dopo aver parlato dei tre migliori gruppi rock italiani in attività, ilfiumeoreto vi propone i tre gruppi rock italiani più inutili.
essi sono:
le luci della centrale elettrica;
il pan del diavolo;
bugo.
la nostra scelta è arbitraria, ma motivata. potevamo includere o escludere questo o quel gruppo, tutto questo conta molto poco, davvero. le nostre parole valgono molto poco. se parliamo di questi tre è perchè vediamo un filo conduttore; se questo legame esiste davvero sta a voi dirlo.
questi tre gruppi hanno segnato una evoluzione del gusto musicale ‘alternativo’ dei giovani italiani.
non tanto per ciò che riguarda la musica, quanto i testi.
questi tre gruppi hanno modificato l’estetica dei testi rock italiani;
come hanno fatto? inserendo parole inusuali su musiche prudentemente derivative.
perchè fanno questo?
PER ENTRARE NEL CERVELLO DEGLI ASCOLTATORI.
una canzone normale, con parole normali, non ti rimane in testa, a meno che la melodia o il testo siano particolarmente validi, o almeno memorizzabili.
una canzone mediocre, con parole inusuali, ti rimarrà comunque in testa.
non siamo (purtroppo) dei neuropsichiologi, ma pensiamo che la nostra corteccia cerebrale produca una qualche sostanza quando riconosciamo una parola come estranea al contesto in cui viene pronunciata.
sarebbe strano vedere la regina elisabetta pronunciare ad alta voce le parole “cock sucker!”. il nostro cervello reagirebbe.
allo stesso modo SUONA STRANO E QUINDI MEMORIZZABILE un termine insolito inserito in un blando contesto cantautoriale. questo è il semplice e innocuo meccanismo.
nel corso dell’articolo faremo moltissimi esempi delle parole con cui bugo, le luci della centrale elettrica e il pan del diavolo si agganciano alle mollezze cerebrali dei giovani ‘alternativi’ italiani.
sono di fatto la versione chic di negramaro e modà, visto che con tutti questi gruppi condividono una ENFASI INUTILE. cantano in maniera enfatica, ma i loro testi non valgono il pathos con cui vengono recitati.
e se non sono enfatici sono ironici, il che è ancora peggio.
noi sosteniamo che questi tre gruppi hanno (malauguratamente, per moda e/o per sempre) modificato i canoni lirici del rock italiano.
prova ne siano i numerosi epigoni, in primis i cani*, ma anche altri.
ci è capitato di prendere un caffè in un bar con la radio accesa.
un abusato giro armonico era accompagnato da un cantato enfatico, esattamente quell’enfasi inutile su parole inusuali di cui stiamo parlando.
un verso ci colpì in testa, per giorni, non per la sua bellezza, ma per la sua particolare inutilità: l’autore è ‘il cile’ (non scherziamo), e queste sue parole sono la conferma del nostro discorso:
ingoiare una polaroid di carta vetrata .
come si ingoia una polaroid? forse unendo le due estremità, a formare un cilindro da inserire in gola. ma se la polaroid è di carta vetrata? di carta vetrata?
scendiamo quindi nel dettaglio, ma attenzione, non pulitevi le orecchie prima.
le luci della centrale elettrica
già il fatto di avere un nome da gruppo per un cantautore da solo fa venire il prurito alle mani.
vasco brondi è l’essere umano dietro il marchio ‘le luci della centrale elettrica’, un brand che si dispiega in maniera multimediale: blog, libri, cd e concerti. nel terzetto da noi citato è considerato il più politicizzato, e non si capisce il perchè.
brondi nei suoi versi usa parole strane, tipo beirut, targhe dispari, futuri anteriori, campo lungo cinematografico, metalmeccanici, scooter scheletrici bruciati, plexiglass .
i suoi fan adorano sentirlo pronunciare parole simili.
vasco, ti abbiamo appena scritto una canzone, cantala!
sono parole tue!
il pan del diavolo
i pan del diavolo sono di palermo, ma potrebbero essere di qualsiasi parte d’italia.
anche loro usano una inutile enfasi su parole e concetti insoliti e/o censurabili. hanno costruito una hit semplicemente recitando con passione la parola pertanto, una canzone cantautoriale che indugia su lemmi insoliti, il solito trucchetto, che vale anche per ciriaco e università (sappiate che parlare di università al di fuori dell’università è da sfigati o da passoloni, figuriamoci cantare una canzone sul tema). nel nuovo disco parlano di rami di elettroni quindi la situazione non sembra migliorare.
il verso più odioso, più marcatamente detestabile della loro produzione è contenuto nella hit ‘pertanto’.
volevo fare tutto, ma tutto non si può fare
ripetiamo, il tono può essere enfatico o ironico, o entrambe le cose assieme, ma non trova un adeguato contrappeso drammatico nelle parole.
cantano con rabbia, ma in realtà non ti stanno dicendo niente di concreto. e se un messaggio c’è, è quello di arrendersi.
non sorprende che i loro video passino su MTV. tu guardi Jersey Shore e poi ascolti due tuoi coetanei che urlano ‘volevo fare tutto, ma tutto non si può fare’, e ti senti meglio.
bugo
bugo è il più anziano della compagnia, quello che c’è da più tempo, ma non per questo è meglio o peggio degli altri, semplicemente è una prova vivente di questo trend canoro che dà meno valore al significato delle parole e più al suono stesso delle parole, meglio se strane, esagerate o insolite. una moda che deprechiamo, se non si fosse capito.
anche bugo pone enfasi su soggetti inusuali per un cantautore (il sintetizzatore, pasta al burro, gel, oggi è morto spock), ma la cosa che lo rende particolarmente odioso.. beh sono troppe.
-Influenze, ovvero, da quali buchi di culo è uscita questa merda?
l’influenza suprema, comune a tutti e tre è il sopravvalutato rino gaetano, l’unico ‘autonomo’ che la tv italiana poteva permettersi negli anni ’70.
rino gaetano ha cominciato questo filone, nuntereggae più, chinaglia che non può andare al frosinone.. per carità, all’epoca (forse) potevano pure piacere e avere senso, ma ascoltarlo e copiarlo nel 2012 è davvero deprimente.
poi, ogni gruppo aggiunge alla pasta rinogaetaniana una goccia di qualche altro artista famoso: bugo copia beck, i pan del diavolo copiano dal country-blues con una spruzzata di trendyssimo lo-fi, le luci della centrale elettrica copia il peggior elliott smith, pace all’anima sua, almeno è morto giovane, questi altri ci toccherà sorbirceli ancora a lungo.
*i cani sono i consapevoli maestri dell’ arte-di-parlare-di-cose-strane-per-attirare-l’-attenzione-dell’-ascoltatore. leggetevi i loro testi e capirete, addirittura arrivano a citare lo stesso vasco brondi nel testo di una loro canzone! il massimo!