Beppe Grillo, Adsense e i fondi nascosti del Movimento 5 Stelle. La nostra inchiesta continua.

Le nostre perplessità sui finanziamenti del Movimento 5 Stelle ricevono conferme da Federica Salsi e da @Palermo5Stelle.
Tramite Twitter abbiamo cercato di chiarire i nostri dubbi sui finanziamenti del M5S.
Abbiamo prima avuto una discussione con gli esponenti palermitani del M5S; poi abbiamo chiesto delucidazioni a Federica Salsi, consigliere comunale a Bologna, buttata fuori in malo modo dal Movimento.
Insomma, abbiamo fatto ciò che dovrebbero fare i giornalisti, abbiamo seguito una pista, evidenziato delle anomalie, chiesto riscontri ai diretti interessati.

(Soltanto che, a differenza dei giornalisti, noi non veniamo pagati)

Ebbene, dopo questa inchiesta rimangono parecchi punti oscuri sulla gestione poco trasparente del patrimonio accumulato da Grillo/Casaleggio con Adsense.
Cominciamo:
abbiamo chiesto a @Palermo5Stelle: come vengono spesi i soldi guadagnati con Adsense? Vanno a Grillo o vengono reinvestiti nel M5S? Chi decide come spartire i ricavi?
I grillini palermitani ci hanno dato risposte per niente esaustive, arrivando a contraddirsi nell’arco di 5 minuti.
Ecco la sequenza di tweet.
p5s orethi“finanziare la piattaforma delle liste civiche e il forum”. A quanto pare quindi la pubblicità di Adsense contribuisce all’attività politica del Movimento 5 Stelle. Un minuto dopo però c’è un cambio di rotta. Guardate voi stessi:

grillo orethi 3

Insomma, risposte contraddittorie e un certo fastidio nel risponderci.

Il giorno dopo abbiamo scoperto la presenza su Twitter di Federica Salsi, e le abbiamo fatto una domanda, senza sperare troppo in una eventuale risposta.
Il succo della domanda era questo:
Ciao Federica, sai qualcosa su come Grillo spende i soldi guadagnati con Adsense?
Federica Salsi ci ha risposto, confermando in pieno i nostri interrogativi.
Ecco lo screenshot della nostra conversazione:

salsi oreto
Riepilogando
-Il comitato 5 stelle di Palermo prima dice che i soldi vengono reinvestiti nella piattaforma del Movimento, un minuto dopo si contraddice dicendo che i soldi sono di Grillo. Alla fine dicono che noi che poniamo queste domande siamo ridicoli e polemici. Chiaro segno di insofferenza verso domande su temi specifici.
-Federica Salsi ci conferma che questo tema è tabù all’interno del M5S: quando lei osò porre il problema venne addirittura cacciata dal movimento!

Conclusioni.
Noi non vorremmo sembrare ossessionati da Grillo. Avere un pregiudizio contro di lui significa esporsi ad una serie di facili critiche, nell’ordine:
-La vostra è una questione di poco conto rispetto ai grandi problemi di questo paese che Grillo intende risolvere.
-Il sito è di Grillo e ci fa quello che vuole.
-Non sapete più cosa inventarvi contro di lui!
-Siete in malafede perchè fate propaganda ad altri partiti.
-Noi facciamo risparmiare lo Stato restituendo i finanziamenti pubblici, cosa volete che siano i soldi di Adsense
-Il blog ha dei costi, la pubblicità serve a coprirli.

Perciò noi siamo pronti a riconoscere i motivi reali per cui la gente è affascinata dal comico genovese.
-Mettere il cappello sulle lotte locali (No Tav, No Muos) è sicuramente lodevole, anche se porta la gente a identificare quelle lotte (nate da comitati spontanei di cittadini e solo successivamente appoggiati dal M5S) con Grillo, come se fosse lui a capo dei vari comitati locali. Ciononostante va dato pieno merito ai grillini dell’ARS di aver fatto finora una dura opposizione contro l’installazione del MUOS, un tremendo radar che l’esercito americano vorrebbe installare in Sicilia;
-La presenza di Grillo nelle piazze e in alcuni luoghi-simbolo (le miniere sarde, il cda di Monte Paschi, la Val di Susa) lo rende vicino alla gente. In questo, Beppe Grillo ci ricorda Gabriele D’Annunzio, uno dei primi artisti a capire la portata spettacolare degli eventi politici, e la forza catalizzatrice che una forte retorica “post-politica” può fornire in queste situazioni.
-Casaleggio è il più influente uomo politico italiano. La recente inchiesta di Affari Italiani ha mostrato come la struttura e i “comandamenti” del M5S siano ricalcati sulle regole aziendali imposte da Casaleggio ai suoi dipendenti ai tempi della Webegg. In più, possiamo capire la bravura manageriale del “guru” analizzando un paio di mosse politiche complementari: poche settimane dopo l’apertura di Grillo a Casapound, ecco uscire un libro scritto da Grillo, Casaleggio e Dario Fo (che ha rivelato di essere stato coinvolto su iniziativa dei due capi del M5S…). Insomma, un ben riuscito tentativo di legittimarsi prima a destra e poi a sinistra. Mossa ben studiata e sicuramente riuscita, con l’aiuto di giornali amici come il Fatto Quotidiano e Dagospia.
-Ormai, la gente è attaccata a Grillo in maniera emotiva e irrazionale. Leggete La guerra civile fredda di Daniele Luttazzi e capirete che quando un politico racconta la sua storia in un certo modo, gli elettori lo seguiranno sempre, ignorando qualsiasi obiezione razionale si possa opporre al suo racconto (framing). Figuriamoci quanto può influire la nostra flebile critica su Adsense rispetto ad un elettorato già agganciato emotivamente…
-Infine, motivo più importante, GLI ITALIANI AMANO DELEGARE LE RIVOLUZIONI. Il risorgimento,la marcia su roma, la lotta partigiana furono espressione di un ristretto numero di attivisti, seguiti dalla massa soltanto a risultato ottenuto. Gli italiani amano vedere i potenti cadere in disgrazia, ma preferiscono rimanere spettatori e lasciare ad altri l’onere di agire. La smania degli italiani di mandare Grillo in Parlamento corrisponde ad un piacere voyeuristico: “non vedo l’ora che Grillo entri in parlamento e gliela faccia vedere lui a ‘sti politici ladri e papponi.” Lo stesso meccanismo identico ci fu con Mani Pulite. Il popolo italiano GODEVA nel vedere  i giudici arrestare l’intera classe politica. Ma la goduria stava proprio nel tifare per Di Pietro e per i giudici milanesi, non nell’occupare fisicamente Montecitorio per ghigliottinare Craxi e Andreotti.
Gli italiani amano delegare le rivoluzioni, e Grillo, come Di Pietro nel ’92 o Berlusconi nel ’94, assume egregiamente la stessa funzione.

Per questi motivi Grillo esercita un fascino straordinario sugli italiani.
Però, tornando alla nostra inchiesta sui guadagni di Grillo/Casaleggio con Adsense, ci sono delle grosse falle nella propaganda di Grillo.
Innanzitutto, i due padroni del Movimento guadagnano grazie ai click degli utenti. I soldi guadagnati rivendendo a Google le informazioni personali degli attivisti che fine fanno?
E’ una domanda legittima, soprattutto se a riceverla è il primo partito in Sicilia.
Il fatto che Grillo non voglia rispondere vuol dire che, forse, ha qualcosa da nascondere.
Ecco il corto circuito: la propaganda a 5 stelle dice che “uno vale uno”. Di fatto NON E’ COSI’. I militanti non valgono niente, dal momento che non possono mettere bocca sui bilanci del blog. E l’indirizzo del blog è addirittura inserito all’interno del simbolo elettorale!
Visto che Adsense (stando alle parole degli attivisti palermitani del M5S) fornisce risorse per la piattaforma del partito (cioè per la campagna elettorale) i militanti QUALORA VOLESSERO AVERE UN RUOLO ATTIVO E NON SOLTANTO PASSIVO, dovrebbero poter quantomeno sapere come vengono divisi i soldi guadagnati con la pubblicità.
Vi sembra la nostra un’obiezione inutile? Se sì, perchè Grillo e i militanti si nascondono e non rivelano le cifre? Perchè nascondersi?
Magari non hanno niente da nascondere e guadagnano due lire coi soldi del blog.
Allora perchè non pubblicare gli introiti? Perchè questa mancanza di trasparenza, in un partito che fa della trasparenza il suo cavallo di battaglia?

p.s.

Qualcuno tempo fa ha tentato di calcolare ipoteticamente i ricavi annuali del blog beppegrillo.it . La cifra (al ribasso) sarebbe comunque superiore al milione di euro annui, per il 2011.

P.P.S

In questi giorni sta  spuntando un’altra stranezza riguardante il rapporto tra il blog di Beppe Grillo e Google. Sono questioni iper-tecniche, è difficile per noi incolti dare un giudizio definitivo.

Un conflitto di interessi per Marco Travaglio?

Tutti conoscete Marco Travaglio, giornalista e imprenditore editoriale, co-fondatore del Fatto Quotidiano.
Oggi Travaglio, sul giornale di sua proprietà, ha fatto un’intervista a Beppe Grillo.
Non vogliamo dare giudizi sull’intervista in sè, ma vogliamo farvi notare un piccolo conflitto d’interessi economici che è scaturito da una domanda fatta da Travaglio al “non-leader” del MoVimento 5 Stelle.

Torniamo alla democrazia interna al movimento. È normale che il marchio sia nelle mani di Grillo e Casaleggio?
Ahah, Casaleggio viene dipinto come una figura luciferina, misteriosa, oscura. Sarà, ma sono anni che lo rivoltano come un calzino e non gli han trovato un belino di niente fuori posto. Mai visto una vita più normale, ripetitiva e noiosa della sua. Va in ufficio la mattina, lavora tutto il giorno, la sera torna a casa dalla moglie e dal bambino. Un persuasore talmente occulto che non riesce nemmeno a convincere la moglie a seguirlo nella casa di campagna a Quinci-netto, sopra Ivrea. Ogni tanto mi chiama dall’orto e mi chiede di andare a fargli compagnia. Ecco, la centrale operativa della Spektre è a Quincinetto.

Tutto ok, se non fosse che Casaleggio collabora con ChiareLettere, la casa editrice che oltre ad essere co-proprietaria del Fatto pubblica i libri sia di Travaglio sia della coppia Grillo-Casaleggio.
Questo potrebbe essere il motivo per cui Travaglio si è mostrato più o meno indulgente sull’argomento.
Travaglio è un bravo giornalista, un eccezionale cronista giudiziario, è capace di maneggiare mastodontiche quantità di dati, date, procedimenti, non luoghi a procedere, prescrizioni, condanne, etc. In Italia ha pochi rivali.
L’ultimo decennio lo ha passato a smascherare ogni legge ad personam di Berlusconi, in particolare gli infiniti conflitti di interesse.
Oggi Travaglio è un imprenditore ed è partner editoriale (all’interno dell’azionariato del Fatto Quotidiano) di ChiareLettere, la quale a sua volta è in affari con la Casaleggio Associati, che si occupa della gestione del sito di ChiareLettere (editore del Fatto Quotidiano), dei vari blog ad esso collegati e dei commenti dei lettori; sulla versione cartacea del Fatto Quotidiano Travaglio intervista Grillo, e nell’unica domanda su Casaleggio si accontenta di una risposta evasiva, di una battuta sul personaggio Casaleggio, che non risponde alla domanda fatta da Travaglio.
Un piccolo conflitto di interessi, no?

Aggiornamento 5 Marzo 2013

Ecco un piccolo esempio grafico di ciò che noi abbiamo definito “un incrocio perverso fra politica, web, editoria e satira“. Lo screenshot di una pagina del sito dell’editore del Fatto Quotidiano, ChiareLettere.

chiare lez

Lasciamo a voi ogni giudizio. Dispiace dirlo, ma il Fatto Quotidiano dopo queste elezioni non è più un giornale libero e indipendente.