oggi.
Noi, per facilitare la comprensione, accompagneremo le strofe di questa canzone alle riflessioni di Mark Fisher sul concetto di “edonismo depressivo” riscontrabile nei ragazzi degli anni 2000.

YO
prima i Club Dogo:

Sto lontano dallo stress
fumo un pò e dopo gioco a Pes
Pato, Mexes
Messi, Valdes
fumo un pò e dopo gioco a Pes
accendo e dico: Ooooh Yesss
fumo un pò e dopo gioco a Pes!
se mi riprendo ooh ooh ooh yes
fumo un pò e dopo gioco a Pes!

Oggi voglio stare sul divano collassato
frate passo solo dalla Champions League al Campionato
zio crossami la palla che rovescio
intorno a me c’è tutta la curva della Playstation
aspirano e poi fanno cori e gesti tipo: Ale oh oh!
siamo tutti fuori messi tipo Leo oh oh!
Sono goleador zio, il boss del turnover
come Adebayor prima punta, numero 9!
Dribblo finché scrocchiano le dita
frate tanto qui c’è birra e weeda
l’anti dolorifico per la partita
Calcio Champagne, smarcato Neymar
Pato goal profumato zio, Paco Rabanne!
Compro e vendo giocatori dal Nintendo, vecchia scuola
sono il Re del mercato come Mino Raiola
sono pronto al match frate io ho le dita coi tacchetti
tu dammi solo una torcia e una Moretti, oh!

ora leggete cosa scrive Mark Fisher nel suo libro del 2009 Capitalist Realism**:

Molti degli studenti adolescenti che ho incontrato sembravano vivere in uno stato di edonismo depressivo, costituito dall’incapacità di impegnarsi in qualsiasi altra cosa che non fosse la ricerca del piacere immediato […] non perseguendo dei concetti bensì cadendo nel lassismo edonista: la morbida narcosi, il confortevole cibo dell’oblio che include playstation, TV e marijuana tutta la notte.

I membri dei Club Dogo sono nati tra il 1975 e il 1980, e come dicono loro stessi “comprano e vendono giocatori da [i tempi de]l Nintendo, vecchia scuola” quindi hanno passato gran parte dei loro pomeriggi dall’infanzia fino a oggi a divertirsi coi videogiochi di calcio.
Aggiungendo abbondanti dosi di marijuana e di birra “la morbida narcosi, il confortevole cibo dell’oblio” viene sfamato.
“Lassismo edonista” = “Playstation, birra e Weeda”
Questo testo raffigura perfettamente l’idea di evasione e di svago di una fetta enorme di giovani italiani e non.
Noi non giudichiamo tutto ciò, non abbiamo intenti moralistici. Cerchiamo di avere uno sguardo antropologico, e da questo punto di vista il testo dei Club Dogo è un vero e proprio manifesto generazionale.
Potrebbe essere l’inno ufficiale di una buona parte degli italiani nati tra il 1975 e il 1995.

*Acronimo che sta per Pro Evolution Soccer, un videogioco prodotto dalla Konami.
**La citazione da Fisher è segnalata da Geert Lovink, e a Lovink l’aveva segnalata Bifo Berardi. Il libro in questione, di cui ci siamo già occupati, è Ossessioni Collettive, tradotto in italiano da Bernardo Parrella.

La “non elevata cultura” è una attenuante in caso di omicidio. Analfabeti e imprenditori di tutta Italia, lucidate le spranghe.

Oggi la Cassazione del tribunale di Milano ha eliminato le aggravanti a carico dei due commercianti milanesi che tre anni fa uccissero a sprangate Abdul Guiebre detto Abba, che oggi avrebbe 22 anni e allora ne aveva 19.
Riportiamo un passo dell’articolo del Corriere della Sera (edizione di Milano) sull’argomento.

In particolare, la prima sezione penale della Cassazione, con la sentenza n. 31454 depositata mercoledì, ha rilevato che i giudici del merito non hanno dato adeguata motivazione circa l’aggravante: «l’indagine omessa in funzione della valutazione della sussistenza o meno del futile motivo – si legge nella sentenza – è proprio quella attinente alla componente psichica soggettiva che indusse i Cristofoli, persone di non elevata cultura, reduci da una pesante notte di lavoro e pronti a continuare la loro attività nel bar, a reagire, seppure del tutto sproporzionatamente sul piano oggettivo, al piccolo furto commesso ai loro danni dai giovani stranieri al culmine di una notte di pellegrinanti evasioni che li rese particolarmente disinibiti e scanzonati al cospetto degli affaticati e suscettibili derubati».

Leonardo Sciascia, uno dei più grandi cervelli che la Sicilia ha donato al mondo nell’ultimo secolo, aveva a suo tempo evidenziato la sintassi grottesca del gergo giudiziario.
Nel nostro piccolo vorremmo continuare questo lavoro analizzando alcuni degli elementi più scandalosi di questa sentenza:

persone di non elevata cultura
I due assassini (ricordiamo i nomi di chi ha commesso tale infamia: Fausto e Daniele Cristofoli, PADRE E FIGLIO) sarebbero persone di “cultura non elevata”. Due piccoli imprenditori non analfabeti non possono aspirare a far parte dello stesso terreno culturale di chi le sentenze le scrive.
Impossibile non pensare al torturatore che in Germania abusò per settimane della propria compagna e subì una condanna mite perchè il tribunale gli riconosceva l’attenuante di essere sardo, quindi appartenente ad un popolo per natura violento e possessivo.
I giudici di Milano usano l’espressione “di non elevata cultura” che, oltre a perpetuare quel pensiero classista che reputa ignorante chiunque non abbia una laurea, rischia di diventare un pericoloso precedente per la giurisprudenza italiana.
Fausto e Daniele Cristofoli erano i titolari dello Shining Bar, quindi erano due (piccoli) imprenditori. Per fare tale mestiere bisogna saper leggere, scrivere e far di conto, quindi sicuramente non erano analfabeti.
Fausto Cristofoli aveva letto l’Etica Nicomachea di Aristotele?
Daniele Cristofoli conosceva il greco antico?
Qual è il requisito minimo che fa distinguere una persona di elevata cultura da un’altra di non elevata cultura?
Una laurea in Giurisprudenza?
Una dichiarazione dei redditi superiore ai 70mila euro l’anno?
A Flavio Briatore o ad Antonio Cassano verrebbe riconosciuta l’attenuante della “cultura non elevata” se dovessero uccidere a sprangate in testa un diciannovenne?
La maggior parte degli assassinii di mafia avvenuti in Sicilia negli anni ’60 ’70 ’80 e ’90 del Novecento erano opera di analfabeti o semi-analfabeti. Anche in tal caso varrebbe l’attenuante?

reagire sproporzionatamente al piccolo furto compiuto da alcuni stranieri.
Qui il giudice che ha scritto la sentenza o è in malafede o è ignorante: Abdoul Guiebre aveva la cittadinanza italiana, NON ERA STRANIERO. Pur essendo nato in Burkina Faso era italiano. Il giudice dovrebbe saperlo.
Non vorremmo pensare male, ma inserire l’espressione “alcuni stranieri” all’interno di una SENTENZA DEL TRIBUNALE sembra davvero una cosa inutile, per non dire discriminatoria: a chi importa la nazionalità di chi compie un “furto” (di un pacco di biscotti)? Il fatto che fossero “stranieri” (cosa NON VERA) potrebbe valere come attenuante? Implicitamente è questo il messaggio che il giudice fa passare nella sua sentenza.