Palermo oggi è più povera: addio a Salvatore Rizzuto Adelfio

Da domani purtroppo passando per corso Vittorio Emanuele non vedremo più il volto fiero, le bretelle e la barba bianca  affacciarsi dalla fumetteria Altroquando.

Questa stupida vita che permette ai peggiori stronzi di sopravvivere oggi ci ha privati di una delle menti più affascinanti che la città di Palermo ha prodotto negli ultimi decenni.

Stiamo parlando di Salvatore Rizzuto Adelfio, titolare di Altroquando e animatore della scena culturale cittadina.

Rizzuto Adelfio era un bear, un orsetto, o meglio un polarbear, dato il candore del suo manto.

Oltre a far circolare la cultura del fumetto a Palermo, Rizzuto Adelfio nel 1991 è stato tra i fondatori della primissima, pionieristica fanzine italiana sulla controcultura bear, Woof! un monicker scelto come omaggio alla formula di saluto preferita dai dolci maschioni pelosi. Nei primi numeri si trovavano fumetti erotici a tema urside davvero esilaranti.

Un uomo coraggioso, uno spirito libero che nel 2010 non ebbe paura di sbeffeggiare la visita di papa Ratzinger a Palermo, esponendo nel suo negozio (a poche decine di metri dal palco papale) uno striscione fantastico: I LOVE MILINGO. (vedi il video sopra)

Fu tra i primi in Italia a dichiararsi obiettore di coscienza dichiarando la propria omosessualità.

Da oggi Palermo è infinitamente più povera, senza lo sguardo fiero di quell’orso bianco maestro d’arte, d’amore e di coraggio.

 

salvatore_rizzuto_adelfio

Daniele Luttazzi leader del MoVimento 5 Stelle

decameron luttazzi 30

Qualche anno fa nascevano le prime liste civiche firmate Beppe Grillo che avrebbero portato, nel Febbraio 2013, alla clamorosa affermazione elettorale del MoVimento 5 Stelle.
In quel periodo (parliamo del 2007-2008) era ancora attivo il seguitissimo blog di Daniele Luttazzi.
Su internet (e poi su carta) Luttazzi espresse delle opinioni critiche e molto circostanziate sulla nascente azione politica di Beppe Grillo. Questo testo, che tornò a girare in rete a ridosso delle ultime elezioni politiche, rappresenta a tutt’oggi una delle critiche più lucide sul fenomeno del “grillismo”.
Facciamo un passo indietro.
Nel 2001 Daniele Luttazi ospitò nel suo programma su Rai2 il giornalista Marco Travaglio che, parlando del libro scritto assieme a Elio Veltri l’Odore dei soldi, pose dei tragici interrogativi sugli inizi delle fortune di Silvio Berlusconi.
Le polemiche divampano. La puntata di Satyricon produce un terremoto politico. Luttazzi è sulla bocca di tutti.
Poco tempo dopo, Berlusconi pronuncerà il famoso editto bulgaro, cacciando di fatto dalla Rai Biagi, Santoro e lo stesso Luttazzi.
I giornali esaltano la figura del comico romagnolo. L’Espresso fa una copertina con scritto VOTA LUTTAZZI.
Negli anni seguenti Luttazzi continua il suo percorso artistico subendo denunce, censure e richieste di risarcimento; il suo blog, prima di quello di Grillo, raggiunge quotidianamente migliaia di persone in un periodo in cui i social network non erano ancora radicati e pervasivi come oggi.
Torniamo di nuovo indietro al 2007, allo scritto del blog di Luttazzi su Grillo. In nota (La guerra civile fredda, pagina 187) Luttazzi parla, tra i primi in Italia, della Casaleggio Associati, dei legami con Di Pietro e l’Italia dei Valori e delle aberrranti strategie di marketing politico che il riccioluto manager mette in pratica.
Un altro passo indietro:
Questo articolo ci narra di quando l’azienda di servizi internet Webegg, gestita da Gianroberto Casaleggio, invitava comici di fama nazionale alle convention aziendali. Comici tipo la Littizzeto, Aldo Giovanni e Giacomo e proprio Luttazzi.
Questa è la prova che quando Luttazzi criticò Grillo e Casaleggio nel 2007 conosceva personalmente Casaleggio e i suoi metodi, essendosi esibito ad un evento della Webegg.
Alla luce di ciò, come interpretare le parole di Luttazzi sulla “lusinga del potere e del numero di visualizzazioni del blog” oppure sul fatto che “la satira smette di essere tale se è al servizio di un partito”, o ancora che “il populismo è cercare consensi usando luoghi comuni di facile presa”?
Semplice,
Luttazzi nei primi anni di questo decennio aveva più visibilità di Grillo;
aveva un blog visitatissimo;
veniva assoldato da Casaleggio per uno spettacolo;
dopo qualche anno SUL SUO BLOG ne svelava i lati oscuri, molto tempo prima che il guru di Grillo assurgesse alla ribalta nazionale.

Daniele Luttazzi, se avesse voluto, avrebbe potuto fare il leader di un movimento politico a 5 stelle. Lui sapeva benissimo che


Il marketing di Grillo ha successo perchè individua un bisogno profondo: quello dell’agire collettivo. Senza la dimensione collettiva, negata oggi dallo Stato e dal mercato, l’individuo resta indifeso, perde i suoi diritti, non può più essere rappresentato, viene manipolato. E’ questo il grido disperato che nessuno ascolta.

Ma Daniele Luttazzi rifiutò le lusinghe del potere. Il suo spirito libero e beffardo (nato sotto il segno dell’Acquario) non poteva mettere l’arte al servizio di marketing e di bieche scadenze elettorali.

Arriviamo all’estate del 2010, quando scoppia su internet ed esonda su giornali e tv la vicenda Luttazzi copia!
Guardacaso è un ANONIMO BLOGGER a mettere in pericolo la credibilità e la già complicata carriera di Luttazzi.
Qualcuno che conosceva le opere di Luttazzi nei minimi dettagli aveva raccolto centinaia di citazioni, calchi, riscritture e furtarelli effettuati da Luttazzi nel corso degli anni, decontestualizzando le sue opere e mettendolo alla berlina di fronte al mondo.
Chi c’era dietro quel blog anonimo?
Forse qualcuno che voleva vendicarsi, e al contempo minare la credibilità del più insidioso collega di Grillo?
Probabile, anzi, possibilissimo.

PRECAUZIONI POSTUME ALLA LETTURA DI QUESTO ARTICOLO:
ciò che avete appena letto è il più classico esempio di “complottismo” o “dietrologia” del tipo che si trova facilmente su internet. Si prendono quattro episodi documentati e  realmente accaduti e li si collega, ricamandoci sopra una storia a effetto ma senza nessuna prova. Prendetelo per quello che è, una speculazione su qualcosa che poteva succedere ma al 99,99% non è mai successo.

McDonalds sponsorizza Papa Francesco a Rio de Janeiro, nel silenzio dei media italiani

mcpopeLa visita di Papa Bergoglio in Brasile è stata accolta sbavando dalla stampa italiana.
Il Papa buono, simpatico, cordiale, povero, a contatto con la gente; il “concilio di Copacabana” il titolo che Lucia Annunziata ha fatto per il suo Huffington Post sul viaggio a Rio del papa argentino.
La stampa italiana unita ha dato ai lettori una visione celestiale del viaggio apostolico; ogni testata ha sottolineato le dichiarazioni del Papa e le curiosità del viaggio a seconda delle preferenze dei loro lettori.

E così il Fatto Quotidiano, che ha un pubblico di sinistra, ha sottolineato la dichiarazione di Bergoglio per cui “La laicità dello Stato favorisce la convivenza tra religioni“;

il Giornale, che ha molti lettori cattolici, ha sottolineato “l’abbraccio agli ultimi del Papa“.
Dagospia col suo tono kitsch ha esaltato il coraggio e la lucida incoscienza del Papa argentino con un titolo pacchiano: “PAPA-ROCK IN RIO: BERGOGLIO CON SPREZZO DEL PERICOLO ARRIVA IN BRASILE E METTE IN CRISI IL GIÀ PRECARIO SISTEMA DI SICUREZZA”

Panorama, settimanale di centrodestra attento alle tendenze del momento, ha snocciolato questo zuccheroso ritratto dei nuovi “giovani di Bergoglio” : Effetto Bergoglio: l’identikit dei nuovi papaboy-Attenti al sociale, lontani dai movimenti e vicini alle parrocchie: ecco chi sono i giovani di Francesco

La Stampa di Torino nella rubrica Vatican Insider lanciava un ammiccante “I ragazzi di Bergoglio nella notte di Rio“;

altri media, come vita.it, “il portale del non-profit” ha sottolineato la pseudo-apertura di Bergoglio sugli omosessuali : “Chi sono io per giudicare un gay?

il Resto del Carlino, giornale della Bologna più grassa e cattolica, pubblicava una lettera in cui ci si stupiva della “scarsa enfasi” data dai media alla visita del Papa in Brasile. la risposta del vice-direttore sostiene che “c’è una voglia di Papa che le reti generaliste non soddisfano

Sembrerebbe che nessun organo di stampa (cartaceo o online) abbia avuto il tempo e la curiosità di informarsi su quali aziende hanno finanziato la Giornata Mondiale della Gioventù, l’evento di Rio de Janeiro officiato da Jorge Bergoglio.

Il colosso americano McDonalds è stato lo sponsor ufficiale dell’evento, accaparrandosi l’esclusiva per la ristorazione dei giovani cristiani presenti in Brasile.

La notizia ha destato polemiche in Brasile. In Italia soltanto Luigi Spera sul Fatto Quotidiano del 5 Luglio ha fatto i conti in tasca all’organizzazione della GMG. Un articolo che spicca perchè è l’unico ma anche perchè è piuttosto disordinato: fa confusione fra euro e reais e si focalizza sui “finanziamenti pubblici” (un framing vitale per un giornale come il Fatto) più che sull’etica dell’operazione.

Come mai la connection McDonalds-Bergoglio non è stata sottolineata dalla stampa italiana?

Forse perchè il contratto milionario stipulato dalla Chiesa di Bergoglio con una discussa multinazionale avrebbe incrinato l’immagine di povertà che il Papa argentino sta cercando di far passare?

O, più semplicemente, i media italiani sono un’elefantesca palla di merda, incapace di informare il pubblico e capace unicamente di far passare l’agenda dei gruppi politici-finanziari che li sostengono.

cronache NoMuos: CU MINGHIA N’AVIA A DDIRI? ovvero, la Breccia di Niscemi e la pacifica occupazione di una base Americana

“e chi minchia ce lo doveva dire?” si chiedono i militanti NoMuos di Niscemi avanzando dentro la base americana. Stanno andando a raccogliere gli altri ragazzi che la notte prima si erano arrampicati sulle antenne.
Non se l’aspettavano, ma probabilmente intuivano che la manifestazione nazionale del 9 Agosto era l’unica occasione per entrare tutti quanti nel sito di Contrada Ulmo, stupidamente donato all’Esercito americano da parte di alcuni militari e di alcuni alti burocrati.
Quei pochi poliziotti e finanzieri non hanno potuto contenere le più di duemila persone arrivate nella splendida cornice della sughereta. Troppo grande la superficie e troppo esiguo il manipolo di tutori dell’ordine, che nell’occasione fungevano da bodyguard per gli alleati a stelle e strisce. Gioco facile hanno avuto i pacifisti ad entrare nella base, pur trovandosi stanchi e sudati e neanche troppo convinti di quello che stava accadendo. Alcuni erano più convinti di altri, e in questo caso seguire la massa è stato un atto di rottura, il compimento di  un gesto di disobbedienza civile che l’americano Thoreau avrebbe probabilmente apprezzato.
Gli unici americani presentatisi sulla scena sono scesi solo per un attimo dal loro mezzo corazzato, di quel color Khaki che ricorda le estati di Baghdad. Due soldati hanno scambiato due parole con la polizia all’ingresso del perimetro (il luogo dove sono avvenuti gli “scontri” filmati da tutti i media) per poi risalire. Sarebbero spuntati di nuovo per un attimo, una scena surreale: la prima breccia nelle reti era stata aperta più avanti, e in un punto più vicino al presidio poliziesco si stava radunando una folla eterogenea, più confusa che persuasa. Il blindato americano si ferma di fronte ai pacifisti. A separarli una recinzione che tre minuti dopo sarebbe scomparsa. Per tre secondi soltanto, l’esercito americano e il popolo siciliano noMuos si sono guardati negli occhi, senza dire una parola. Poi, come telecomandato, il mezzo americano color Khaki tornava indietro e lasciava ai manifestanti la collinetta oltre la recinzione.

"per pochi secondi, l'esercito americano e i siciliani NoMuos si sono guardati negli occhi.

“per pochi secondi, l’esercito americano e i siciliani NoMuos si sono guardati negli occhi.

Sotto lo sguardo dell’elicottero che ha seguito tutta la manifestazione da una quindicina di metri di altezza, dotato di una enorme telecamera ben visibile fin dalla sughereta, la recinzione magicamente scompariva e la gente, piano piano, facendosi forza e cercando di sconfiggere l’incredulità, entrava dentro una base americana.
E’ difficile da spiegare, vedere una base americana invasa da centinaia di persone  assolutamente pacifiche. Non sappiamo se Fidel Castro ha potuto vedere le immagini della falce e martello sventolare all’interno di un’obiettivo strategico dell’esercito americano. Se le ha viste si sarà fatto una grassa risata.
“Dai, facciamo un girotondo per invogliare le persone a entrare dentro la base!” propongono dei nerd sorridenti, probabilmente di Libera o del Movimento 5 Stelle o di qualche circolo cattolico di ampie vedute, che alla faccia di Kim Jong Il scorrazzano dentro una base satellitare americana. Inutile dire che nessuno verrà coinvolto dal girotondo, perchè nel frattempo i tre poliziotti che osservavano la Seconda Breccia di Niscemi dalla collina erano costretti a indietreggiare per proteggere le antenne, lasciando campo libero: poteva quindi partire una ascesa biblica (la seconda della giornata) verso la covata malefica che gli Stati Uniti hanno depositato in Sicilia.
La combriccola NoMuos (quattromila secondo gli organizzatori, duemila secondo la Questura e millecinquecento secondo la Repubblica e il Fatto Quotidiano) che prima dello showdown si era fatta due ore e mezza di marcia nell’Agosto della Sicilia Meridionale, era parecchio composita, in maniera quasi buffa.
Alternativi palermitani e catanesi, nerd di Libera e del Movimento 5 Stelle, habitué delle marce di protesta, viddani assolutamente determinati e con le idee  più che chiare, padri di famiglia con signore e pargoli al seguito, studenti, minorenni e “milanesi” (cioè tutti gli italiani del continente), visto che trattavasi di manifestazione nazionale.

due pericolosissime manifestanti si scambiano una bottiglia contenete un liquido sospetto.

due pericolosissime manifestanti si scambiano una bottiglia contenente un liquido sospetto.

Davvero di tutto, dal fricchettone a petto nudo con la piuma in testa fino ai sindaci con fascia tricolore e gonfalone comunale.
Una armata variopinta che, dopo due ore di camminata sotto il sole, ha assistito ai trenta secondi di fronteggiamento a uso telecamera (ossia, le uniche immagini trasmesse dai media nazionali) e poi si è sparpagliata quasi svogliatamente sul perimetro della recinzione, assistendo alla magica sparizione delle reti che separano la sughereta di Niscemi dalla base satellitare americana.
I NoMuos sono entrati. Si sente una voce: “Siamo entrati per affermare che possiamo fare quello che cazzo vogliamo e che non ci fermiamo“.
I dati di fatto di questa giornata particolare sono questi:
1) La riserva naturale di Niscemi è un posto meraviglioso oltre ogni immaginazione. Ma soprattutto, arrivare al tramonto nella spianata vulcanica che sta sopra la sughereta, col sole a picco che illuminava l’epica discesa a terra dei free climbers entrati la notte prima, ci ha fatto capire lo scempio compiuto installando in un posto così incantevole degli strumenti di guerra.
Quelle antenne sembrano costruite dai marziani per un rito magico su un pianeta appena raso al suolo, e per un rito del genere la location di Niscemi è davvero perfetta. La luna e il sole erano entrambi testimoni della Breccia di Niscemi, e c’era uno strano effetto ottico che spingeva in basso l’orizzonte, quasi ai piedi dei pacifici occupanti.
2) Quelle antenne sono aliene e fanno una paura mostruosa. Quella padellona parabolica del Muos aspetta di essere montata e fa ancora più paura.
3) Da Cape Canaveral è partito il satellite che rifletterà le temibili onde del Muos di Contrada Ulmo, stando alle parole del New York Times. Questo significa che, bhe, gli americani fanno sul serio.
4) Sembrerebbe che la perizia dell’Istituto Superiore di Sanità che ha convinto Crocetta a revocare la revoca abbia ignorato (fra i tanti) un particolare aspetto del precedente studio del professor Zucchetti (svolto in velenosa collaborazione con lo stesso Istituto Superiore di Sanità). Ovverosia il traffico aereo.
I siciliani favorevoli al Muos che lasciano i loro pensieri sui siti dei vari giornali (…) sostengono che non sarebbe dannoso per la salute umana perchè è puntato verso l’alto, quindi le radiazioni non colpirebbero la popolazione.
Ma allora cosa succederà al traffico aereo? Ci sono tre aeroporti nel raggio di 70 km dal Muos (Sigonella, Comiso e Catania) e un raggio così potente puntato verso l’altro sarebbe certamente causa di grossi danni.
Sembrerebbero pertanto emergere due fatti: che la perizia è incompleta e che Rosario Crocetta sarebbe stato un ottimo attore di teatro, se non avesse fatto il politico.
5) Lo stato che occupa le penisola italiana e le isole maggiori non ha voluto calcare la mano e i poliziotti erano davvero pochissimi; tutto sommato hanno fatto il minimo sindacale senza inutili esagerazioni, anche perchè erano in inferiorità numerica financo all’interno della base.
6) Se la polizia ha tenuto un comportamento morbido (vista anche la sproporzione di forze) altrettanto vero è che i manifestanti si sono comportati in maniera civile senza inutili esagerazioni: nella sughereta correva la voce che il “militare ferito” di cui hanno parlato tutti i giornali (Stampa, Repubblica, ilGiornale, Corriere della Sera, il Fatto Quotidiano, il Giornale di Sicilia, l’Unità, tutti tranne il Manifesto) si sarebbe contuso il ginocchio da solo, sciddicando dalla ripida collinetta da cui stava difendendo la base.
E in ogni caso, una lussazione non è una ferita. Tecnicamente nessun militare è “rimasto ferito”, semmai al massimo contuso, ma sangue non se ne è visto proprio. Le telecamere lo testimoniano, i media invece hanno dato a quel livido al ginocchio tutto il senso della manifestazione. Bah
7) Il poliziotto in abiti borghesi con indosso il casco blu, la videocamera e la maglietta “PEACE NOW!” si è aggiudicato il primo premio per il miglior look e la medaglia Stanley Kubrick per l’autoironia sulle forze armate.
8) i Media hanno ignorato l’argomento, soprattutto quelli (diciamo) di sinistra. Unità, Repubblica e il Fatto quotidiano stranamente all’unisono hanno semi-censurato l’argomento. Le prime pagine di tali giornali parlavano addirittura di Oprah Winfrey (Repubblica), della gang dei babbuini (l’Unità) e del solito Berlusconi (il Fatto). Neppure un trafiletto in prima pagina. Una uniformità di comportamento piuttosto insolita.
9) La guerra è ancora lunga, complicata e semi-impossibile da vincere, ma nella battaglia del 9 Agosto 2013 i NoMuos hanno vinto, su questo non c’è dubbio.

L'orizzonte è ai piedi dei manifestanti penetrati nella base americana

La linea dell’orizzonte è ai piedi dei manifestanti penetrati nella base americana