War Marketing: le sexy soldatesse israeliane

Internet è piena di banner pubblicitari che invitano a passare le vacanze in Israele.

Fondamentalmente, il ministero del turismo ha due grosse fette di mercato cui rivolgersi qui in Italia (negli Stati Uniti i canali si moltiplicano vista la presenza massiccia di ebrei americani):

1- il turismo religioso, per cui si fa pubblicità tramite le chiese cattoliche che trasportano gruppi di fedeli nei luoghi della Natività di Cristo e negli altri siti sacri al cristianesimo.

2- Il turismo giovanile da spiaggia-discoteca, per cui la pubblicità via Internet sembra essere la miglior soluzione. Tel Aviv, assieme a Beirut, il Cairo e Ramallah è una delle capitali del divertimento della zona. Nelle numerose discoteche sul lungomare si alternano dj tra i più rinomati del mondo per quanto riguarda i generi di musica elettronica chiamati Goa e Trance .

Ieri il Daily Mail ha pubblicato la foto sopra, una soldatessa in bikini che pattuglia una spiaggia israeliana con un grosso mitra a tracolla. Le didascalie e i doppi sensi dell’articolo si sprecano: le curve sono “molto pericolose” e “nessuno si azzarderebbe mai a calpestare il castello di sabbia di questa signorina”.

Già nel 2007 il Ministero degli Esteri aveva promosso una campagna sulle bellezze in divisa dello Tsahal, l’esercito israeliano. Una macchina militare molto esigente, visto che pretende tre anni di servizio militare obbligatorio agli uomini e due alle donne, pena la perdita dei diritti civili e politici.

Secondo voi, perchè la politica israeliana promuove la circolazione di queste immagini?

A noi sembra un raffinato meccanismo mediatico, volto a stimolare la simpatia per Israele in  un determinato settore dell’opinione pubblica.

Chiudiamo proponendovi un video quasi da feticisti delle divise; ovviamente protagoniste sono le belle e disinibite soldatesse di Israele.

Il profilo youtube che ha caricato il video si chiama letteralmente “IDFgirlsRhot”, ossia “le soldatesse israeliane sono bone”. Noi diremmo che, più in generale, “le ragazze israeliane sono bone”, visto che (come le siciliane) sono frutto di un mescolamento di popolazioni euromediterranee, quindi non sorprende che sia in Sicilia sia in Israele si trovino tanti tratti somatici diversi, particolari e affascinanti. Che poi le ragazze siciliane non siano costrette a girare armate, è un altro discorso.

Guerra e capezzoli, lucidalabbra e mitra, effusioni lesbiche ed armi chimiche.

Difficile dare giudizi, o delimitare un confine netto fra il narcisismo digitale di diciottenni in guerra e lo sfruttamento mediatico di un immaginario erotico/militare da parte del potere.