Comicità sinta e comicità italiana. Storia di un furto culturale.

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Il secondo estratto che decidiamo di pubblicare dal libro Strada patria Sinta riguarda un aspetto poco noto della vita culturale italiana. Stiamo parlando del travaso di sketch, battute, canzoni e canovacci comici dal mondo circense dei saltimbanchi sinti al mondo della rivista. La rivista, l’avanspettacolo sono stati i laboratori della comicità italiana della seconda metà del novecento; in quest’ambiente si sono formati Totò e Franca Valeri, Enrico Montesano e Lino Banfi, Cochi e Renato e Ric e Gian, Franco e Ciccio e Domenico Modugno. Un teatro quasi sempre poverissimo, composto da ‘scavalcamontagne’ che giravano l’italia con pochi mezzi e tanta voglia di emergere.
Questo sottosuolo di comici e ballerine, alla lunga, grazie sopratutto alla contaminazione con il cinema e la tv, ha plasmato il senso dell’umorismo e quindi il carattere degli italiani.
Gnugo De Bar ci racconta come tutto ciò sia stato anche frutto di un ‘furto culturale’, visto che moltissimi aspetti della comicità dei saltimbanchi sinti sono stati letteralmente rubati dai comici della rivista italiana.
L’estratto si conclude con alcuni significativi aneddoti su i più famosi divi di Hollywood di origine sinta.
Lasciamo la parola a Gnugo De Bar:

“…Poi c’erano le entrate, quelle alle quali tutti i comici gagi si sono ispirati e che si chiamano sketch.
C’erano canzoncine divertenti, come “Levati la camiciola” che cantava anche mia zia Mariettina negli anni ’30, e che fu rifatta da Totò negli anni ’50 nel film “Totò a colori”.
Il fatto che comici così grandi abbiano attinto dal repertorio del circo ci fa comunque onore. Ma del resto anche Ric e Gian hanno copiato i nostri numeri per tanto tempo. Penso all’entrata della sonnambula, dove una donna che finge di essere sonnambula ruba dalle tasche dell’amico del marito tante cose. Il marito prega l’amico di non svegliarla: “Zitto, se no muore. Ti riporto la roba domani mattina alle 9 al bar”. Così fino a che la donna non gli ruba tutto. Il colpo di scena finale prevede poi che la donna porti via l’amico stesso, e al marito stupefatto, questa volta è l’altro a ripetere: “Zitto se no muore. Te la riporto domattina alle 9 al bar”.
C’erano poi tante altre entrate, come quella dell’uomo che va a chiedere la mano di una ragazza, e il padre lo scambia per un compratore di cavalli. Nascono così gli equivoci per le parole dette pensando a una cavalla, ma riferite a una ragazza!
Questi sketch sono proprietà nostra, dei sinti, li facevano tali e quali anche i miei bisnonni e la rivista li ha copiati. Non dico niente di nuovo del resto, perchè tutti i più grandi, a cominciare da Totò, lo hanno ammesso.
Non devo ricordare Fellini poi per dire che al mondo del circo tutti i grandi artisti si sono ispirati. Molti attori di quel periodo erano sinti, come Jean Gabin e Burt Lancaster, che si deformò il naso cadendo dal trapezio. Anche Yul Brinner, rappresentante della comunità sinta presso le Nazioni Unite, era un puro sinto serbo, che fino al ’56 aveva posteggiato cantando mentre sua nonna andava a mancia.”

Continua…