Oggi pubblichiamo la seconda parte di un “saggio” intitolato pomposamente ‘De alcolismo – PalermoBabylon’ , inviatoci dal nostro collaboratore Osama Riina. Ovviamente la redazione ci tiene a precisare che questo scritto riflette unicamente le opinioni dell’autore e non di tutto il sito. Decidiamo di ospitarlo perchè contiene alcune cose davvero interessanti.
De alcolismo – PalermoBabylon
di Osama Riina
seconda parte – fatwā
Oltre a dare lavoro, l’alcool tramite l’indotto soddisfa l’esigenza dei palermitani (e degli italiani) di svago post lavoro, o di disperazione pre lavoro, o di disoccupazione post non lavoro, o di pensione irascibile.
L’alcool è il collante sociale di un’ampissima umanità.
L’indotto rappresenta l’oro nascosto dell’industria e della cultura dell’alcool.
Don Verzè, ospite in prima serata di Antonella Clerici, parlò del vino (da lui prodotto in Brasile) come “medicina di conoscenza”, termini velatamente gnostico-esoterici;
D’altro canto, la cultura e l’arte sono legate a doppio filo all’alcoolismo: decine di secoli prima delle immortali quartine sul vino di Omar Khayyam, in Grecia c’era Alceo. A Palermo oggi c’è Luigi Maria Burruano (uno tra i migliori attori italiani in attività), degno erede di questa tradizione greca e musulmana.
In Italia e a Palermo (e forse pure a Baghdad) l’alcoolismo è un “bene” per la società: i soldi spesi dagli italiani per ubriacarsi fanno aumentare i consumi, il paniere ISTAT include gli alcolici, e se si vendono meno alcolici a Natale (!) l’intera economia ne risente.
A questo punto, chi sono gli utopisti?
I religiosi (imam di Baghdad, abbiamo visto, e anche vescovoni della provincia siciliana, che incontreremo nella terza parte di questo scritto) i quali si scagliano contro questa droga sociale, oppure i libertari creativi delle agenzie di marketing che lavorano per conto dei marchi di alcoolici, o ancora gli estremisti atei di destra o di sinistra, tanto i fascisti quanto i centri sociali, che nelle loro serate intonano veri e propri inni all’alcoolismo, e che basano le proprie entrate su chi si ubriaca ogni sera, contribuendo così “con la propria pietruzza alla causa” dell’alcool, scambiando euro per innumerevoli Peroni, Moretti, Forst, Franziskaner (chiamata dagli addetti ai lavori “u parrinu”, per via del frate sull’ etichetta****)?.
Franziskaner.
“Francescano”.
U parrinu.
Il prete.
L’imam.
I negozi bruciati.
Le epatiti e le emorroidi e i disturbi gastrici che rodono gli abitanti della Conca d’Oro.
Gli incidenti stradali mortali per guida in stato di ebrezza.
Ma l’alcol è un fattore ineliminabile dell’economia e della cultura e della medicina del mondo contemporaneo, quindi ben vengano i minorenni alcolisti.
Inoltre, i brand dell’alcool mondiali e palermitani si battono con buoni mezzi e ottimi risultati nel mercato culturale per imporre il loro prodotto come stile di vita.
Diciamo anche che l’umanità ha conosciuto e patito le gioie dell’alcoolismo da millenni prima della nascita delle agenzie di pr e marketing, quindi queste ultime stanno avendo gioco facile sull’umanità palermitana e mondiale.
Nei prossimi capitoli analizzerò l’azione mediatico-culturale di due diversi brand di alcoolici, uno a livello mondiale ed uno a livello palermitano, scoprendo diverse analogie e qualche differenza.
note.
**** L’europa è piena di birre con stampate sulle etichette le immagini di frati in abito talare con il volto gonfio e arrossato e il boccale pieno di birra in mano. Queste facce di vecchi alcolizzati servi del signore vengono distribuite ai minorenni senza nessuna remora. Cosa direbbero gli imam? Qualsiasi cosa direbbero, chiunque dovrebbe dirsi d’accordo.
FINE DELLA SECONDA PARTE