La gestione dell’ordine pubblico della finale di Coppa Italia è stata perfetta.

Chiunque abbia frequentato qualche partita o qualche corteo “a rischio disordini” sa che lo Stato in queste situazioni può comportarsi in due modi: normale o brutale.
Nell’ultimo quindicennio spesso le forze dell’ordine hanno agito in modo brutale, ma altrettanto spesso sono riuscite a gestire situazioni complicate senza problemi e senza eccessi.

Immaginate di dover gestire ciò che si è presentato alle ore 20:30 allo Stadio Olimpico di Roma.
30.000 fiorentini contro 30.000 napoletani. tifoserie che si odiano.

I 30.000 napoletani sono pienamente decisi a non far giocare la partita per rispetto nei confronti dei napoletani feriti in circostanze poco chiare, le cui condizioni sembrano disperate.

Cosa fareste?

Noi faremmo di tutto per far svolgere la partita, ed evitare che 30.000 napoletani furiosi si riversino per le strade di Roma.

Non ci sembra affatto uno scandalo il colloquio con un delegato della Curva napoletana.
Ci sembra una gestione dell’ordine pubblico basata sul dialogo e sulla comprensione della concitata situazione psicologica delle folle.

Invece gli italiani si indignano come sempre. La Carogna, davanti alle più alte cariche dello Stato, decide se e quando giocare e in che condizioni, che vergogna signora mia.

Si ripresenta qui l’antica frattura della pubblica opinione italiana sulla necessità, o meglio, sulla moralità del trattare coi criminali, dai brigatisti ai mafiosi ai dittatori vari. Tommaso Gennaro è l’ultimo simbolo di una barriera culturale e politica fra chi pensa che bisogna “sporcarsi le mani” per amore della pace e chi invece è pronto allo sterminio pur di mantenere le mani pulite.

Lo Stato ha fatto quello che doveva fare, ha parlato, ha dialogato con i rappresentanti della curva e ha fatto svolgere la partita, evitando possibili ripercussioni pesanti. Ha agito in modo egregio, per una volta va ammesso.

Quel dialogo (ammesso che ci sia stato) fra le forze dell’ordine e un presunto camorrista con indosso una maglietta inneggiante ad un ragazzo condannato per l’omicidio di un poliziotto, quel dialogo rappresenta un ottimo spaccato di democrazia in un paese difficile come l’Italia. Riaccende la speranza, è un segnale di pace e dialogo fra fazioni divise da antico odio che nell’ultimo centocinquantennio hanno dato vita a vere e proprie piccole guerre.

Per concludere, va fatto un plauso alla gestione mediatica degli eventi da parte dello Stato.
Hanno agito egregiamente ma in maniera più oscura rispetto al cosiddetto Lodo Carogna.

Sarebbe a dirsi, non hanno ripetuto l’errore commesso ai tempi della morte di Gabriele Sandri.

Lì fecero uscire una prima versione unica (la rissa fra tifosi) che fu presto smentita, e i succesivi tentativi non fecero altro che gettare benzina sul fuoco.

Questa volta hanno sparato centinaia di versioni diverse, gestendo le emozioni in modo oscuro ma efficace.
Agguato ultras?
Scontri con la polizia?
Romanisti vs Napoletani?
Agguato camorristico?
Il ferito è un poliziotto?

Le notizie si rincorrono una dopo l’altra. Ognuno diceva la sua, era difficile capire chi come e quando, anche perché numerosi erano i focolai di tensione nella zona dello stadio.

Era difficile capire e lo è ancora adesso, ma l’opinione pubblica si era già compattamente sdegnata online. Poi la partita comincia, e immaginiamo che i fotomontaggi su Tommaso Gennaro abbiano cominciato a circolare agli inizi del secondo tempo.

I cori finali oi vita oi vita mia dei napoletani che chiudevano in festa la tragedia pomeridiana rappresentano una vittoria delle forze dell’ordine nella gestione di una situazione complicatissima.

cronache NoMuos: CU MINGHIA N’AVIA A DDIRI? ovvero, la Breccia di Niscemi e la pacifica occupazione di una base Americana

“e chi minchia ce lo doveva dire?” si chiedono i militanti NoMuos di Niscemi avanzando dentro la base americana. Stanno andando a raccogliere gli altri ragazzi che la notte prima si erano arrampicati sulle antenne.
Non se l’aspettavano, ma probabilmente intuivano che la manifestazione nazionale del 9 Agosto era l’unica occasione per entrare tutti quanti nel sito di Contrada Ulmo, stupidamente donato all’Esercito americano da parte di alcuni militari e di alcuni alti burocrati.
Quei pochi poliziotti e finanzieri non hanno potuto contenere le più di duemila persone arrivate nella splendida cornice della sughereta. Troppo grande la superficie e troppo esiguo il manipolo di tutori dell’ordine, che nell’occasione fungevano da bodyguard per gli alleati a stelle e strisce. Gioco facile hanno avuto i pacifisti ad entrare nella base, pur trovandosi stanchi e sudati e neanche troppo convinti di quello che stava accadendo. Alcuni erano più convinti di altri, e in questo caso seguire la massa è stato un atto di rottura, il compimento di  un gesto di disobbedienza civile che l’americano Thoreau avrebbe probabilmente apprezzato.
Gli unici americani presentatisi sulla scena sono scesi solo per un attimo dal loro mezzo corazzato, di quel color Khaki che ricorda le estati di Baghdad. Due soldati hanno scambiato due parole con la polizia all’ingresso del perimetro (il luogo dove sono avvenuti gli “scontri” filmati da tutti i media) per poi risalire. Sarebbero spuntati di nuovo per un attimo, una scena surreale: la prima breccia nelle reti era stata aperta più avanti, e in un punto più vicino al presidio poliziesco si stava radunando una folla eterogenea, più confusa che persuasa. Il blindato americano si ferma di fronte ai pacifisti. A separarli una recinzione che tre minuti dopo sarebbe scomparsa. Per tre secondi soltanto, l’esercito americano e il popolo siciliano noMuos si sono guardati negli occhi, senza dire una parola. Poi, come telecomandato, il mezzo americano color Khaki tornava indietro e lasciava ai manifestanti la collinetta oltre la recinzione.

"per pochi secondi, l'esercito americano e i siciliani NoMuos si sono guardati negli occhi.

“per pochi secondi, l’esercito americano e i siciliani NoMuos si sono guardati negli occhi.

Sotto lo sguardo dell’elicottero che ha seguito tutta la manifestazione da una quindicina di metri di altezza, dotato di una enorme telecamera ben visibile fin dalla sughereta, la recinzione magicamente scompariva e la gente, piano piano, facendosi forza e cercando di sconfiggere l’incredulità, entrava dentro una base americana.
E’ difficile da spiegare, vedere una base americana invasa da centinaia di persone  assolutamente pacifiche. Non sappiamo se Fidel Castro ha potuto vedere le immagini della falce e martello sventolare all’interno di un’obiettivo strategico dell’esercito americano. Se le ha viste si sarà fatto una grassa risata.
“Dai, facciamo un girotondo per invogliare le persone a entrare dentro la base!” propongono dei nerd sorridenti, probabilmente di Libera o del Movimento 5 Stelle o di qualche circolo cattolico di ampie vedute, che alla faccia di Kim Jong Il scorrazzano dentro una base satellitare americana. Inutile dire che nessuno verrà coinvolto dal girotondo, perchè nel frattempo i tre poliziotti che osservavano la Seconda Breccia di Niscemi dalla collina erano costretti a indietreggiare per proteggere le antenne, lasciando campo libero: poteva quindi partire una ascesa biblica (la seconda della giornata) verso la covata malefica che gli Stati Uniti hanno depositato in Sicilia.
La combriccola NoMuos (quattromila secondo gli organizzatori, duemila secondo la Questura e millecinquecento secondo la Repubblica e il Fatto Quotidiano) che prima dello showdown si era fatta due ore e mezza di marcia nell’Agosto della Sicilia Meridionale, era parecchio composita, in maniera quasi buffa.
Alternativi palermitani e catanesi, nerd di Libera e del Movimento 5 Stelle, habitué delle marce di protesta, viddani assolutamente determinati e con le idee  più che chiare, padri di famiglia con signore e pargoli al seguito, studenti, minorenni e “milanesi” (cioè tutti gli italiani del continente), visto che trattavasi di manifestazione nazionale.

due pericolosissime manifestanti si scambiano una bottiglia contenete un liquido sospetto.

due pericolosissime manifestanti si scambiano una bottiglia contenente un liquido sospetto.

Davvero di tutto, dal fricchettone a petto nudo con la piuma in testa fino ai sindaci con fascia tricolore e gonfalone comunale.
Una armata variopinta che, dopo due ore di camminata sotto il sole, ha assistito ai trenta secondi di fronteggiamento a uso telecamera (ossia, le uniche immagini trasmesse dai media nazionali) e poi si è sparpagliata quasi svogliatamente sul perimetro della recinzione, assistendo alla magica sparizione delle reti che separano la sughereta di Niscemi dalla base satellitare americana.
I NoMuos sono entrati. Si sente una voce: “Siamo entrati per affermare che possiamo fare quello che cazzo vogliamo e che non ci fermiamo“.
I dati di fatto di questa giornata particolare sono questi:
1) La riserva naturale di Niscemi è un posto meraviglioso oltre ogni immaginazione. Ma soprattutto, arrivare al tramonto nella spianata vulcanica che sta sopra la sughereta, col sole a picco che illuminava l’epica discesa a terra dei free climbers entrati la notte prima, ci ha fatto capire lo scempio compiuto installando in un posto così incantevole degli strumenti di guerra.
Quelle antenne sembrano costruite dai marziani per un rito magico su un pianeta appena raso al suolo, e per un rito del genere la location di Niscemi è davvero perfetta. La luna e il sole erano entrambi testimoni della Breccia di Niscemi, e c’era uno strano effetto ottico che spingeva in basso l’orizzonte, quasi ai piedi dei pacifici occupanti.
2) Quelle antenne sono aliene e fanno una paura mostruosa. Quella padellona parabolica del Muos aspetta di essere montata e fa ancora più paura.
3) Da Cape Canaveral è partito il satellite che rifletterà le temibili onde del Muos di Contrada Ulmo, stando alle parole del New York Times. Questo significa che, bhe, gli americani fanno sul serio.
4) Sembrerebbe che la perizia dell’Istituto Superiore di Sanità che ha convinto Crocetta a revocare la revoca abbia ignorato (fra i tanti) un particolare aspetto del precedente studio del professor Zucchetti (svolto in velenosa collaborazione con lo stesso Istituto Superiore di Sanità). Ovverosia il traffico aereo.
I siciliani favorevoli al Muos che lasciano i loro pensieri sui siti dei vari giornali (…) sostengono che non sarebbe dannoso per la salute umana perchè è puntato verso l’alto, quindi le radiazioni non colpirebbero la popolazione.
Ma allora cosa succederà al traffico aereo? Ci sono tre aeroporti nel raggio di 70 km dal Muos (Sigonella, Comiso e Catania) e un raggio così potente puntato verso l’altro sarebbe certamente causa di grossi danni.
Sembrerebbero pertanto emergere due fatti: che la perizia è incompleta e che Rosario Crocetta sarebbe stato un ottimo attore di teatro, se non avesse fatto il politico.
5) Lo stato che occupa le penisola italiana e le isole maggiori non ha voluto calcare la mano e i poliziotti erano davvero pochissimi; tutto sommato hanno fatto il minimo sindacale senza inutili esagerazioni, anche perchè erano in inferiorità numerica financo all’interno della base.
6) Se la polizia ha tenuto un comportamento morbido (vista anche la sproporzione di forze) altrettanto vero è che i manifestanti si sono comportati in maniera civile senza inutili esagerazioni: nella sughereta correva la voce che il “militare ferito” di cui hanno parlato tutti i giornali (Stampa, Repubblica, ilGiornale, Corriere della Sera, il Fatto Quotidiano, il Giornale di Sicilia, l’Unità, tutti tranne il Manifesto) si sarebbe contuso il ginocchio da solo, sciddicando dalla ripida collinetta da cui stava difendendo la base.
E in ogni caso, una lussazione non è una ferita. Tecnicamente nessun militare è “rimasto ferito”, semmai al massimo contuso, ma sangue non se ne è visto proprio. Le telecamere lo testimoniano, i media invece hanno dato a quel livido al ginocchio tutto il senso della manifestazione. Bah
7) Il poliziotto in abiti borghesi con indosso il casco blu, la videocamera e la maglietta “PEACE NOW!” si è aggiudicato il primo premio per il miglior look e la medaglia Stanley Kubrick per l’autoironia sulle forze armate.
8) i Media hanno ignorato l’argomento, soprattutto quelli (diciamo) di sinistra. Unità, Repubblica e il Fatto quotidiano stranamente all’unisono hanno semi-censurato l’argomento. Le prime pagine di tali giornali parlavano addirittura di Oprah Winfrey (Repubblica), della gang dei babbuini (l’Unità) e del solito Berlusconi (il Fatto). Neppure un trafiletto in prima pagina. Una uniformità di comportamento piuttosto insolita.
9) La guerra è ancora lunga, complicata e semi-impossibile da vincere, ma nella battaglia del 9 Agosto 2013 i NoMuos hanno vinto, su questo non c’è dubbio.

L'orizzonte è ai piedi dei manifestanti penetrati nella base americana

La linea dell’orizzonte è ai piedi dei manifestanti penetrati nella base americana

 

Perché non ci sono state insurrezioni dopo la sentenza su Stefano Cucchi.

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Stefano Cucchi era un drogato.
Anche Federico Aldrovandi era un drogato.
Pensiamo che sia lecito affermare che entrambi questi poveri ragazzi sono stati uccisi proprio perché erano dei drogati. O meglio, anche e soprattutto per tale ragione ebbero a crearsi le condizioni del loro maledetto incontro coi tutori dell’ordine.
In pratica una condizione sociale (il consumo di sostanze stupefacenti vietate) influisce sul modo in cui lo Stato interagisce con questa categoria umana, quella dei drogati.
Pensate se Aldrovandi e Cucchi e molti altri fossero stati uccisi a causa di una qualsiasi altra condizione sociale considerata negativa dalle forze dell’ordine.
Pensate se fossero stati bastonati a morte perché omosessuali.
In casi del genere, la comunità omosessuale avrebbe sicuramente reagito in maniera compatta a questo orrendo sopruso, come già è accaduto in più occasioni nel nostro paese.
Ora, pensate se Cucchi e Aldrovandi fossero stati uccisi a causa della pelle più scura di quella dei poliziotti.In casi del genere, la comunità interessata avrebbe sicuramente reagito in maniera compatta, come già è accaduto Pensate se Cucchi e Aldrovandi fossero stati ammazzati perché comunisti, o perché ultras.

In casi del genere, la comunità comunista o ultras avrebbe reagito in maniera compatta al sopruso, come già è accaduto in passato per Gabriele Sandri, Carlo Giuliani.

Bene, purtroppo in Italia non esiste una lobby dei drogati che abbia un peso pur minimo all’interno del dibattito pubblico nazionale, sebbene gli italiani continuino a consumare tonnellate su tonnellate di stupefacenti illegali ogni mese da decenni.

I gruppi di interessi, le lobby e le comunità militanti di varie altre formazioni sociali “di minoranza” (omosessuali, fascisti, migranti, comunisti/centri sociali/antagonisti, ebrei, ultras, etc) riescono a fare sentire la propria voce ogniqualvolta si rendono conto di aver subìto un’ingiustizia da parte delle istituzioni.

Per ognuno di questi gruppi sociali è facile identificare personalità pubbliche** che, col prestigio delle loro opinioni, possano compattare in un comune sentire la voce del gruppo sociale in questione.

Per i drogati non esiste niente di tutto questo.

I gruppi di pressione per la riduzione del danno nel consumo, i gruppi promotori della cannabis terapeutica, i pochissimi sostenitori delle “stanze del buco” in Italia non hanno voce.

Non hanno rappresentanza. Non viene dato loro spazio. Nessuno gli parla.

I drogati sono milioni in Italia.

Milioni di giovani e adulti che si divertono ogni sera, col terrore di incontrare una volante.

Senza una cultura della droga e del rispetto dei drogati, senza figure pubbliche che riescano a sensibilizzare l’opinione nazionale sul tema del consumo ricreativo di droga, dobbiamo aspettarci migliaia di altri casi simili alle tragedie di Cucchi, Aldrovandi e tantissimi altri.

In moltissimi paesi del mondo queste questioni sono state affrontate e risolte, o quantomeno si sta provando.

Dalla Svizzera alla California, dalla Spagna all’Olanda fino al Colorado il consumo di alcune droghe è legalmente permesso; in Sudamerica e in altri paesi d’Europa si comincia a produrre qualche sforzo nella stessa direzione.

Intellettuali, personalità pubbliche, leader politici sostengono pubblicamente e a gran voce la causa*** della legalizzazione.

In Argentina un milione di persone si è riunita nelle strade di Buenos Aires per affermare la propria volontà di fumare erba in tranquillità.

In Italia dopo gli exploit di Pannella negli anni ’90**** c’è stato il nulla più assoluto.

Il fatto che in seguito a questi due scandalosi delitti non si sia levata alta la voce di un ipotetico popolo dei drogati a difesa dei propri interessi è molto significativo, significa che la politica, i media e le istituzioni non concedono spazio a discorsi di questo tipo, negano il diritto di parola a circa cinque milioni di italiani, tra il 12 % e il 15% della popolazione.

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*usiamo la parola “frocio” soltanto per catturare la vostra attenzione. Una cretinata che abbiamo già fatto molto spesso, mettendo nel titolo parole come froci terroni donne incinte kamikaze musulmani e ebrei che parlano come Mussolini. Visto che vi offriamo poche cose e di qualità medio bassa dovete accollarvi questi titoli idioti da tabloid, poi vedete voi.

** Soltanto per quanto riguarda i gruppi citati e riferendoci soltanto ai politici si possono trovare decine di volti, pensate poi alla gente dello spettacolo, mentre per i drogati il solo Pannella, che da tempo non ne parla neanche più. Gli altri drogati politici/vip parlano male della droga. Che stupida ipocrisia, anche perché (continua al prossimo asterisco..)

***Quello che la gente non capisce è che la causa della legalizzazione sarebbe un business redditizio per tutti: per lo Stato che ci guadagnerebbe in tasse e in risparmi di spesa carceraria; per gli imprenditori e per l’economia, per il turismo: se la gente faceva la fila per andare a Lugano a fumare, pensate cosa succederebbe se i turisti potessero fumare liberamente sulle colline toscane, o sulle spiagge sarde e salentine o sulle gondole a Venezia. Negli Stati Uniti, dove esiste una forte lobby pro cannabis, i grandi marchi l’hanno capito e legano il proprio brand a testimonial delle canne, guardate, ad esempio, questo video di Adidas e Snoop Dogg.

In Italia un timido tentativo c’è stato da parte della Konami con PES dei Club Dogo, di cui ci siamo già occupati.

****Negli anni ’90, se vi ricordate, oltre a Pannella che gettava il fumo alle folle c’era anche una canzone che andava in tutte le radio il cui testo parlava della gioia di fumare le canne, Maria degli Articolo 31.

Capodanno, la magia della droga

brindisi

in italia, e non solo, i giorni che precedono il capodanno sono pieni di trattative segrete per l’acquisto di droghe illegali.
pasticche, cocaina, cannabinoidi, anfetamine e altri passatempi vengono smerciati alacremente, quando dicembre sta per finire.
le tasche degli spacciatori si riempiono in questo periodo più che in altri mesi dell’anno. con le tredicesime dei clienti (o con i soldi ricevuti in regalo a natale, per i più piccoli) i pusher italiani possono anche loro fare qualche regalo natalizio ai loro figlioli.
in ogni economia, ad una offerta (gli spacciatori) corrisponde una domanda, i clienti. le feste accrescono la smania degli italiani di drogarsi.
il bisogno di assumere sostanze che amplifichino la realtà in un periodo di festività comunitaria può avere un collegamento con le antiche cerimonie pagane: il cinquantenne di Treviso che si ubriaca di grappa al cenone aziendale e suo figlio diciottenne che, ballando musica house in discoteca, festeggia la nascita del nuovo anno assumendo per la prima volta della cocaina, sono ignari del fatto che nello stesso periodo dell’anno, millenni fa, i loro antenati si comportavano in maniera molto simile.
(Helena Velena qualche anno fa ha riassunto in modo brillante le tesi di J. Allegro su un argomento poco noto: i funghi allucinogeni e la croce)
E’ davvero spiacevole che molte persone non si godano appieno i pochi grammi faticosamente acquistati: chi, inesperto, non sa maneggiare tali sostanze di tanto in tanto perisce, o comunque non ne apprezza gli effetti.
Un altro problema: dato che queste sostanze sono proibite dalla legislazione vigente, le più accanite realtà criminali se ne spartiscono gli illeciti introiti, statuendo prezzi e, SOPRATTUTTO, qualità del prodotto.
Sappiamo che la legge dello Stato Italiano vieta alcuni tipi di svago. Migliaia di poliziotti pattugliano le strade, fermano le macchine liberano cani lupo che infilano il loro nasone sotto le minigonne delle vostre figlie quindicenni alla ricerca di UNA CANNA.
Questo è lo scenario. Siamo sicuri che ogni persona sana di mente non voglia correre rischi del genere: sostanze scadenti da consumare in fretta e da comprare e trasportare col fiero terrore di chi non ha fatto niente per attirare tanta attenzione.
Ma se a Natale e a Capodanno moltissima gente all’ostia del prete preferisce una sniffata, vuol dire che le droghe significano qualcosa di molto profondo per gli italiani.
Milioni di italiani negli ultimi decenni hanno consumato e continuano a consumare tonnellate su tonnellate di droghe illegali, nonostante tutte le difficoltà e i veri e propri drammi sociali che ciò comporta nella penisola.
Perchè? C’è un significato religioso?
La Francia, la politica francese, negli ultimi anni ha partorito parecchie nuove leggi aberranti, ma la creazione di stanze comunali per eroinomani ci sembra una piccola mossa vincente per fornire un adeguato sostegno al “CONSUMATORE DI DROGHE ILLEGALI”, una figura umana CHE ESISTE DA DECENNI E CHE NON ACCENNA MINIMAMENTE A SCOMPARIRE, e come tale va accettata. Anche in Italia.

LA POLIZIA LO SA

In Italia la forze di polizia non hanno nessun numero identificativo sulle uniformi.

Gli sbirri lo sanno, sanno di avere torto.

Hanno la coda di paglia, basta osservare le loro reazioni quando spunta una telecamera che li riprende.

La vista di una telecamera li manda fuori di testa, l’idea di essere riconoscibili in un video li fa imbizzarrire.

La vera arma dei poliziotti non è il manganello, nè le manette e neppure la pistola.

La vera arma della polizia italiana è l’anonimato.

Sappiate però che da quest’anno in teoria è legale filmare la polizia in servizio. Potete anche puntargli la telecamera in faccia, per legge non possono farvi niente. In teoria.

L’ omertà non è male

L’omertà può essere “buona”?
Secondo ilfiumeoreto, sì.
Quando essa è al servizio dei deboli o degli amici, l’omertà viene chiamata complicità, ed è considerata lecita.
Quando essa è al servizio dei forti e degli oppressori, viene chiamata omertà e viene disprezzata.
Ma si tratta dello stesso procedimento, identico: occultare dei fatti conosciuti, di fronte a qualcuno che non ne sa niente ma vuole conoscere i fatti, sia esso la polizia o chiunque altro.
Ranajit Guha ha studiato le rivolte contadine in India e in Europa negli ultimi secoli, e ha notato che ci sono dei momenti in cui una comunità decide di non comunicare più col potere, oppressore e legale, e di tenere per sè le informazioni sul contropotere “criminale” (sia esso “mafioso” o “partigiano”, tagliando con l’accetta).
Facciamo due esempi. Qualcuno potrebbe leggerla come una provocazione, ma sono solo due esempi: potremmo farne mille altri.
Chi nascondeva un’ebreo durante le persecuzioni nazifasciste era omertoso verso l’autorità e complice verso chi ospitava.
Il commerciante siciliano che non denuncia il proprio estortore non nasconde nessun rifugiato, nasconde solo sè stesso dalla vendetta del “contropotere” illegale. Entrambi i casi meritano un identico rispetto.*

Pensiamo che l’omertà sia uno strumento che gli organismi sociali adottano per difendere sè stessi, sia a livello individuale sia per quanto riguarda le masse.
Ciò vuol dire che, a seconda delle contingenze storiche, la medesima azione di occultamento di notizie può essere al servizio disinteressato dell’umanità in generale o unicamente al servizio della propria umanità personale.
L’omertà è un’arma fondamentale di ogni gruppo o singolo in lotta per la propria sopravvivenza contro un potere costituito legale, statale o poliziesco.
Noi non diamo giudizi morali, non ne siamo degni; i siciliani che non denunciano i mafiosi sono omertosi; allo stesso modo, i romani che hanno nascosto gli ebrei nel 1945 erano omertosi verso il potere nazifascista. Entrambi operano per la sopravvivenza umana: disinteressata e di gruppo nel secondo caso, interessata e personale (o familiare) nel primo. Nel secondo caso domina il coraggio. Nel primo a dominare è la paura.
L’uomo lotta per la propria sopravvivenza, e lo fa da solo o in gruppo. Ogni tentativo di salvaguardia della vita umana merita rispetto, quando non minaccia la vita altrui in maniera diretta.
I giudizi morali vengono espressi spesso dal caldo di una poltrona o da dietro una scrivania, o durante una conferenza stampa.
Abbiamo deciso di affrontare un tema così delicato per farvi capire che i confini fra lecito e illecito, giusto e sbagliato, legale e illegale sono talmente mutevoli e sottili che dare giudizi morali non è facile.
Noi non pensiamo affatto che “un intero popolo che paga il pizzo è un popolo senza dignità”, come recitava uno dei cavalli di battaglia della campagna di viral marketing pianificata da Addiopizzo qualche anno fa per inserirsi nel mercato mediatico.


Slogan ad effetto, certo, ma totalmente fasullo.
Noi pensiamo che “un intero popolo” paga il pizzo per vivere, o quantomeno per sopravvivere.
La sopravvivenza.
Non è forse questo il massimo della dignità umana?

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* Entrambi rischiano qualcosa: chi nascondeva gli ebrei e veniva scoperto rischiava la morte per mano del potere legale; chi non denuncia il proprio estortore rischia, durante le vaste operazioni anti-mafia, di essere accusato di collusione: pagavi, non denunciavi e ti veniva consentito di lavorare. Colluso. Se denunciavi, tu e la tua famiglia rischiavate ritorsioni.
Il confine tra giusto e sbagliato, omertà e complicità, legale e illegale si confonde e si mescola di caso in caso. E cambia colore a seconda di chi narra gli eventi.