Alessandro Di Battista nuovo conduttore delle Iene

dibattistaiene.png

Come riportato dal sito di gossip Dagospia, lo storico programma di Italia Uno Le Iene starebbe pensando ad Alessandro Di Battista per affiancare Geppy Cucciari e Miriam Leone alla conduzione.

“La scelta di Alessandro Di Battista è coerente con le recenti scelte di Pif e Fabio Volo nel ruolo di conduttore maschile” fanno sapere dalla redazione.

Di Battista rappresenta infatti il profilo perfetto per lo storico programma di Italia Uno: un trenta/quarantenne mediamente impegnato nel sociale, con un sorriso rassicurante e perfettamente a suo agio davanti a una telecamera. Il suo profilo è particolarmente adatto anche perchè a differenza di altri (come, ad esempio, Teo Mammuccari) ispira fiducia a quella fascia di telespettatori composta da donne del ceto medio comprese tra i 35 e i 65 anni.

Si attende ora la risposta, probabilmente positiva, del deputato romano. Già si sono detti d’accordo Grillo e Casaleggio che, come con già con Dario Fo, Fedez e Andrea Scanzi, cercano di affidarsi a volti riconoscibili dello spettacolo per veicolare le idee e le battaglie del Movimento 5 Stelle.

 

In gloria di Gianroberto Casaleggio

Cercheremo oggi di tracciare un breve ma glorioso profilo di Gianroberto Casaleggio: imprenditore, genio politico, creatore di mondi.
Per fare ciò non potremo sottrarci dal citare alcuni pensieri di autori molto cari al grande Casaleggio.
Gurdjieff, ad esempio, ci dice che le persone spesso non sono in grado di usare oggetti perfettamente funzionanti; il ruolo del saggio è quello di far credere al prossimo di avere aggiustato ciò che andava già bene, ma del quale non si conoscevano i segreti dettagli.
Casaleggio da Gurdjieff ha preso anche una religiosa concentrazione su simboli e rituali.

uebegg

zezze

Simbolismo: il Webegg di Casaleggio ritorna rovesciato sotto forma di Tze Tze

 

Al visionario scrittore americano Bruce Sterling è stato concesso l’onore di intervistare Casaleggio per Wired, e il ritratto è stato giustamente encomiastico.
Fra le varie cose uscite da questo dialogo fra geni, alcune sono di particolare interesse.
Il fatto che Casaleggio tenga nel cassetto della scrivania una copia della Carta del Carnaro, la constituzione dell’impresa dannunziana di Fiume, è un simbolo della linea politica del genio: corporativismo, idealismo e pace sociale, all’interno di uno stato guidato simbolicamente da individui rumorosi.
Sterling fa anche un parallelismo ardito: Mazzini starebbe a Casaleggio come Garibaldi starebbe a Grillo.
Se il paragone tra Grillo e Garibaldi è poco meno che blasfemo, tra il santissimo Mazzini e Casaleggio c’è almeno un punto in comune.
Dovete sapere che i gruppi politici Mazziniani clandestini sparsi per l’Europa e per il mondo nell’800 si chiamavano “Congreghe”.
“Congrega” si traduce in inglese con “Meetup”. E questo è stato uno dei segreti del successo. Stimolare la nascita di “congreghe” significa dare speranza a chi altro non aveva se non il disordine morale e il deserto della quotidianità.

favara

Il gonfalone della Congrega di Favara (provincia di Agrigento). E’ in posti del genere che Casaleggio ha creato il proprio consenso

Altre analogie intercorrono tra i due lungocriniti strateghi , come lo sviluppo di più livelli di percezione del proprio discorso per andare incontro alle esigenze intellettuali delle varie categorie sociali all’ascolto. Oltre a ciò, anche una certa predisposizione a “far fare” piuttosto che a “fare”. “Creare le premesse per fare”.

Questo è il Casaleggio politico.
Passiamo ora al Casaleggio “creatore di universi”.

Il mondo politico italiano da qualche anno rivolge attorno a Grillo, prodotto della Casaleggio Associati. (come suggerito dal geniale blog Gilda35, ormai il dibattito politico italiano è una sfida fra tre squadre: Gruppo Espresso, Publitalia e Casaleggio Associati)

L’universo a 5 stelle si regge su un pensiero carismatico con al centro l’autorealizzazione interiore e pubblica.
Una carica gutturale di energia dal profondo ha sfondato la parete dei sentimenti repressi e ha stimolato l’ingresso in parlamento di centinaia di “citoyen”.
Ciò è successo perchè il discorso di Casaleggio ha creato un “ambiente-mondo” che è riuscito a permeare l’inconscio degli italiani dopo un ventennio di (anti/)berlusconismo.
L’universo a 5 Stelle si è sviluppato talmente tanto da inglobare l’universo intero, una mappa a grandezza naturale delle preferenze degli utenti online e offline.

Tutti hanno potuto, possono e potranno essere “grillini” o filo-grillini. Da Rocco Casalino a Franco Bifo Berardi, da Mario Tuti a Fiorella Mannoia, da David Thorne a Micah White, da Maurizio Zamparini a Bruce Sterling, da Dario Fo a Giuseppe Cruciani. Da Corrado Guzzanti a Carlo Taormina.
Anche l’elezione di Bergoglio (ricordate?) è stata salutata come “l’avvento di un papa grillino”, avvenuta in contemporanea con l’elezione e la rinuncia a prebende varie da parte dei “cittadini” a 5 stelle, parallele alle rinunce degli sfarzi da parte del Papa nuovo.
D’altronde, il Movimento 5 stelle è stato fondato il 4 ottobre, giorno di san Francesco.
Solo un genio poteva unire sotto un’unica bandiera personalità e immaginari così assurdamente lontani fra loro.

Questo universo Casaleggiano esiste prima di tutto sulla “rete” e solo dopo esiste nel mondo reale. Casaleggio parla agli account, che non siamo “noi” ma sono “una parte di noi”, priva di pene e vagina ma dotata di sentimenti, o quantomeno di una ristretta gamma di sentimenti fra cui rabbia e speranza, ovvero i due materiali usati da Casaleggio per plasmare le menti degli elettori.

Cervelli ormai agganciati emotivamente; una conquista avvenuta porta a porta, piazza per piazza, user per user, utente per utente, indirizzio IP per indirizzo IP. Una conquista così efficace che le numerose contraddizioni non hanno scalfito il consenso sin qui guadagnato.

E quindi va a finire che i numerosi ecologisti del M5S non giudicano grave la presenza di Casaleggio al forum Ambrosetti, il luogo dove manager e multinazionali cercano di spartirsi il bottino del pianeta Terra.

E poco importa se una star della Casaleggio come Alessandro Di Battista nel 2008 era un fervente sostenitore di Veltroni (Ka$ta!), negli stessi anni in cui Favia, ormai espulso, girava l’Emilia Romagna per creare la base elettorale dei futuri successi di Grillo.

Poco importa se “la base” aveva votato contro il reato di immigrazione clandestina e i parlamentari hanno votato per mantenerlo.

La propaganda a 5 stelle è un “oceano senza coste” (cit.) in cui è possibile pescare di tutto. Un’esegesi scrupolosa troverebbe, nell’immenso materiale prodotto online dal M5S, un numero notevole di contraddizioni. Ma ciò non conta per gli elettori, il cui cuore e la cui mente sono ormai state occupate dalle idee di Casaleggio e della sua azienda.

La “Rete”, principio aprioristico del M5S, produce un energia fisica di miliardi di byte di informazioni transitate dai pc ai server, i social network etc, gas naturale e bollette enel che inquinano il pianeta ma servono a tappezzare internet di variazioni sul tema della lotta delle 5 stelle contro l’antiuniverso che si ostina a non scomparire.

 

IL CARRO DEI VINCITORI. Marco Travaglio e Goldman Sachs. Chi ci guadagna VERAMENTE col successo di Beppe Grillo?

Casaleggio_Associati-logo-

In questo momento, in Italia, migliaia di persone stanno salendo su un grosso carro decorato con cinque stelle.

La gente troppo entusiasta ci dà molto fastidio.

Per questo motivo vi segnaleremo alcuni personaggi che appoggiano il M5S per secondi fini o per rapporti economici.

Quasi un anno fa questo blog vi raccontava dei rapporti economico/editoriali che legavano Marco Travaglio, ChiareLettere e Casaleggio.

Oggi che il M5S è il primo partito, le contraddizioni stanno diventando gigantesche.

Potrà ancora il Fatto Quotidiano dichiararsi un giornale indipendente quando una parte degli editori hanno avuto rapporti economici con il proprietario del primo partito d’Italia?

Il conflitto di interessi di Marco Travaglio è ormai lampante. La libertà e la presupposta imparzialità del Fatto quotidiano sono un lontano ricordo e, in ogni caso, un giornale che fa affari col proprietario di uno fra i primi partiti italiani non può più proclamarsi indipendente.

Ci sarebbero tanti altri esempi di giornalisti, intellettuali, programmi radio, siti di gossip politico che stanno assumendo posizioni vergognosamente acritiche verso il movimento di Grillo

Ma quello fra Grillo, Casaleggio, ChiareLettere, Fatto Quotidiano (Travaglio è tra i proprietari) e Movimento 5 Stelle sembra che stia diventando un incrocio perverso fra politica, web, satira ed editoria.

I rapporti economici della Casaleggio Associati con gli editori del Fatto Quotidiano ci sembrano una prova lampante del fatto che il M5S non è quello che dice di essere. La realtà è che il M5S è un “political-entertainment product” creato e gestito da una azienda, la Casaleggio Associati, che è radicata nel mondo delle mega aziende della comunicazione e del marketing, con contatti ed entrature ai massimi livelli mondiali.

Basti pensare che a quanto pare il primo Meetup dei grillini non è stato creato da un cittadino qualunque ma da Maurizio Benzi, dipendente della Casaleggio Associati. Questo è il peccato originale, la prova provata che tutta le urla di Grillo sul fatto che il M5S si basa su spontaneità, partecipazione, trasparenza  etc sono solo trappole per boccaloni. O almeno, prendendo atto delle buone intenzioni di molti entusiasti, l’impalcatura del M5S nacque con un clic aziendale.

Visto che il mondo non si limita a lui, oggi chiudiamo questa piccola e noiosa serie di articoli su Beppe Grillo e lo facciamo commentando l’entusiasmo espresso oggi dalla Goldman Sachs per il successo elettorale di Beppe Grillo.

Bene, quando avrete un’oretta libera, leggete le 55 pagine che compongono questo bel dossier di Michele Di Salvo.

La conclusione ci spiega chi REALMENTE guadagnerà dall’ “instabilità politica” provocata dal M5S.

Vi lasciamo con le profetiche parole scritte ormai anni fa da Michele Di Salvo.

[Con gli slogan di Beppe Grillo] Fai facili consensi, e nell’immediato raccogli quei voti che tolgono ai partiti storici la possibilità di governare il Paese.

Chi ci guadagna in tutto questo?

I clienti della Casaleggio.

Quelle multinazionali che hanno tutto l’interesse a che una moneta si svaluti, che un’altra si rafforzi, anche grazie ad una incertezza o inaffidabilità politica.

Goldman Sachs ringrazia.

AGGIORNAMENTO 8 Marzo 2013

Come volevasi dimostrare:

Fitch taglia il rating all’Italia.
Pesa il caos post elettorale

L’agenzia di rating ha abbassato il giudizio sull’Italia a BBB+ da A- con outlook negativo. Il ‘voto’ riflette il “risultato inconcludente delle elezioni italiane”. Fitch era l’unica a non aver ancora ridotto il giudizio sull’Italia

Beppe Grillo, Adsense e i fondi nascosti del Movimento 5 Stelle. La nostra inchiesta continua.

Le nostre perplessità sui finanziamenti del Movimento 5 Stelle ricevono conferme da Federica Salsi e da @Palermo5Stelle.
Tramite Twitter abbiamo cercato di chiarire i nostri dubbi sui finanziamenti del M5S.
Abbiamo prima avuto una discussione con gli esponenti palermitani del M5S; poi abbiamo chiesto delucidazioni a Federica Salsi, consigliere comunale a Bologna, buttata fuori in malo modo dal Movimento.
Insomma, abbiamo fatto ciò che dovrebbero fare i giornalisti, abbiamo seguito una pista, evidenziato delle anomalie, chiesto riscontri ai diretti interessati.

(Soltanto che, a differenza dei giornalisti, noi non veniamo pagati)

Ebbene, dopo questa inchiesta rimangono parecchi punti oscuri sulla gestione poco trasparente del patrimonio accumulato da Grillo/Casaleggio con Adsense.
Cominciamo:
abbiamo chiesto a @Palermo5Stelle: come vengono spesi i soldi guadagnati con Adsense? Vanno a Grillo o vengono reinvestiti nel M5S? Chi decide come spartire i ricavi?
I grillini palermitani ci hanno dato risposte per niente esaustive, arrivando a contraddirsi nell’arco di 5 minuti.
Ecco la sequenza di tweet.
p5s orethi“finanziare la piattaforma delle liste civiche e il forum”. A quanto pare quindi la pubblicità di Adsense contribuisce all’attività politica del Movimento 5 Stelle. Un minuto dopo però c’è un cambio di rotta. Guardate voi stessi:

grillo orethi 3

Insomma, risposte contraddittorie e un certo fastidio nel risponderci.

Il giorno dopo abbiamo scoperto la presenza su Twitter di Federica Salsi, e le abbiamo fatto una domanda, senza sperare troppo in una eventuale risposta.
Il succo della domanda era questo:
Ciao Federica, sai qualcosa su come Grillo spende i soldi guadagnati con Adsense?
Federica Salsi ci ha risposto, confermando in pieno i nostri interrogativi.
Ecco lo screenshot della nostra conversazione:

salsi oreto
Riepilogando
-Il comitato 5 stelle di Palermo prima dice che i soldi vengono reinvestiti nella piattaforma del Movimento, un minuto dopo si contraddice dicendo che i soldi sono di Grillo. Alla fine dicono che noi che poniamo queste domande siamo ridicoli e polemici. Chiaro segno di insofferenza verso domande su temi specifici.
-Federica Salsi ci conferma che questo tema è tabù all’interno del M5S: quando lei osò porre il problema venne addirittura cacciata dal movimento!

Conclusioni.
Noi non vorremmo sembrare ossessionati da Grillo. Avere un pregiudizio contro di lui significa esporsi ad una serie di facili critiche, nell’ordine:
-La vostra è una questione di poco conto rispetto ai grandi problemi di questo paese che Grillo intende risolvere.
-Il sito è di Grillo e ci fa quello che vuole.
-Non sapete più cosa inventarvi contro di lui!
-Siete in malafede perchè fate propaganda ad altri partiti.
-Noi facciamo risparmiare lo Stato restituendo i finanziamenti pubblici, cosa volete che siano i soldi di Adsense
-Il blog ha dei costi, la pubblicità serve a coprirli.

Perciò noi siamo pronti a riconoscere i motivi reali per cui la gente è affascinata dal comico genovese.
-Mettere il cappello sulle lotte locali (No Tav, No Muos) è sicuramente lodevole, anche se porta la gente a identificare quelle lotte (nate da comitati spontanei di cittadini e solo successivamente appoggiati dal M5S) con Grillo, come se fosse lui a capo dei vari comitati locali. Ciononostante va dato pieno merito ai grillini dell’ARS di aver fatto finora una dura opposizione contro l’installazione del MUOS, un tremendo radar che l’esercito americano vorrebbe installare in Sicilia;
-La presenza di Grillo nelle piazze e in alcuni luoghi-simbolo (le miniere sarde, il cda di Monte Paschi, la Val di Susa) lo rende vicino alla gente. In questo, Beppe Grillo ci ricorda Gabriele D’Annunzio, uno dei primi artisti a capire la portata spettacolare degli eventi politici, e la forza catalizzatrice che una forte retorica “post-politica” può fornire in queste situazioni.
-Casaleggio è il più influente uomo politico italiano. La recente inchiesta di Affari Italiani ha mostrato come la struttura e i “comandamenti” del M5S siano ricalcati sulle regole aziendali imposte da Casaleggio ai suoi dipendenti ai tempi della Webegg. In più, possiamo capire la bravura manageriale del “guru” analizzando un paio di mosse politiche complementari: poche settimane dopo l’apertura di Grillo a Casapound, ecco uscire un libro scritto da Grillo, Casaleggio e Dario Fo (che ha rivelato di essere stato coinvolto su iniziativa dei due capi del M5S…). Insomma, un ben riuscito tentativo di legittimarsi prima a destra e poi a sinistra. Mossa ben studiata e sicuramente riuscita, con l’aiuto di giornali amici come il Fatto Quotidiano e Dagospia.
-Ormai, la gente è attaccata a Grillo in maniera emotiva e irrazionale. Leggete La guerra civile fredda di Daniele Luttazzi e capirete che quando un politico racconta la sua storia in un certo modo, gli elettori lo seguiranno sempre, ignorando qualsiasi obiezione razionale si possa opporre al suo racconto (framing). Figuriamoci quanto può influire la nostra flebile critica su Adsense rispetto ad un elettorato già agganciato emotivamente…
-Infine, motivo più importante, GLI ITALIANI AMANO DELEGARE LE RIVOLUZIONI. Il risorgimento,la marcia su roma, la lotta partigiana furono espressione di un ristretto numero di attivisti, seguiti dalla massa soltanto a risultato ottenuto. Gli italiani amano vedere i potenti cadere in disgrazia, ma preferiscono rimanere spettatori e lasciare ad altri l’onere di agire. La smania degli italiani di mandare Grillo in Parlamento corrisponde ad un piacere voyeuristico: “non vedo l’ora che Grillo entri in parlamento e gliela faccia vedere lui a ‘sti politici ladri e papponi.” Lo stesso meccanismo identico ci fu con Mani Pulite. Il popolo italiano GODEVA nel vedere  i giudici arrestare l’intera classe politica. Ma la goduria stava proprio nel tifare per Di Pietro e per i giudici milanesi, non nell’occupare fisicamente Montecitorio per ghigliottinare Craxi e Andreotti.
Gli italiani amano delegare le rivoluzioni, e Grillo, come Di Pietro nel ’92 o Berlusconi nel ’94, assume egregiamente la stessa funzione.

Per questi motivi Grillo esercita un fascino straordinario sugli italiani.
Però, tornando alla nostra inchiesta sui guadagni di Grillo/Casaleggio con Adsense, ci sono delle grosse falle nella propaganda di Grillo.
Innanzitutto, i due padroni del Movimento guadagnano grazie ai click degli utenti. I soldi guadagnati rivendendo a Google le informazioni personali degli attivisti che fine fanno?
E’ una domanda legittima, soprattutto se a riceverla è il primo partito in Sicilia.
Il fatto che Grillo non voglia rispondere vuol dire che, forse, ha qualcosa da nascondere.
Ecco il corto circuito: la propaganda a 5 stelle dice che “uno vale uno”. Di fatto NON E’ COSI’. I militanti non valgono niente, dal momento che non possono mettere bocca sui bilanci del blog. E l’indirizzo del blog è addirittura inserito all’interno del simbolo elettorale!
Visto che Adsense (stando alle parole degli attivisti palermitani del M5S) fornisce risorse per la piattaforma del partito (cioè per la campagna elettorale) i militanti QUALORA VOLESSERO AVERE UN RUOLO ATTIVO E NON SOLTANTO PASSIVO, dovrebbero poter quantomeno sapere come vengono divisi i soldi guadagnati con la pubblicità.
Vi sembra la nostra un’obiezione inutile? Se sì, perchè Grillo e i militanti si nascondono e non rivelano le cifre? Perchè nascondersi?
Magari non hanno niente da nascondere e guadagnano due lire coi soldi del blog.
Allora perchè non pubblicare gli introiti? Perchè questa mancanza di trasparenza, in un partito che fa della trasparenza il suo cavallo di battaglia?

p.s.

Qualcuno tempo fa ha tentato di calcolare ipoteticamente i ricavi annuali del blog beppegrillo.it . La cifra (al ribasso) sarebbe comunque superiore al milione di euro annui, per il 2011.

P.P.S

In questi giorni sta  spuntando un’altra stranezza riguardante il rapporto tra il blog di Beppe Grillo e Google. Sono questioni iper-tecniche, è difficile per noi incolti dare un giudizio definitivo.

I finanziamenti occulti del Movimento 5 Stelle e le ostriche di Fiorito.

logo grillo

Il sito di beppe grillo è un sito commerciale tempestato di pubblicità e dove è possibile comprare il materiale prodotto da Grillo e Casaleggio. L’indirizzo del sito è parte integrante del simbolo elettorale del M5S. Ogni singola scheda elettorale contiene la pubblicità di un sito commerciale che fattura diverse migliaia di euro. E’ normale tutto ciò? Pubblicità gratuira esentasse su manifesti e addirittura schede elettorali!

Tempo fa abbiamo pubblicato un articolo in cui facevamo notare come il blog di Beppe Grillo sfruttasse AdSense, l’agenzia pubblicitaria di Google.

Accostare le battaglie politiche del movimento a pubblicità di compro oro, o di altre aziende, sarà sicuramente molto remunerativo per la coppia che gestisce il movimento, ma pone seri dubbi sulla genuinità della proposta politica.

Visto che è possibile pubblicare online le somme guadagnate con AdSense, sarebbe una interessante operazione-trasparenza da parte di Grillo-Casaleggio rendere pubblica la quantità di denaro guadagnata anno per anno con AdSense.

Si tratta di parecchi soldi? Chi lo sa?

Che percentuale di questi soldi va al Movimento? Quanti soldi vanno a finire nelle tasche di Grillo e Casaleggio? Chi decide come dividere i ricavi?

Vedete, il Movimento 5 Stelle si fa vanto di non ricevere finanziamenti pubblici.

Il fatto è che coi soldi pubblici noi sappiamo l’esatta quantità di ostriche ingurgitate da Fiorito, o il numero di reggiseni comprati dai consiglieri liguri dell’Italia dei Valori.

Col finanziamento pubblico viene rendicontato l’acquisto del libro Mignottocrazia da parte del consigliere comunale lombardo Nicole Minetti. Ogni centesimo viene registrato e può essere ricondotto ad una determinata persona o partito, pubblicamente, appunto.

CON ADSENSE TUTTO AVVIENE AL BUIO. Per questo parliamo di finanziamenti occulti, occulti nel senso di nascosti.

Non sappiamo NIENTE dei soldi che Grillo e Casaleggio stanno accumulando rivendendo a Google le informazioni personali degli utenti del blog.

La cosa più grave è che, per la prima volta, l’indirizzo di un sito internet (beppegrillo.it, il sito che usa AdSense) comparirà su un simbolo elettorale! Voterete per il blog che fa guadagnare palate di soldi a Beppe Grillo, sappiatelo.

P.S.

Questo articolo nasce dal fatto che abbiamo ricevuto diverse visite al nostro blog provenienti dalla piattaforma disqus.com, sfruttata dalla Casaleggio Associati per il sito del M5S (piattaforma usata anche dal Fatto Quotidiano).

Facendoci un giro sul sito del M5S abbiamo notato che un militante aveva sollevato gli stessi dubbi avanzati da noi.

Ecco lo screenshot:

yohannes grillo

AGGIORNAMENTO! (7 febbraio 2013)

Se volete sapere come hanno risposto gli attivisti del Movimento 5 Stelle alle nostre domande, cliccate qui. Potrete conoscere anche l’opinione di Federica Salsi sulla questione..

Movimento Fastweb 5 Stelle. L’enorme conflitto di interessi di Beppe Grillo.

Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio sono due imprenditori politici, proprietari assoluti del marchio “Movimento 5 Stelle”.

Un partito politico che per ora è sulla cresta dell’onda: basti pensare che un perfetto sconosciuto come Cancelleri è risultato tra i candidati in assoluto più votati in tutta la regione Sicilia. Gli è bastato presentarsi accanto al comico ligure per ottenere tale risultato.

Sono due i punti di forza del programma di Beppe Grillo:

1. Non ricevere finanziamenti pubblici.

2. Enfatizzare il ruolo di Internet come mezzo di democrazia diretta

Le due cose sono collegate:

Se non prendono soldi pubblici, da chi ricevono sostegno economico i grillini?

Impossibile pensare che si reggano solo sulle donazioni.

Spesso la soluzione alle domande che uno si pone è sotto il proprio naso:

Ecco l’homepage di beppegrillo.it

Ebbene sì, BEPPE GRILLO PRENDE SOLDI DA FASTWEB. Non direttamente, ma tramite l’agenzia pubblicitaria di Google, AdSense, che raccoglie i soldi delle varie aziende (in questo specifico screenshot, Fastweb) e fa apparire sui nostri schermi la pubblicità dell’azienda che più si addice ai gusti di chi usa quel computer: uno strumento orwelliano, un software semantico che si ricorda ogni nostra ricerca online.

Pertanto, un’azienda che fornisce servizi internet dà soldi (sotto forma di pubblicità raccolta da AdSense) ad un partito politico il cui programma si basa sulla diffusione di Internet.

Un conflitto di interessi economici GIGANTESCO.

Ogni volta che sentirete Grillo urlare che “la Rete è la libertà”, sappiate che riceve soldi per farlo.

E’ fasullo. Lo fa per guadagnare soldi di pubblicità.

Ci pare chiaro, no?

Essendo la pubblicità di AdSense (in questo caso, Fastweb) a finanziare Grillo e Casaleggio, non stupisce che il loro partito si basi sulla diffusione capillare di Internet: serve a fare arricchire il loro portafogli. (Ricordiamo che Casaleggio con Internet ci lavora e ci guadagna, quindi anche qui il conflitto di interessi è palese). Questo spiegherebbe anche le violente reazioni ogniqualvolta un membro del partito osa andare in TV. L’esclusiva del Movimento 5 Stelle è su internet.
La presenza di pubblicità sul blog influisce anche sulle proposte del Movimento di Grillo e Casaleggio: quando è venuto in Sicilia Beppe Grillo avrà raccontato di come proprio in Sicilia il suo sponsor Fastweb vende i suoi dipenenti come fossero carne secca? Sicuramente no. E poi si lamenta del precariato! Proprio lui, che, di fatto, accetta soldi da chi rende precaria l’esistenza di centinaia di persone. O magari, se l’avesse fatto, AdSense non avrebbe potuto comunque evitare di sbattere il logo Fastweb (o dei Compro Oro o di qualsiasi altra azienda) sopra il volto barbuto del comico genovese, sfruttando così la sua popolarità e il suo messaggio.

Ci sembra questo un (certamente remunerativo) errore nella strategia di comunicazione del movimento, compiuto da un un uomo come Casaleggio, così attento alle dinamiche della rete. Permettere a Google di usare il principale interfaccia pubblico del partito per QUALSIASI messaggio pubblicitario porterà tanti soldi ma solleva dubbi sull’integrità del programma politico.

Facciamo un esempio, prendendo altri due partiti politici agli antipodi rispetto al M5S: Futuro e Libertà e il Partito Comunista dei Lavoratori. Ecco le loro homepage: come potete vedere, non fanno lo stesso errore strategico di Casaleggio, non vendono ad Adsense i loro visitatori e di conseguenza non ci guadagnano un lira con le nostre informazioni personali.

Qualche anno fa, quando ancora non era così potente, Grillo pubblicizzava prodotti scadenti durante i suoi spettacoli; ora  è evidentemente cresciuto e anche i suoi sponsor sono più potenti, ma anche le contraddizioni stanno crescendo in maniera esponenziale.

Un conflitto di interessi per Marco Travaglio?

Tutti conoscete Marco Travaglio, giornalista e imprenditore editoriale, co-fondatore del Fatto Quotidiano.
Oggi Travaglio, sul giornale di sua proprietà, ha fatto un’intervista a Beppe Grillo.
Non vogliamo dare giudizi sull’intervista in sè, ma vogliamo farvi notare un piccolo conflitto d’interessi economici che è scaturito da una domanda fatta da Travaglio al “non-leader” del MoVimento 5 Stelle.

Torniamo alla democrazia interna al movimento. È normale che il marchio sia nelle mani di Grillo e Casaleggio?
Ahah, Casaleggio viene dipinto come una figura luciferina, misteriosa, oscura. Sarà, ma sono anni che lo rivoltano come un calzino e non gli han trovato un belino di niente fuori posto. Mai visto una vita più normale, ripetitiva e noiosa della sua. Va in ufficio la mattina, lavora tutto il giorno, la sera torna a casa dalla moglie e dal bambino. Un persuasore talmente occulto che non riesce nemmeno a convincere la moglie a seguirlo nella casa di campagna a Quinci-netto, sopra Ivrea. Ogni tanto mi chiama dall’orto e mi chiede di andare a fargli compagnia. Ecco, la centrale operativa della Spektre è a Quincinetto.

Tutto ok, se non fosse che Casaleggio collabora con ChiareLettere, la casa editrice che oltre ad essere co-proprietaria del Fatto pubblica i libri sia di Travaglio sia della coppia Grillo-Casaleggio.
Questo potrebbe essere il motivo per cui Travaglio si è mostrato più o meno indulgente sull’argomento.
Travaglio è un bravo giornalista, un eccezionale cronista giudiziario, è capace di maneggiare mastodontiche quantità di dati, date, procedimenti, non luoghi a procedere, prescrizioni, condanne, etc. In Italia ha pochi rivali.
L’ultimo decennio lo ha passato a smascherare ogni legge ad personam di Berlusconi, in particolare gli infiniti conflitti di interesse.
Oggi Travaglio è un imprenditore ed è partner editoriale (all’interno dell’azionariato del Fatto Quotidiano) di ChiareLettere, la quale a sua volta è in affari con la Casaleggio Associati, che si occupa della gestione del sito di ChiareLettere (editore del Fatto Quotidiano), dei vari blog ad esso collegati e dei commenti dei lettori; sulla versione cartacea del Fatto Quotidiano Travaglio intervista Grillo, e nell’unica domanda su Casaleggio si accontenta di una risposta evasiva, di una battuta sul personaggio Casaleggio, che non risponde alla domanda fatta da Travaglio.
Un piccolo conflitto di interessi, no?

Aggiornamento 5 Marzo 2013

Ecco un piccolo esempio grafico di ciò che noi abbiamo definito “un incrocio perverso fra politica, web, editoria e satira“. Lo screenshot di una pagina del sito dell’editore del Fatto Quotidiano, ChiareLettere.

chiare lez

Lasciamo a voi ogni giudizio. Dispiace dirlo, ma il Fatto Quotidiano dopo queste elezioni non è più un giornale libero e indipendente.

Lo Scemo di guerra. Beppe Grillo ispirato da Coluche? Secondo Dino Risi, sì.

(Premessa: Al fine di evitare un’esplosione di commenti deliranti, occorre precisare che questo NON è un articolo contro Beppe Grillo. Se qualche militante del Movimento 5 Stelle assetato di sangue fosse assalito dal dubbio, sappia che questo blog non ha legami con la cancrenosa Casta).

Alla vigilia della visita di Beppe Grillo nella città del fiumeoreto, i sondaggi incoronano sempre più il guru genovese come leader degli insoddisfatti, dei delusi dalla politica e via conversando. Lui, da par suo, riempie le pagine dei giornali dando della “salma” a Napolitano.

Su Grillo, sulle accuse di populismo rivoltegli, sul suo saccheggio nel bacino elettorale della sinistra, sulla sua “potenza verbale” e sulla sua volgarità è stato scritto tutto e il contrario di tutto, e probabilmente chi si interessa a simili temi è in grado di trattarli certamente meglio del sottoscritto, il quale, molto più umilmente, sottopone alla vostra attenzione una chiave di lettura alternativa (e nemmeno troppo seria) dell’impegno politico del Grillazzo.

Anno 1985. Grillo viene scelto nientemeno che da Dino Risi come protagonista del film Scemo di guerra, produzione italo-francese ispirata ai diari di Mario Tobino “Il deserto della Libia“. La storia di un’unità militare italiana di stanza in Libia alle prese con un comandante affetto da gravi disturbi psichici.

La pellicola, presentata al Festival di Cannes di quello stesso anno, fu sostanzialmente un insuccesso di critica e pubblico, in Italia come in Francia. Eppure, “Scemo di guerra” il suo potenziale l’aveva eccome: un grande regista, degli sceneggiatori d’eccezione (oltre allo stesso Risi, Age & Scarpelli, mostri sacri della commedia all’italiana), e un cast che oggi appare ricco di sorprese: oltre a Grillo (nella sua seconda e penultima interpretazione cinematografica) troviamo il belloccio Fabio Testi, il bravo ed esperto attore francese Bernard Blier, un futuro peso massimo del cabaret come Claudio Bisio – allora poco conosciuto – una foltita schiera di talentuosissimi caratteristi del cinema italiano (l’attore sardo Sandro Ghiani, il celebre “Dogui” Guido Nicheli – scriteriatamente doppiato con l’accento siciliano –   il corpulento Franco Diogene, il bel Gianni Franco) e, soprattutto, il co-protagonista, la star francese Coluche nel ruolo dello psichicamente instabile comandante Pilli. Lo scemo di guerra, insomma.

Michel Colucci, in arte Coluche (1944-1986)

Coluche (nome d’arte di Michel Colucci) non è molto conosciuto in Italia, ma in Francia ha sempre goduto di una popolarità immensa, dovuta alla sua comicità innovativa ed irriverente che spesso e volentieri prendeva spunto dalla realtà sociale e politica francese. La tragica fine – perse la vita, poco più che quarantenne, in un incidente stradale in Costa Azzurra nel 1986 – non ha fatto altro che alimentarne ulteriormente il mito.

Ebbene, l’attore  transalpino viene ricordato in patria non solo per la geniale vis comica, ma anche per la sua singolarissima esperienza politica, legata alle elezioni presidenziali del 1981 (che videro poi l’affermazione del socialista François Mitterrand).

Dopo aver subito una censura da parte dell’emittente RMC, Coluche decide di lanciare la propria candidatura all’Eliseo, in modo che nessuno possa più censurarlo.

I suoi slogan sono surreali: “Finora la Francia è divisa in due; con me sarà piegata in quattro!” oppure “Coluche: l’unico candidato che non ha alcun motivo di mentirvi“. Per non parlare del suo appello (nell’immagine qui sotto) rivolto agli esclusi di Francia – e non solo – per “fottere nel culo” (cit.) gli uomini politici che non li prendono sul serio.

Il manifesto elettorale di Coluche

Il manifesto elettorale di Coluche

La candidatura di Coluche non venne per niente snobbata. Anzi. L’attore godeva dell’appoggio di fior di intellettuali francesi (Gilles Deleuze, Pierre Bourdieu), del celebre giornale satirico Hara Kiri, e di alcuni sindacati, tanto da spaventare a morte la sinistra e i socialisti di Mitterrand, che temevano una consistente emorragia di voti; d’altro canto, anche la destra (all’epoca dei fatti al potere con il presidente Giscard D’Estaing, bersaglio dei monologhi di Coluche) fece di tutto per delegittimarlo: sul giornale satirico di estrema destra “Minute”, nel giro di poco tempo, appare la notizia di un furto compiuto da Coluche all’età di 19 anni.

L’omicidio del suo collaboratore René Gorlin – un delitto passionale, secondo la polizia francese – e le numerose minacce ricevute fecero desistere Coluche, il quale, stremato anche da uno sciopero della fame di due settimane, alla fine consiglia ai suoi potenziali elettori di votare per i socialisti di Mitterrand. “Preferisco che la mia candidatura si fermi qui, perché comincia a rompermi le palle”, dichiarerà.

Secondo il maestro Dino Risi, sarebbe stato proprio Coluche, in qualche modo, a ispirare Grillo a intraprendere la carriera di arringatore di folle. In un’intervista al “Corriere” del 2007 (in piena epoca “Vaffanculo-Day“, per intenderci), Risi affermò che «Grillo aveva un rispetto enorme per Coluche. Ne riconosceva la grandezza artistica» e che «forse (…) fu proprio Coluche a ispirarlo: lui in Francia era già un idolo per tutti. Era considerato il castigatore dei politici, tanto che poi si candidò alla presidenza della Repubblica. Un personaggio strepitoso. Adoravo le sue cene nel palazzo di Parigi: c’era di tutto e di tutti, anche la pista di cocaina come segnaposto». Nell’intervista, Risi fa riferimento anche a una presunta gelosia di Grillo, causata dall’enorme simpatia di Risi nei confronti della star francese. «Già depresso perché ridotto al ruolo di spalla, Beppe a un certo punto si ingelosì del rapporto speciale che avevo con Coluche. E così, per ripicca, fece la mossa classica dell’attore indispettito: si diede malato. Per due mesi dovemmo sospendere le riprese. Finché qualcuno non gli fece sapere che se non fosse tornato avrebbe dovuto pagare una penale. Parola magica: da buon genovese si ripresentò sul set». Nella stessa intervista il regista usò anche delle parole assai meno tenere nei confronti del leader a 5 stelle, e sul suo crescente impegno politico.

Non è compito nostro stabilire parallelismi fra l’ascesa politica di Grillo e la folle avventura di Coluche, né la misura in cui il comico francese abbia influito sulla seconda vita del tribuno del popolo. Alcune fra le vicende citate, in fin dei conti, non sono altro che degli interessanti aneddoti. Tuttavia, quel singolare episodio della politica francese (da cui è stato tratto anche un film, Coluche, histoire d’un mec, di Antoine de Caunes, 2008), confrontato con i fenomeni di antipolitica di oggi, ci appare senz’altro degno di suscitare più di una riflessione.