In Italia gli eventi calcistici di rilievo sono spesso accompagnati dalle recriminazioni e dall’amarezza generata dagli spalti sempre più vuoti (ne è prova la recente vittoria della Nazionale sulla Danimarca, avvenuta nel deserto di San Siro), dall’abusato leit-motiv dell’allontanamento delle famiglie dagli stadi, dal tifo delle curve fiaccato da mille decreti (anti-striscione, tessere del tifoso, etc.).
Ciò va inserito nel contesto di precaria salute del calcio italiano nel suo complesso, con la Serie A (e i suoi scandali a frequenza periodica, che meriterebbero una menzione a parte) sempre più in basso nel ranking delle leghe europee che contano, surclassata dalla Liga e dal suo duopolio, che offre vitto e alloggio ai due giocatori più forti del mondo, e dalla Premier, seguita con passione più o meno da tutto il pianeta.
Ed è arcinoto a tutti che anche la Bundesliga (al primo posto per numero di spettatori nei suoi nuovissimi stadi) ci ha soffiato uno dei posti disponibili per la Champions. Insomma, stando alle classifiche Uefa, ormai ce la giochiamo con la Ligue 1 e col suo multimiliardario PSG dei transfughi Ibra, Lavezzi, Pastore, Verratti e Carletto Ancelotti.
E gli spettatori di tutto il mondo, quelli “neutrali”, non sono di certo insensibili alla decadenza – non solo tecnica – del nostro calcio.
“Perdita di appeal”, si sente dire. Appeal.
Ma effettivamente, che fascino può esercitare, a livello internazionale, un Chievo-Siena giocato – per esempio – d’inverno in un Bentegodi enorme, congelato e vuoto, quando già un West Bromwich-QPR (non certo due squadroni) si disputa su un terreno impeccabile anche a gennaio e con uno stadio tutto esaurito, nonostante una delle due squadre, magari, corra il serio rischio di retrocedere?
Cosa può far sì che un amante del calcio, che so, coreano, scelga di guardare in streaming Cagliari-Pescara giocata in uno stadio costruito con il lego a Quartu Sant’Elena, a porte chiuse, privato dei canti dei supporters sardi (tutt’al più ci si può accontentare delle imprecazioni di Cellino), quando magari qualche centinaio di chilometri più a nord, Hoffenheim e Friburgo lottano aspramente mentre sulle curve della Rhein-Neckar Arena i cori sono maestosi e incessanti? Come si fa a spiegare a un calciofilo giapponese che c’è una guerra in corso fra il Cagliari Calcio e il Cagliari Sindaco e che non si può più giocare da nessuna parte? Che lo stadio, oggi inagibile in cui giocava prima il Cagliari era costruito DENTRO un altro stadio, anch’esso già inagibile?
Visto che non ci interessa (non in questa sede, almeno) partecipare alla discussione sugli stadi italiani, sulla loro sicurezza, sulla tessera del tifoso, sul perché sceicchi e oligarchi si trovino più a loro agio con albionici e transalpini per i loro sollazzi post-trivella e altre amenità, forse conviene rispondere al quesito: «A chi può interessare la cara, vecchia Serie A, fuori dai patrii confini»?
Il nostro massimo campionato, a dire la verità, un certo interesse continua a suscitarlo, qua e là, malgrado la fuga dei piedi buoni.
Ma a rispondere alla nostra domanda, in questo caso, ci pensa il signor Nigel Gan. Da Singapore.
Nigel è un 33enne tecnico addetto alla sicurezza, e soprattutto è un tifoso marcio, sfegatato, accanito, della S.S. Lazio. E sulla passione divorante per i biancocelesti ha intenzione di pubblicare un libro, che ha come centro il racconto della sua trasferta a Roma (10.000 chilometri) in occasione di un derby.
Nigel, che ha accettato di rispondere a qualche domanda de ilfiumeoreto, ci spiega che si tratta di “un diario di viaggio basato sulla mia esperienza a Roma per il derby (vinto dalla sua Lazio al 93′ con gol di Klose, nda) e anche sul mio viaggio in Indonesia, sempre per un derby visto in tv coi Laziali del luogo”.
Già, perché proprio in Indonesia il calcio italiano ancora impazza fra la gente del luogo.
“Io vengo da Singapore e purtroppo il campionato inglese è più seguito rispetto alla Serie A. Comunque, è l’Indonesia il paese del Sud Est Asiatico col maggior numero di tifosi dei club italiani. Ogni settimana milioni di telespettatori si incollano ai teleschermi per la dose settimanale di calcio. Da queste parti le televisioni cominciarono a trasmettere la Serie A nei primi anni Novanta, all’apice del periodo d’oro del calcio italiano, e per questo motivo moltissima gente si sente più a suo agio col calcio italiano che con qualsiasi altro campionato. Ci sarà un motivo se il sito internet dell’Inter è disponibile anche in lingua indonesiana. Ricevono circa diecimila visite al giorno, e l’estate scorsa i nerazzurri hanno giocato due amichevoli in quel paese”.
La passione degli indonesiani, come dicevamo, ha spinto Nigel a recarvisi per assistere a un derby capitolino, circondato da gente che, come lui, vive la stracittadina con il calore che merita: “Ci sono intensissime rivalità fra i tifosi delle diverse squadre italiane in Indonesia. Quando andai a Giacarta per vedere il derby assieme ai Laziali indonesiani sono rimasto impressionato dal fatto che la fortissima tensione per il derby che c’è a Roma si potesse sentire anche qui. Al contrario che in Italia, qui la cultura calcistica vuole che le partite vengano viste da tifosi di varie squadre nello stesso bar, e non è sorprendente che ogni tanto ci siano risse e scontri fra laziali e romanisti”.
Ma come hanno fatto i colori biancocelesti a fare breccia nel cuore di Mr. Gan? “La mia passione per la Lazio è cominciata nel 1993, quando vidi una partita di Serie A in televisione, Lazio-Inter, e Beppe Signori segnò un gol straordinario. Ero ipnotizzato sia dalla figura di Signori sia dalla splendida immagine della Curva Nord, e da quel momento non sono più tornato indietro. Ad essere onesti, ero molto deluso e arrabbiato quando il mio eroe, Beppe Signori è stato tra i pochi ad essere arrestato per lo scandalo scommesse”.
E proprio lo scandalo scommesse vedeva coinvolta un’organizzazione criminale che aveva base a Singapore, il paese di Nigel.
“Il fatto che l’organizzazione mafiosa abbia la sua base in un paese (Singapore) dove il tasso di crimini è il più basso del mondo mi ha scioccato oltre ogni immaginazione. La scandalo del calcio scommesse è stato abbastanza seguito dai media di Singapore, e si è parlato anche di Tan Seet Eng come presunto ‘leader’ dell’organizzazione. Sono molto arrabbiato perchè tutto ciò dà una brutta immagine non solo del mio paese, ma anche del calcio italiano. Ho molti amici con cui non avevo mai parlato di calcio in vita mia che mi riempivano di messaggi e di telefonate per dirmi quello che leggevano sui giornali a riguardo.
Amo il calcio italiano. Ma deve darsi una ripulita. I colpevoli devono pagare, tutti. Anche Stefano Mauri, qualora risultasse colpevole.
Comunque, qualsiasi cosa sia successa, non smetterò mai di seguire questo fantastico gioco, non smetterò mai di amare il mio eroe Beppe Signori, e, cosa più importante, non abbandonerò mai la S.S. Lazio”.
Nigel segue la sua Lazio su lazioland.com, un sito in lingua inglese per appassionati di tutto il mondo, e ogni tanto riceve informazioni direttamente dalla Città Eterna da un amico romano che si trova a Singapore per ragioni di lavoro. Nigel sta pure cercando di imparare i cori della Curva Nord in italiano (ascolta anche Ligabue!).
Come avrete avuto modo di capire, il nostro interlocutore è molto distante dall’immagine dal tifoso straniero che si limita ad applaudire per i bei gol e a indossare il cappellino della squadra del cuore quando va a fare una passeggiata. Infatti, Nigel ha le idee chiarissime sui vertici societari (“No comment. Lotito vattene”!)anche sui provvedimenti anti-violenza che negli ultimi anni sono stati al centro di infuocati dibattiti nel nostro paese.
“Sono al 200% contro la Tessera del Tifoso. Non solo è lesiva dei diritti umani, sta anche distruggendo il movimento ultras e allontanandolo dal calcio! La polizia vuole eliminare gli scontri violenti tra tifoserie rivali fuori dagli stadi. In ogni modo, ciò che non capiscono è che non possono impedire alle persone di viaggiare da una città ad un’altra, intenzionati magari a compiere l’insano proposito di affrontarsi nelle strade lontane dallo stadio. Non mi sembra possibile che la tessera del tifoso possa sradicare il male del calcio. Bisognerebbe, al contrario, creare un tesserino per i poliziotti che usano violenza sui tifosi”.
Ci sembra interessante mostrarvi un passo del libro che Nigel sta scrivendo in cui parla di quando sentì in prima persona i cori razzisti della curva Laziale: una descrizione per nulla retorica o moralista, anzi lo sguardo straniero ci aiuta a comprendere alcuni aspetti del nostro tifo che, spesso, all’occhio italiano sfuggono:
Appena tre minuti dopo l’inizio della ripresa del secondo tempo, il difensore della Roma Juan fu oggetto di grida scimmiesche da parte di una minoranza di supporters Laziali in Curva Nord. Adesso non voglio far finta che non sia successo nulla ne’ voglio difendere i nostri tifosi. La verita’ e’ che insultarono Juan con cori razzisti, ecco. Fu fatto per attaccarlo personalmente, e questo e’ sbagliato. Il nostro odio contro la Roma e’ cosi’ forte che i nostri tifosi non si preoccupano minimamente che altri ci possano chiamare razzisti o chissa’ cosa. Quello che posso dire e’ che questa ripugnanza supera tutto. I tifosi della Lazio non hanno ma fatto questi cori contro Clarence Seedorf, Samuel Eto’o o Mario Balotelli quando abbiamo giocato contro il Milan o l’Inter. Al contrario, i nostri fans li hanno persino fatti contro Daniele De Rossi e Francesco Totti, e questi ultimi sono certamente non ‘neri’. Il giorno successivo questo ‘incidente’ fu l’argomento principale in tutto il mondo. ‘I tifosi della Lazio sono razzisti!’ riportava il titolo principale di un popolare sito online di calcio. La cosa che mi manda piu’ in bestia e’ il modo in cui la notizia sia stata riportata. Modibo Diakite, il nostro difensore Francese di origine Senegalese, veniva ripetutamente insultato con cori razzisti dagli ultra’ della Roma, ma i giornalisti allo stadio quel giorno, e i media internazionali, decisero di non far sapere nulla di tutto cio’! Che cosa allora si potrebbe dire su Balotelli che venne pesantemente insultato in maniera razzista dai fans della Roma quando giocava con l’Inter? E hanno mai riportato i media i vergognosi sfotto’ dei Romanisti che cantavano cori e deridevano la morte tragica di un povero tifoso Laziale (Vincenzo Paparelli, ucciso dai romanisti durante un derby, ndr)? No, assolutamente. Questa e’ una copertura mediatica indecente al piu’ alto livello ed e’ veramente assurdo far vedere solo un lato della medaglia.
Oltre al suo leale e incondizionato amore per la Lazio, Nigel trova anche il tempo per seguire il calcio del suo paese, la S-League.
“Nella lega di Singapore tifo per la squadra della mia città, Geylang United FC. I nostri rivali sono i Tampines Rovers, ma la storia e la rivalità non sono lontanamente paragonabili a Lazio-Roma”.
Fra l’altro, da quest’anno, una squadra di Singapore, i Lions XII, disputa il campionato malese. Effettivamente, le ridotte dimensioni della città-stato in cui vive Nigel, rendono più appetibili le sfide con i club dei paesi vicini.
“I Lions XII sono stati fondati quest’anno e giocheranno contro le squadre malesi nella Malaysian League. La squadra è nata con l’obiettivo di riportare i tifosi allo stadio per tornare a tifare di nuovo per la ‘squadra di Singapore’. Tanti anni fa la squadra di Singapore giocava contro le squadre malesi e gli stadi erano gremiti. Quando Singapore ha lasciato il campionato malese ed è stato costituito il campionato locale (S-league) la gente ha smesso di andare allo stadio. La forte influenza del calcio inglese a Singapore è una delle cause del diprezzo dei miei conterranei per il nostro campionato. Qualcosa di molto triste”.
Ringraziando Nigel per la cordiale intervista, vi lasciamo con un video che testimonia il livello di passione calcistica nel Sud Est Asiatico: ci troviamo in Malesia durante una tournèe estiva del Liverpool. Guardate cosa succede ad uno sventurato con indosso la maglia dei rivali del Manchester United: