il Cane Santo. Storia del culto di San Guiniforte

Oggi parliamo di santi, di un santo che da secoli viene combattuto dalla chiesa cattolica perchè, come dire, inusuale.
San Guiniforte è stato un cane, un levriero, vissuto tra XI e XII secolo nei dintorni di Lione. Un giorno uccise un serpente che stava entrando nella culla del figlio del signorotto locale, salvandogli la vita ; ma il signorotto, pensando che Guignefort (“ringhia forte”) volesse sbranare il pargolo, lo martirizzò a bastonate.
Dio vede e provvede e punisce, per cui la casata andò in rovina e il castello distrutto.
Da allora i contadini del luogo cominciarono a riunirsi nel posto dove avvenne il martirio del cane, ed elessero il levriero a santo locale, dedicandogli un culto davvero particolare e  probabilmente influenzato dalle radici pagane di quelle terre.
Questo culto totalmente auto-organizzato, che si svolgeva lontano da qualsiasi luogo di culto cristiano ufficiale, prevedeva che si portassero i bambini gravemente malati sul sito dove venne martirizzato Guiniforte. Il bambino veniva lasciato per qualche minuto da solo nei boschi, in mezzo alle candele. Poi veniva immerso nelle acque del fiume, e se sopravviveva il miracolo c’era stato, se moriva poco male.
Infatti, i contadini credevano che i bambini ammalati non fossero i loro veri figli, ma delle copie, degli changelins, scambiati nottetempo dai fauni dei boschi. San Guiniforte poteva intervenire in quei pochi minuti a convincere i fauni a restituire i veri bimbi. Quando non ci riusciva, i bambini (o meglio, i bambini fasulli) non sopravvivevano all’immersione.
La notizia di tale culto arrivò ben presto alle attente orecchie del Tribunale dell’Inquisizione, che inviò sul posto il domenicano Stefano di Bourbon a controllare la situazione.
Effettivamente, erano troppi i punti di attrito col culto ufficiale: la credenza (pagana) negli changelins; la parodia del battesimo; ma soprattutto, l’assenza totale di ministri del culto o di edifici religiosi, che faceva sì che il culto a san Guiniforte fosse totalmente autogestito dalla comunità contadina. Stefano di Bourbon fece dissotterare i resti del cane, li fece bruciare e fece distruggere le antiche mura del castello con le pietre usate per il rito, per cercare di sradicare questo culto “selvaggio”.
Ma fu tutto inutile.
Nonostante gli sforzi dell’Inquisizione prima e del Sant’Uffizio poi, il culto resistette fino ai primi del ‘900, e si ha notizia di un suo sconfinamento anche in Italia, nei boschi tra Pavia e il Ticino.
Se pensate anche voi che i cani e gli animali in genere possano diventare santi e anche martiri, accendete un cero e seppellite un osso. Il periodo in cui si festeggia san Guignefort è quello della canicola, tra il 25 Luglio e il 24 Agosto.

Se volete saperne di più su San Guiniforte e su tanti altri aspetti dei culti popolari del Medioevo, vi consigliamo di procurarvi il libro di Jean-Claude Schmitt, Medioevo “superstizioso”, Universale Laterza, Bari 1988; o, più specificamente sul santo cane, Jean-Claude Schmitt, Il santo levriero: Guinefort guaritore di bambini, Einaudi, Torino 1982.

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