L’automobilista italiano, il peggiore del mondo.

Siamo lieti di ospitare su queste pagine il contributo di un nostro amico austriaco, Karel Hòrny, che ha visitato (in macchina e guidando lui stesso) Palermo e altre città d’Italia e ha insistito perchè pubblicassimo in italiano questa sua violenta invettiva contro gli automobilisti italiani.

L’automobilista italiano, il peggiore del mondo.
di Karel Hòrny
Nella vita agiata e bruciante dell’Italia attuale la rapida diffusione della motorizzazione automobilistica non ha certamente avuto una influenza felice sulla mentalità e il carattere dell’Italiano. L’automobile agisce come uno stimolo che risveglia lo spirito aggressivo dell’individuo che viaggia su quattro ruote, rendendolo troppo spesso volgare, brutale e talvolta criminale. Le scene di violenza sulle strade italiane tendono a moltiplicarsi.
L’automobilista italiano è conosciuto nel mondo intero per la facilità con la quale viola i regolamenti, ma lo fa con astuzia e abilità, altrimenti il numero dei morti sulle strade della penisola sarebbe ben più elevato. Salvo qualche eccezione, l’automobilista italiano non si propone di arrivare, ma di arrivare prima degli altri. Si crede un asso al volante e non sopporta che lo si superi. Da ciò, alterchi, insulti, gesti triviali che degenerano talvolta in drammi.

braccio
Un’altra caratteristica dell’automobilista italiano è di tenere troppo spesso il braccio sinistro fuori dalla vettura. L’automobilista straniero crede che si tratti di un segnale a lui sconosciuto, e ne rimane impressionato. Gli ci vuole qualche tempo prima di capire che l’italiano tiene il braccio fuori dal finestrino per avere un po’ di fresco o semplicemente perchè gesticola discutendo con la persona che è al suo fianco, o ancora lo tiene fuori per noncuranza o capriccio, senza preoccuparsi delle auto che lo seguono, e come se la strada appartenesse soltanto a lui.
Tutto ciò è dovuto al fatto che l’automobile è per gli italiani simbolo di prestigio e di potenza, anzichè strumento di lavoro o di diporto.
Dobbiamo concludere constatando amaramente che secoli di civiltà non hanno in ogni caso eliminato gli istinti primitivi degli abitanti della penisola